Richiesto l'ordine di arresto per Jiang Zemin. Leader cinese: "Vieni a prendermi se hai fegato!"
Madrid (AsiaNews/Agenzie) - Un giudice spagnolo ha chiesto all'Interpol di emettere un mandato di arresto internazionale per l'ex presidente cinese Jiang Zemin e altri quattro personaggi della politica cinese, accusati di genocidio verso la popolazione tibetana.
Il caso era stato portato davanti all'Alta Corte spagnola da un gruppo locale pro-Tibet e alcuni profughi tibetani residenti in Spagna. Lo scorso novembre l'Alta Corte ha riconosciuto "crimini contro l'umanità" e abusi contro i diritti umani. Secondo un principio di "giurisdizione universale" che vale nel Paese, Jiang Zemin può essere arrestato e processato.
Insieme a lui, sono accusati il "macellaio di Tiananmen", l'ex primo ministro Li Peng; l'ex capo della polizia Qiao Shi; l'ex capo del Partito in Tibet Chen Kuiyan; l'ex membro del ministero per il controllo sulla popolazione Peng Pelyun.
Forse per evitare figuracce con la Cina, il mese scorso il Partito popolare, al potere in Spagna, ha introdotto la discussione di una legge secondo cui i giudici sono abilitati a investigare crimini contro l'umanità, crimini di guerra e genocidio solo se il sospettato è uno spagnolo, o uno straniero che lavora in Spagna o uno straniero in Spagna la cui estradizione è stata negata.
La pratica della "giurisdizione universale" era già stata ristretta nel 2009, dopo un incidente diplomatico con Israele: alcuni gruppi in Spagna avevano accusato Israele per dei bombardamenti letali a Gaza nel 2002.
Il voto del parlamento spagnolo sui nuovi cambiamenti dovrebbe avvenire il 18 febbraio.
Thubten Wangchen, il monaco tibetano che ha aiutato i gruppi a presentare le accuse davanti alla corte, è convinto che la mossa del Partito popolare sia dovuta all'influenza di Pechino.
Parlando ieri ad alcuni giornalisti egli ha detto: "Il governo cinese sta mettendo molta pressione sul governo di Rajoy [il leader del Partito popolare - ndr] e perciò il poveretto non può che prendere nota e obbedire alla Cina".
In effetti, nei mesi scorsi personalità cinesi e portavoce hanno commentato la vicenda con sufficienza, minacce velate e parolacce.
Fra tutti si distingue il commento di Zhu Weiqun, responsabile delle minoranze etniche e degli affari religiosi nella Conferenza consultiva politica del popolo cinese. Rispondendo sulla vicenda ad alcuni giornalisti a Bruxelles lo scorso 17 ottobre 2013, egli ha dichiarato in maniera sprezzante: "Cercare un capo d'accusa contro la Cina mostra solo la debolezza di alcune nazioni... Se un Paese accetta l'accusa, dovrà affrontare poi una terribile vergogna. Usando delle parole tipiche del gergo popolare cinese, dico: Vieni a prendermi se hai fegato!".
20/11/2013
18/03/2005