Saada: decine di vittime in un raid aereo, Riyadh nega responsabilità
Segretario generale Onu: l'escalation “va fermata”. Per Msf è stato “un terribile atto di violenza”, segnalati “altri attacchi”. I caccia sauditi colpiscono a Hudaydah, uccidendo tre bambini. Secondo le prime informazioni i morti sarebbero almeno 70 e 200 i feriti, ma il bilancio è destinato ad aumentare.
Sana’a (AsiaNews) - L’Arabia Saudita nega ogni coinvolgimento nel raid aereo che ha colpito ieri un carcere nella provincia di Saada, nello Yemen, in un’area controllata dai ribelli Houthi, e che ha provocato la morte di decine di detenuti. Testimoni oculari affermano che nell’attacco sarebbero decedute almeno 70 persone, fra le quali alcuni migranti africani. Una vera strage che ha sollevato profonda indignazione a livello internazionale, condannata dalle Nazioni Unite e dallo stesso segretario generale Antonio Guterres, secondo cui “questa escalation va fermata”.
L’agenzia ufficiale saudita precisa che la coalizione [araba guidata da Riyadh, che vede anche la presenza degli Emirati e in lotta contro gli Houthi] “informerà l’Ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha) e il Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc) sui fatti e i dettagli”. Per Riyadh il target colpito a Saada non era nella lista degli obiettivi sensibili da evitare concordato con l’Ocha e non era stato segnalato dall’Icrc. Inoltre, esso non avrebbe soddisfatto gli standard stabiliti dalla Terza convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra.
Bachir Omar, portavoce Icrc parla di “oltre 100 morti e feriti” e il numero “aumenterà”. Per ore i soccorritori hanno strappato cadaveri e corpi di persone vive dalle macerie. Ancora oggi volontari e operatori sono presenti nell’area, ma le speranze di ritrovare altri sopravvissuti si affievoliscono con il passare delle ore.
Solo nei prossimi giorni sarà possibile fare un bilancio esatto delle vittime, ma appare evidente che le 70 finora annunciate rappresentano un dato provvisorio destinato ad aumentare. Ahmed Mahat, capo-missione di Medici senza frontiere (Msf) in Yemen, sottolinea che “l’ospedale Al-Gumhourriyeh ha finora ricevuto circa 200 feriti e ha fatto sapere di non essere in grado di accogliere nuovi pazienti”. “Dai racconti dei colleghi a Sa’ada, sappiamo che ci sono molti corpi ancora sulla scena dell’attacco e molte persone risultano ancora disperse. È impossibile - prosegue il responsabile Msf - sapere il numero delle persone che hanno perso la vita. Sembra proprio essere stato un terribile atto di violenza. La scorsa notte ci sono stati attacchi aerei anche a Sana'a, dove è stato colpito l’aeroporto. Abbiamo ricevuto anche segnalazioni di attacchi aerei in molti altri governatorati nel nord dello Yemen. Da questa mattina non c’è più connessione ad internet”.
In queste ore l’Arabia Saudita ha invece confermato i raid aerei sferrati a Hudaydah, altro territorio conteso con gli Houthi. Nell’attacco sarebbero morti tre bambini, che stavano giocando poco lontano il centro per le telecomunicazioni obiettivo delle operazioni. La coalizione guidata da Riyadh ha rafforzato le azioni militari in risposta all’attacco mediante uso di droni da parte dei ribelli verso gli Emirati Arabi Uniti (Eau).
La guerra in Yemen è divampata nel 2014 come scontro interno fra governativi filo-sauditi e ribelli sciiti Houthi vicini a Teheran. Degenerata nel marzo 2015 con l’intervento diretto di Riyadh, ha fatto registrare oltre 130mila morti e per l’Onu ha provocato la “peggiore crisi umanitaria al mondo”, sulla quale il Covid ha effetti “devastanti”; milioni di persone sono sull’orlo della fame e i bambini - 10mila dei quali morti nel conflitto - subiranno le conseguenze per i prossimi 20 anni.