Regalo di Natale in India: rilasciati pastori accusati di ‘conversioni forzate’
I cristiani sono stati difesi da un’associazione che segue i casi di fedeli perseguitati. L’Alta corte di Allahbad ordina allo Stato dell’Uttar Pradesh di fermare gli arresti arbitrari. Attivista: “È compito dello Stato assicurare che ai propri cittadini non venga impedito il libero culto della religione in cui essi credono”.
New Delhi (AsiaNews) – Alcuni pastori indiani sono stati rilasciati su cauzione perché l’accusa mossa contro di loro, cioè che erano coinvolti in tentativi di “conversione forzata”, è falsa. Lo riferisce AC Michael, attivista di New Delhi e direttore del settore sviluppo di ADF India, associazione che si occupa della protezione legale dei cristiani perseguitati. Egli riporta che mentre in tutto il mondo i cattolici “si preparano a celebrare il Signore che si fa carne e sangue, e rimane Dio allo stesso tempo”, ci sono alcuni fatti positivi accaduti nel periodo di preparazione al Natale che occorre menzionare: il rilascio dei pastori; l’Alta corte di Allahabad che ordina allo Stato dell’Uttar Pradesh di mettere un freno agli arresti arbitrari dei cristiani; l’associazione ADF che continua a proteggere il diritto di ognuno di professare in libertà la propria fede.
L’associazione sottolinea che i pastori erano stati arrestati in base a “false accuse”. Il primo episodio è avvenuto il 30 ottobre 2018, quando una folla di 30-35 radicali indù armati di mazze da baseball e bastoni ha interrotto un raduno di preghiera a Agra (Uttar Pradesh) e picchiato più di 200 persone. Molti hanno riportato ferite e le donne sono state insultate. In seguito la folla ha denunciato sette pastori di conversioni forzate. Il giorno successivo i cristiani sono stati rilasciati e il 3 dicembre scorso l’Alta corte di Allahabad, nella sede di Prayagaraj, ha stabilito che quelle detenzioni erano illegali. I giudici hanno affermato che “nessun arresto doveva avvenire senza prima aver notificato le accuse ai pastori”.
Un altro episodio è avvenuto il 15 ottobre 2017. I fondamentalisti si sono presentati a un incontro dei cristiani nel villaggio di Mokapal a Dantewada (Chhattisgarh) e ordinato ai fedeli di abiurare. Di fronte al loro rifiuto, aggiunge l’associazione, “tutti sono stati picchiati senza pietà, anche donne e bambini. Poi le loro case sono state messe a soqquadro”. La folla ha sporto denuncia contro il rev. Hemant Shukla e altri cristiani. Il 29 novembre di quest’anno è finita l’agonia del pastore, rilasciato su cauzione.
Il terzo episodio di violenza è avvenuto il 26 settembre 2018 nel villaggio di Telo (in Jharkhand). Il rev. Sikandar Ravidas è stato denunciato secondo la legge anti-conversione. Il 30 novembre si è tenuto l’appello finale e il pastore è stato prosciolto da ogni accusa, così come suo padre e suo fratello. Lo zio invece è ancora dietro le sbarre.
Secondo Tehmina Arora, direttrice di ADF India e legale presso la Corte suprema, “ogni cittadino del nostro Paese ha diritto di praticare liberamente la fede, così come stabilito dalla Costituzione”. Poi aggiunge: “È compito dello Stato assicurare che ai propri cittadini non venga impedito il libero culto della religione in cui essi credono. Nessuno deve essere preso di mira per la propria fede. Il rilascio dei cristiani va nella giusta direzione. Speriamo che contro le folle di violenti vengano intraprese azioni adeguate”.
20/09/2019 08:40
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