Quasi 2mila esecuzioni in meno di sei mesi: il bilancio dell'Esercito islamico
Londra (AsiaNews/Agenzie) - Dalla proclamazione del califfato lo scorso 28 giugno fino al 27 dicembre, l'Esercito islamico (EI) ha assassinato quasi 2mila persone. Quali la metà appartengono a una tribù sunnita ribellatasi al gruppo jihadista, che domina praticando la sharia e considerando apostati e peccatori tutti i suoi nemici. I dati sono stati diffusi dall'Osservatorio per i diritti umani in Siria, un'organizzazione con base in Gran Bretagna e con molti punti di riferimento in Siria.
L'Osservatorio afferma di poter documentare le esecuzioni di 1878 persone. Le vittime sono state uccise con armi da fuoco, decapitate, lapidate fino alla morte nelle province di Aleppo, Deir Ezzor, Hama, Homs, Hasakeh e Raqqa.
Fra gli uccisi si contano 1175 civili, compresi quattro bambini e otto donne. Almeno 930 di loro appartengono alla tribù Shaitat che si è ribellata all'EI nella provincia di Deir Ezzor la scorsa estate.
L'EI ha anche ucciso 502 fra soldati e miliziani pro-Assad e 80 membri di Al Nusra, il gruppo affiliato ad al Qaeda in Siria, con il quale l'EI lotta per la supremazia. Ma ha anche ucciso 120 membri del proprio gruppo perché volevano ritornare alle loro case.
L'Osservatorio avverte che quasi senz'altro il numero degli uccisi è più elevato, dato che molti sono gli scomparsi o i dispersi.
L'EI fa grande uso delle registrazioni video delle esecuzioni e le diffonde su internet per seminare terrore fra le popolazioni e i gruppi rivali, come pure per attirare nuovi adepti.