Religiosi cattolici indiani: la legge sulla cittadinanza è incostituzionale
Il gruppo “Justice Coalition of Religious” rappresenta 16 congregazioni religiose. I cattolici ricordano il principio d’uguaglianza affermato dalla Costituzione. L’India deve rispettare gli impegni assunti con la firma di trattati e convenzioni internazionali in tema di diritti umani.
Mumbai (AsiaNews) – Un gruppo di sacerdoti e suore indiani condanna la nuova legge sulla cittadinanza e afferma che è “incostituzionale”. I religiosi, 36 in tutto tra suore e sacerdoti, rappresentano 16 congregazioni. Essi lavorano per i più poveri della società: dalit, emarginati, bambini di strada, indigeni, donne costrette a prostituirsi e sfruttate nel mercato del sesso, disabili, senza tetto.
Il gruppo si chiama “Justice Coalition of Religious” e si è incontrato di recente a Mumbai, dal 16 al 18 gennaio. Secondo i consacrati, il Citizenship Amendment Act (Caa), approvato a metà gennaio e criticato da attivisti, intellettuali, cattolici e Chiese cristiane, viola i valori della Costituzione del 1950. In particolare, nelle parti in cui quest’ultima afferma che “accetta che persone di ogni fede, credo, casta, lingua e genere siano indiani allo stesso modo e senza discriminazione”.
I cattolici riaffermano le critiche già esposte da molti, compresi i vertici della Chiesa cattolica. “Il Caa – dicono – è il primo caso in cui la religione è usata apertamente come criterio per la cittadinanza secondo le leggi della nazionalità indiana, e pertanto discriminatoria nelle fondamenta e divisiva nella natura”. I religiosi ricordano “gli articoli 13, 14, 15, 16 e 21, che garantiscono a ogni cittadino il diritto all’uguaglianza, l’uguaglianza di fronte la legge e un trattamento non discriminatorio da parte dello Stato”.
La nota sottolinea l’ipocrisia del governo nell’aiutare solo alcune selezionate comunità e persone. “Inoltre – affermano – il Caa penalizza in maniera ingiusta i gruppi musulmani come gli hazara [sciiti, ndr] e gli ahmadi [considerati eretici dagli stessi musulmani] che storicamente subiscono persecuzioni in Pakistan, Afghanistan e Bangladesh dalla possibilità di richiedere rifugio in India. Non comprende i tamil dello Sri Lanka che sono il gruppo più numeroso di profughi residenti in India da almeno 30 anni. La legge esclude anche i musulmani Rohingya, la ‘minoranza più perseguitata al mondo’, che provengono dal Myanmar con cui condividiamo la frontiera”.
Secondo i cattolici, la legge andrà a colpire sempre di più donne, bambini, lavoratori schiavi, senza tetto, transessuali, adivasi e dalit, che già sono poveri e non hanno le possibilità economiche per ottenere i documenti necessari per accertare la residenza. Infine essi richiamano l’India a mantenere gli impegni presi con la Dichiarazione universale dei diritti umani, la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici e gli altri trattati internazionali in materia di diritti umani.
20/12/2019 09:06
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