23/05/2022, 10.39
A. SAUDITA - ISLAM
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Riyadh: nel ‘prezzo del sangue’ parità fra uomini e donne, musulmani e non

La proposta di alcuni membri del Consiglio della Shura all’interno del piano di riforma della Legge sulle transizioni civili. Un cambiamento che mira a equiparare l’Arabia Saudita alle altre monarchie del Golfo in tema di diritti. Nell’annunciare il progetto illustrate anche conferme e sostegni in alcuni passi del Corano. 

Riyadh (AsiaNews) - Alcuni esponenti del Consiglio della Shura intendono aggiungere un nuovo paragrafo al progetto di riforma della legge sulle transazioni civili, che vieta le discriminazioni fra uomini e donne e fra musulmani e non, nel risarcimento di un crimine (il cosiddetto prezzo del sangue). A riferirlo è il quotidiano Saudi Gazette, che rilancia alcune fonti governative secondo le quali l’emendamento del Codice si inserisce in un quadro più ampio di riforme riconducibile a quattro leggi quadro volute nel febbraio 2021 dal principe ereditario Mohammed Bin Salman (Mbs): sullo status personale; la legge sulle transazioni civili; il Codice penale in tema di discrezionalità della sanzione; e la norma sull’onere della prova.

I firmatari dell’iniziativa sono Latifa Al-Shaalan, Faisal Al-Fadel e Atta Al-Subaiti. Essi chiedono di aggiungere una postilla all’art. 138 della sezione del Codice dedicato alle transazioni civili allo studio del Consiglio della Shura, l’organo consultivo formale dell’Arabia Saudita, monarchia assoluta in cui il potere è nelle mani della famiglia reale. Il testo dell’emendamento recita: “È vietato discriminare nell’importo stabilito a titolo di risarcimento per un reato contro la persona in base al genere, alla religione o qualsiasi altra forma”. 

Alla base del progetto di riforma vi sono le discrepanze in seno alla magistratura nella valutazione delle somme di denaro a titolo di risarcimento in vicende di sangue, se la vittima è uomo o donna, o se professa la religiose islamica o altre fedi. Un elemento che diversifica ancora oggi il regno wahhabita dalle altre monarchie della regione e dalla grande maggioranza dei Paesi al mondo. A detta dei promotori, la riforma contribuisce a responsabilizzare le donne e nella promozione dei diritti umani e dei valori della tolleranza, della moderazione e della qualità della vita, in linea con le principali convenzioni e carte internazionali a cui il Riyadh ha aderito. 

Nell’annunciare e sostenere il progetto di riforma, i promotori cercando anche sponde all’interno del Corano e dei teste sacri dell’islam, perché anche nel Libro - affermano - quando si parla di “prezzo del sangue” (vendetta), non si fanno differenze fra uomini e donne. La morte di una donna per mano di un uomo, sottolineano, deve valere quando l’uccisione di un uomo da parte della donna. E anche un non-musulmano “merita lo stesso trattamento” di un musulmano in termini di risarcimento, quando si tratta di fatti di sangue. 

Nelle scorse settimane i vertici di governo avevano presentato la norma che dovrebbe riformare lo status personale, la cui entrata in vigore è prevista entro 90 giorni. La nuova legge modificherebbe alcune norme legate al patriarcato, fra cui la tutela maschile. La donna non dovrebbe più chiedere il permesso all’uomo - padre, marito o fratello - per poter viaggiare o sposarsi e avrebbe maggiori garanzie in caso di divorzio. Potranno anche diventare guardiane legali dei figli, rivendicando il diritto ad alimenti e assistenza all’infanzia. La legge preserva la linea di sangue della prole e regola il matrimonio, dal fidanzamento al divorzio alla khul’aa [quello intentato della moglie].

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