Portavoce Chiesa cattolica: musulmani egiziani solidali coi cristiani perseguitati d’Iraq
Il Cairo (AsiaNews) - I media egiziani e la società civile seguono con preoccupazione le vicende che provengono dall'Iraq, per l'avanzata delle milizie dello Stato islamico che operano una persecuzione sistematica verso le minoranze. Essi sono "vicini ai cristiani" e criticano in modo aperto "l'inerzia del mondo arabo e dei leader islamici". È quanto afferma ad AsiaNews p. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, secondo cui è opinione diffusa nel Paese che è necessario monitorare e reprimere il jihadismo. Un fenomeno, aggiunge il leder cristiano, di cui anche l'Egitto non è immune visto che quanto avviene in Iraq, l'attacco alle minoranze, erano anche "parte dell'agenda" della Fratellanza musulmana.
Proprio in questi giorni è stato pubblicato un rapporto degli attivisti di Human Rights Watch (Hrw), che parla di "massacro pianificato" da parte delle forze di sicurezza egiziane di manifestanti vicini ai Fratelli musulmani fra luglio e agosto del 2013. Un documento che p. Rafic definisce "prevenuto e di parte" nel denunciare uccisioni di massa da parte delle truppe del Cairo, per piegare le opposizioni dei fedelissimi dell'ex presidente Mohammed Morsi, peraltro essi stessi autori violenze e abusi. Il leader cristiano ricorda la propria postazione privilegiata "a circa un km da Rabaa", attorno alla cui moschea si sarebbe consumato il massacro. "In realtà ogni giorno si vedevano salafiti e membri della fratellanza - racconta - andare a giro armati. Non si può certo parlare di civili inermi... Forse la polizia poteva intervenire meglio, ma il rapporto è di parte".
Da giugno alla guida del Paese vi è il presidente Abdul Fattah al-Sisi, ex capo dell'esercito protagonista della cacciata di Morsi e promotore di una politica intransigente verso l'ala fondamentalista che ha boicottato di fatto il voto. "Oggi si respira un clima maggiore di sicurezza - spiega p. Rafic - e c'è un'atmosfera di entusiasmo, anche se vi sono interruzioni nella fornitura elettrica e resta la crisi economica. Tuttavia, il popolo egiziano ha voglia di ricostruirsi una vita e incentiva l'educazione dei figli" e le priorità restano "la stabilizzazione, la sicurezza e il rilancio dell'economia... Bisogna imprimere un'accelerata".
Delle proteste di piazza Tahrir, continua il portavoce della Chiesa cattolica, resta la "liberazione dalla tirannia di Hosni Mubarak", ma gli storici faticano ancora "a inquadrare questo periodo" recente della storia della nazione. Alcuni parlano di rivolta, altri di rivoluzione, ma il sacerdote ha una sua lettura degli eventi: "Essa è cominciata come una rivolta, ed è diventata rivoluzione quando Mubarak si è dimostrato troppo lento a raccogliere e dare seguito alle domande della gente". Di contro, la rivolta contro Morsi "ha dato, nel concreto, risultati più efficaci".
Per quanto concerne i cristiani, continua p. Rafic, "non è cambiato molto, perché vanno in chiesa oggi come succedeva prima". Di interessante, aggiunge, vi è la proposta di legge governativa "in accordo con i capi delle Chiese", da presentare entro fine anno al Parlamento per approvazione, incentrata sulla proprietà degli edifici religiosi. "In Egitto c'è libertà religiosa e voglia di confronto - commenta - e la conferma arriva da un primo, concreto tentativo di dibattito interno all'islam stesso. Si parla del Corano, dei detti del profeta, di quanto vi è di giusto e sbagliato nel libro sacro. Emerge un desiderio di 'interpretazione' di quello che ha detto il profeta Maometto; se ne parla in tv e nei giornali, in modo libero, con contributi non solo di esperti, ma pure di giovani, atei". E, aggiunge, non si registrano episodi di violenza o tensione.