Recapitata la lettera greca che riconosce l'autocefalia di Kiev
Il testo è firmato dall'Arcivescovo greco Ieronymos. La “lettera di riappacificazione” segue la concelebrazione della funzione liturgica tra il Patriarca ecumenico Bartolomeo e l’Arcivescovo Ieronymos, avvenuta il 20 ottobre a Salonicco, quando per la prima volta è stato menzionato il Metropolita Epifanios come capo della Chiesa autocefala ucraina.
Atene (AsiaNews) – Il Sinodo della Chiesa di Grecia riconosce l'autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina. È il contenuto della lettera ufficiale inviata due giorni fa ad Epifanios, Metropolita di Kiev, dall’Arcivescovo greco Ieronymos, e datata 21 ottobre 2019. Il Sinodo greco si è riunito il 12 ottobre 2019 e ha sostenuto la decisione presa dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli lo scorso 6 febbraio 2019.
Questa lettera è definita “di riappacificazione”, in quanto ha ristabilito la comunione sacramentale tra le due Chiese. Essa segue la concelebrazione della funzione liturgica tra il Patriarca ecumenico Bartolomeo e l’Arcivescovo Ieronymos, avvenuta il 20 ottobre a Salonicco, quando per la prima volta è stato menzionato il Metropolita Epifanios come capo della Chiesa autocefala ucraina.
Con questo suo atto, il Sinodo della Chiesa di Grecia ha fatto propri i pareri della commissione appositamente costituita - e composta da esperti sacerdoti e laici - in seguito alla richiesta di riconoscimento da parte della Chiesa di Kiev, presentata il 22 maggio 2019.
Il rapporto della Commissione, con il quale si dava il nulla-osta per l’approvazione dell'autocefalia concessa da parte del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e che è stato distribuito agli 80 vescovi sinodali al fine di prendere conoscenza dei fatti prima della discussione finale, si basa sui seguenti punti:
1) Costantinopoli non ha mai concesso a Mosca la propria giurisdizione su Kiev, ma ha concesso soltanto (con un atto datato 1686) l’ordinazione del Metropolita di Kiev, eletto da un assemblea clerico laicale.
2) Costantinopoli ha sempre mantenuto il privilegio (secondo i canoni 9 e 17 del IV Sinodo ecumenico) di essere la Corte d’Appello nei territori di sua giurisdizione.
3) Il Patriarca ecumenico ha sempre avuto il diritto e l’obbligo di prendere le necessarie iniziative per prevenire e proteggere il suo essere corpo ecclesiale, come testimonia la sua millenaria storia, sia in tempi di pace che in tempi di cattività.
4) Spetta al Patriarca di Costantinopoli concedere l'autocefalia, come ha fatto nel corso della storia nei casi della Georgia (1950), Repubblica Ceca (1998), Polonia (1925), Albania (1937), Grecia (1850), Serbia (1878), Romania (1885), Bulgaria (1945), Russia (1496)...
Purtroppo, si legge nel rapporto della Commissione, il Patriarcato di Mosca ha rinunciato all'ultimo momento a partecipare al Sinodo pan-ortodosso di Creta (svoltosi nel giugno 2016). In questo modo ha impedito al Sinodo stesso di decidere in modo comune sulla concessione dell'autocefalia.
Di conseguenza la Chiesa di Grecia, conclude il documento, che riconosce come capo della chiesa Nostro Signore ed è unita dalla comune fede alla grande Madre Chiesa di Costantinopoli, riconosce che spetta a quest’ultima il diritto canonico di concedere l’autocefalia alla Chiesa di Kiev, e il diritto all’Arcivescovo di Grecia di attivare le procedure per tale riconoscimento.
È molto interessante, inoltre, che nel documento si faccia una rassegna sul concetto di “autocefalia”, già presente nella storia della Chiesa come concetto di chiesa locale, ma legata ed espressa nella sua interezza al concetto della sinodalità, come fondamento di una Chiesa apostolica.
Ma a causa di certi abusi perpetrati da alcune chiese locali, e al fine di evitare le spaccature, è stato introdotto il concetto della “pentarchia”.
Sono molto interessanti anche altre considerazioni esposte nel testo. Come ad esempio quella che indica nell'emergere dell’Illuminismo e nella creazione degli Stati-nazione secolarizzati la base da cui è nato l'etnofilettismo. Con il risultato dell’identificazione della chiesa di Cristo con i poteri appunto secolarizzati, causa di tanti mali sulla società. Motivo per cui il Patriarcato ecumenico nel 1872 condannò l’etnofilletismo come eresia.
Nella discussione avvenuta nel corso del Sinodo generale del 12 ottobre 2019 si sono espresse anche alcune riserve. Alcune sono state espresse da un gruppo composto da sette vescovi (sugli 80 totali) di provenienza tradizionalista, che vedono i russi come protettori dell’ortodossia e che hanno sempre condannato qualsiasi dialogo ecumenico con Roma, in quanto quest’ultima viene ritenuta una Chiesa “non sorella”.
Va pure rilevato che molti Metropoliti hanno espresso con forza il proprio disappunto per le intromissioni del Metropolita russo Ilarion Alfeev (presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca), il quale nell'ultimo periodo ha attraversato in lungo e in largo la Grecia (e non solo) per impedire il pronunciamento della Chiesa greca a favore dell’autocefalia a Kiev, invitando vari vescovi ad esprimere parere negativo.
Ha anche molto infastidito la lettera minatoria inviata a settembre dallo stesso Metropolita al Metropolita Crisostomo di Mogadiscio (Patriarcato di Alessandria d’Egitto) con la quale esortava in modi poco ortodossi a prendere posizione contro il riconoscimento della Chiesa ucraina. Questo suo atto, con il quale ha scavalcato il patriarca di Alessandria, è stato ritenuto “di poco rispetto” e “non degno” della tradizione cristiana.
Ora resta da vedere, dopo la pubblicazione di questa lettera di riconoscimento dell’autocefalia della Chiesa ucraina da parte di quella greca, se ci sarà l’interruzione della comunione sacramentale con Atene da parte di Mosca.
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