07/12/2022, 12.03
CINA
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Proteste, economia: prima sconfitta per Xi con marcia indietro su ‘zero-Covid’

Rimosse alcune restrizioni per il contenimento della pandemia. Il leader cinese ha sempre difeso la sua politica di azzeramento del morbo. Pressioni dalle proteste popolari e dall’andamento preoccupante dell’economia hanno portato al parziale cambio di direzione. La Fondazione Wei Jingsheng premia i manifestanti e “l’eroe solitario” degli striscioni anti-Xi a Pechino.

Pechino (AsiaNews) – I contagiati dal Covid-19 asintomatici o con sintomi lievi potranno isolarsi nelle proprie abitazioni, invece di essere obbligati alla quarantena in appositi centri statali; non dovranno più presentare test negativi al virus per accedere alla maggior parte dei luoghi pubblici e sarà permesso loro di viaggiare con maggiore libertà nel Paese. Sono le misure più importanti di allentamento delle restrizioni anti-pandemia in vigore da quasi tre anni in Cina, annunciate stamane dal Consiglio di Stato.

Nei fatti è la prima vera sconfitta di Xi Jinping, a meno di due mesi dalla chiusura del 20° Congresso del Partito comunista cinese, che gli ha “riconosciuto” un terzo, storico mandato al potere. In quell’occasione il leader supremo difendeva ancora gli sforzi di azzeramento del Covid, in controtendenza con quanto accade nel resto del mondo, dove si è scelto (con successo) di convivere con il morbo: nel resoconto ufficiale di una riunione del Politburo tenuta ieri la sua politica “zero-Covid” non è neanche menzionata.

Osservatori parlano di aperture troppo timide per registrare un cambio deciso di direzione. Le autorità potrebbero reintrodurre le restrizioni in seguito ad aumenti del tasso di mortalità, delle situazioni critiche tra la popolazione anziana, e a problemi di gestione degli ospedali. Tutte sfide che il regime potrebbe vincere solo assicurando una efficace campagna di vaccinazione.

Solo un anno e mezzo fa, festeggiando il centenario del Partito, Xi esaltava la ripresa economica del Paese dalla crisi pandemica. Oggi massicce proteste di piazza contro i lockdown e la crisi economica lo hanno obbligato a una parziale marcia indietro, a rischio di perdere la faccia e uscire indebolito nelle dinamiche interne del Pcc. Per rimanere al comando, Xi deve garantire risultati.

L’ondata di manifestazioni nel Paese è scoppiata dopo quelle avvenute a Urumqui, capitale della regione autonoma dello Xinjiang, in cui la popolazione chiedeva la fine della politica “zero-Covid” di Xi. Molti residenti hanno incolpato le autorità per la morte il 24 novembre di 10 persone a causa di un incendio in una palazzina: le draconiane misure anti-pandemia avrebbero ostacolato la loro fuga.

La Fondazione Wei Jingsheng, che fa capo al “padre della democrazia cinese”, ora esule negli Usa, ha assegnato ai manifestanti “della Rivoluzione dei fogli bianchi” il suo premio 2022 ai campioni della democrazia in Cina. Insieme a loro premiato anche Peng Lifa, autore di una clamorosa azione solitaria di protesta alla vigilia del 20° Congresso. Il 48enne originario dell’Heilongjiang aveva esposto su un ponte di Pechino striscioni critici di Xi: la sfida più plateale al regime dal movimento democratico di piazza Tiananmen del 1989.

La polizia ha arrestato subito Peng, diventato una star del web con i soprannomi di “uomo del ponte”, "guerriero solitario" e "uomo coraggioso". Secondo la Fondazione Wei Jingsheng, la sua protesta ha fatto da preludio ai tumulti dei giorni scorsi. Pochi giorni prima del suo atto dimostrativo, Peng aveva inviato all’organizzazione con sede negli Stati Uniti delle lettere che spiegavano la sua posizione. Oltre a fornire soluzioni per il governo della Cina mentre invoca un’azione contro il “traditore” Xi, l’attivista sottolinea che i “nostro metodi fondamentali partono dalla non violenza e da proteste legali come scioperi nelle scuole e nei luoghi di lavoro, e suonare i clacson. Dobbiamo prima accendere la scintilla della libertà, per poter poi incendiare la prateria”.

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