Putin si immerge nell’acqua ghiacciata per la festa del Battesimo
Il presidente russo ha voluto sostenere la tradizione, in una quasi-sfida ai suoi oppositori. Lavrov: La cultura russa ortodossa attaccata da Usa e Patriarca di Costantinopoli. Il metropolita Ilarion ha sconsigliato il bagno nelle acque ghiacciate. A Mosca si sono immersi 3mila fedeli; a San Pietroburgo 15mila. Nell’Oceano Pacifico, a meno 20 gradi, si sono immersi 500 marinai e gente di Vladivostok. Patriarca Kirill: Lo Spirito Santo non trasforma l’uomo in superuomo, ma apre all’uomo la possibilità di entrare in comunione con Dio.
Mosca (AsiaNews) - Nonostante i timori legati alla pandemia, ieri 19 gennaio presso molte chiese ortodosse russe si è tenuto il rito “estremo” dell’immersione nelle acque ghiacciate, attraverso le aperture a croce (i kupely, “fonti battesimali”) praticate nei bacini disponibili. Il presidente Vladimir Putin ha voluto dare il buon esempio, come negli anni passati (foto 1). In uno degli oltre 200 kupely preparati nella provincia di Mosca (foto 2), vicino alla sua dacia-bunker, egli ha effettuato la camminata “rigenerativa” della Teofania in pantaloncini da bagno, quasi per accettare la “sfida sportiva” dell’avversario Aleksej Naval’nyj, appena tornato per metterne in dubbio l’autorità.
La festa liturgica è stata infatti una nuova occasione per ribadire la particolarità della società russa a fronte di chi la vorrebbe “distruggere”, come è tornato ad affermare il ministro degli esteri Sergej Lavrov. Esaltando la cultura religiosa russa, Lavrov ha dichiarato che è in atto un piano per rovinare la purezza della sua Ortodossia, in particolare con la complicità del patriarcato di Costantinopoli, a cui gli americani avrebbero offerto molti finanziamenti per provocare lo scisma con i russi. Un membro della Commissione Sinodale per la Liturgia, il protodiacono e professore di storia Vladimir Vasilik, ha ipotizzato che perfino lo starets scismatico degli Urali, Sergij Romanov, sia in realtà un agente americano, impegnato a dividere la Chiesa russa dall’interno.
Le affermazioni di orgoglio nazional-religioso si accompagnano spesso ai riti del Battesimo, che solo in Russia si associano ai massimi rigori dell’inverno, tanto da chiamarsi “le gelate del Battesimo”. Quest’anno il gesto di devozione “ardita” assume un valore ancora più simbolico, per affermare la potenza della fede contro le debolezze del fisico e gli attacchi del virus (foto 4).
In realtà, alcuni gerarchi come il metropolita Ilarion (Alfeev) hanno ammonito che non conveniva mettere a rischio la salute già debilitata in questo difficile periodo, e in molte zone, soprattutto quelle più settentrionali, le sacre immersioni sono state sospese per disposizione dei vescovi locali. Anche le autorità sanitarie hanno diffuso raccomandazioni contrarie al rito. A chi ha deciso di sottoporvisi, si è ricordato di “mangiare abbondantemente prima, non abusare di alcolici, non rimanere in acqua più di un minuto; chi si immerge deve vaccinarsi una settimana prima o una dopo”. Le immersioni nei kupely sono state effettuate “rispettando il distanziamento sociale”. Ciò ha aumentato le difficoltà per l’obbligo di aspettare più a lungo in coda nel freddo polare.
Il patriarca Kirill si è limitato a celebrare la liturgia battesimale nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, ricordando che “lo Spirito Santo non trasforma l’uomo in superuomo, ma apre all’uomo la possibilità di entrare in comunione con Dio e appoggiarsi alla Sua potenza, per ottenere la salvezza”. Anche a Mosca, comunque, sono stati preparati sette kupely, dove si sono immersi oltre 3mila fedeli. Molto più intensa la devozione dei pietroburghesi, dove nei kupely cittadini sono accorsi quasi 15mila fedeli. Il massimo esempio di “devozione estrema” è stato offerto da 500 marinai di stanza nel golfo dell’Amur, vicino alle coste del Giappone presso la città di Vladivostok. Un parroco locale, padre Oleg, ha benedetto le acque ghiacciate (a -20 gradi) delle rive dell’Oceano Pacifico (foto 3), e l’intera flotta si è quindi immersa dietro al vice-ammiraglio Sergej Rekish, seguita dai membri delle loro famiglie e di abitanti di Vladivostok, nel kupel preparato grazie a un sistema di carrucole e ponticelli.
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