01/12/2014, 00.00
UZBEKISTAN
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Raid, sequestri, multe, censura: nuovi attacchi alla libertà religiosa in Uzbekistan

Le autorità hanno censurato una versione “poetica” del Corano, perché avrebbe “causato divisioni” e sarebbe “fonte di tensione”. I giudici hanno comminato pesanti multe contro un gruppo di cristiani, puniti perché hanno pregato "senza autorizzazioni". Fonti locali parlano di prove fabbricate ad arte per incriminarli.

Tashkent (AsiaNews/F18) - Le autorità religiose di Tashkent hanno messo al bando una versione "poetica" del Corano, tradotta e curata in uzbeko da popolare poeta e narratore, Jamol Kamol, celebre per aver trascritto in lingua locale diverse opere di William Shakespeare in passato. I giudici hanno inoltre punito un gruppo di cristiani protestanti, perché si sarebbero riuniti in un'abitazione privata per leggere la Bibbia e pregare; le multe comminate contro i fedeli variano da un minimo di 10 a un massimo di 55 volte il salario minimo mensile nel Paese dell'Asia centrale. È quanto riferisce il sito d'informazione Forum18, impegnato a documentare le violazioni alla libertà religiosa in Asia centrale, che riporta gli ultimi casi avvenuti negli ultimi mesi. 

La controversia relativa alla traduzione in versi del Corano è iniziata nel settembre scorso, con il via libera - in un primo momento - delle massime autorità islamiche e il successivo intervento del Comitato per gli affari religiosi, che ha bloccato il progetto. L'organismo governativo e altre agenzie statali sono il mezzo attraverso il quale il governo controlla - limita, censura - la pratica del culto in Uzbekistan, in particolare per quanto concerne la religiose islamica.

In una breve nota, i vertici di Tashkent per gli Affari religiosi spiegano che "il libro avrebbe potuto causare divisioni all'interno della società ed essere fonte di tensione". 

Intanto la scure governativa in materia di culto si abbatte anche contro i fedeli della Full Gospel Church. Lo scorso settembre le autorità avrebbero "sorpreso" un piccolo gruppo di fedeli riunito a pregare e leggere la Bibbia, senza i "necessari permessi" rilasciati in precedenza. I cristiani hanno a più riprese respinto l'accusa, affermando di essersi riuniti "fra amici" e senza finalità di culto. 

Diverso il parere della magistratura, che ad ottobre ha avviato un processo a carico del gruppo; dietro anonimato alcuni testimoni hanno parlato di "prove" montate ad arte dalla polizia che, nel corso del raid nell'abitazione privata, avrebbe piazzato libri sacri e dvd di carattere religioso mai utilizzati, né in possesso dei cristiani. Del resto prove false e torture sono una pratica comune usata dalle forze dell'ordine per estorcere confessioni e ottenere condanne. 

In un ultimo episodio, avvenuto a fine ottobre, la polizia avrebbe fatto irruzione all'interno di una abitazione privata, abitata da una madre e dal proprio figlio; secondo fonti locali la polizia preso di mira i due cristiani, scambiandoli per testimoni di Geova, una minoranza spesso oggetto di persecuzioni nel Paese. Il giudice ha imposto la distruzione del materiale di carattere religioso rinvenuto nell'appartamento e alcuni effetti personali della donna, fra cui un notebook. 

L'88% delle popolazione uzbeka è di fede musulmana sunnita mentre i cristiani costituiscono l'8%. Nel Paese, la libertà confessionale è soggetta a forte limitazione da parte del governo. La legge uzbeka considera "illegale" la detenzione di letteratura religiosa "solo se questa è collegata all'estremismo e incita l'odio". Ma le autorità giudiziarie spesso dispongono di distruggere il materiale confiscato nelle abitazioni dopo il "parere positivo" di alcuni "esperti del settore", che di regola definiscono "estremisti" tutti i libri che parlano di religione. 

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