21/12/2018, 08.49
ARABIA SAUDITA
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Riyadh, nell’era ‘riformista’ di Mohammed bin Salman raddoppiate le esecuzioni

Fra il giugno 2017 e marzo 2018 giustiziate 133 persone. Quasi il doppio rispetto ai 67 registrati negli otto mesi che hanno preceduto l’ascesa al potere di Mbs. L’Arabia Saudita fra i primi cinque Paesi al mondo per condanne a morte. In aumento le esecuzioni per reati legati al traffico di droga. 

 

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Fra il giugno 2017 e il marzo 2018, il numero delle esecuzioni in Arabia Saudita ha toccato quota 133, quasi il doppio rispetto alle 67 che si sono registrate negli otto mesi precedenti all’ascesa al potere del principe ereditario Mohammed bin Salman. Inoltre, quasi la metà delle persone finite fra le mani del boia quest’anno erano di nazionalità straniera, la maggior parte migranti poveri condannati a morte per traffico di droga. 

Il numero due saudita, al centro delle polemiche per l’omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi in Turchia e la sanguinosa guerra nello Yemen, con vittime civili fra cui bambini, sembra prediligere il pugno di ferro anche sul fronte interno. Secondo un rapporto dell’ong britannica Reprieve, nei primi otto mesi al potere Mbs ha raddoppiato il numero delle esecuzioni.

Dal 2014 il boia ha colpito almeno 700 volte; quest’anno si è registrata una media di circa 13 esecuzioni al mese, con un picco nel mese di luglio quando le persone giustiziate sono state 27 e sette di queste in un solo giorno. L’Arabia Saudita si conferma così uno dei primi cinque Paesi al mondo per numero di condanne a morte. 

Attivisti ed esperti ricordano inoltre che, all’ascesa al potere, il giovane Mbs aveva dichiarato di voler cancellare la pena di morte per reati legati al narcotraffico. “Dobbiamo diminuire le esecuzioni” aveva affermato all’epoca il principe ereditario, aggiungendo che “se una persona uccide un’altra persona, dobbiamo giustiziarla secondo la nostra legge. Ma vi sono alcuni settori in cui possiamo passare dalla condanna a morte all’ergastolo”. 

A dispetto dei proclami, negli ultimi mesi il boia ha colpito i narcotrafficanti come mai prima di allora. “Inoltre, almeno 30 persone - dichiara il direttore di Reprive Maya Foa - fra i quali vi sono anche minorenni, rischiano l’esecuzione per aver esercitato i propri diritti civili”.

Nel regno saudita vige una monarchia assoluta sunnita, retta da una visione wahhabita e fondamentalista dell’islam. Gli arresti e le torture in cella gettano un'pmbra sul  programma di “riforme” volute dal 33enne principe ereditario bin Salman e sbandierate dai media del Paese nel contesto del programma Vision 2030.

Tali riforme hanno toccato la sfera sociale e dei diritti con il via libera alla guida per le donne. In realtà gli arresti di alti funzionati e imprenditori lo scorso anno, la repressione di attivisti e voci critiche e, in ultimo, la vicenda Khashoggi smbrano dare un'immagine illusoria del riformismo di Mbs.

Il regno saudita è fra le nazioni al mondo con il più alto tasso di esecuzioni; la pena di morte, spesso mediante decapitazione in pubblica piazza, è comminata per reati che variano dal terrorismo allo stupro, dalla rapina a mano armata al traffico di stupefacenti.

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