20/01/2021, 08.51
ISRAELE - PALESTINA
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Per l’insediamento di Biden, Israele promuove migliaia di nuovi insediamenti

Il governo ha promosso una gara d’appalto per 2500 nuove abitazioni in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Una mossa del premier uscente Netanyahu per mantenere il consenso fra gli elettori di destra e pro-colonie di fronte alla minaccia Gideon Saar. Peace Now: una “folle corsa” agli insediamenti prima del cambio di amministrazione Usa.

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Alla vigilia della cerimonia di insediamento del neo presidente Usa Joe Biden, Israele ha promosso una gara d’appalto per la costruzione di 2500 nuovi alloggi in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Analisti ed esperti spiegano che la mossa del Primo Ministro uscente Benjamin Netanyahu è legata alle elezioni politiche del 23 marzo: essa è un tentativo di mantenere il consenso fra gli elettori di destra di fronte alla minaccia rappresentata dal candidato pro-colonie Gideon Saar, già suo rivale interno al Likud. 

Il 17 gennaio scorso l’esecutivo aveva approvato un progetto relativo ad almeno 780 nuove abitazioni in diverse aree dei territori occupati della Cisgiordania. Secondo quanto riferito in queste ore dagli attivisti di Peace Now, il governo ha pubblicato il bando relativo alla gara d’appalto per 2112 unità sempre in Cisgiordania e altre 460 a Gerusalemme est. 

Il movimento israeliano anti-occupazione parla di “folle corsa” per promuovere l’attività degli insediamenti “prima del cambio di amministrazione a Washington”. “Agendo in questo modo - sottolineano in una nota - Netanyahu vuole dire al presidente entrante che non ha intenzione di aprire un nuovo capitolo nelle relazioni fra Stati Uniti e Israele” né di pensare “in modo serio a come risolvere il conflitto con i palestinesi”.

Gli insediamenti sono comunità abitate da civili e militari israeliani e costruite nei territori conquistati dopo la Guerra dei sei giorni del giugno del 1967, in Cisgiordania, a Gerusalemme Est, nelle Alture del Golan e nella Striscia di Gaza. Nel 1982 Israele si è ritirata dagli insediamenti nel Sinai dopo aver firmato l’accordo di pace (1979) con l’Egitto e nel 2005 l’ex premier Sharon ha ordinato lo smantellamento di 17 colonie nella Striscia di Gaza.

Al momento le colonie - illegali secondo il diritto internazionale - si trovano a Gerusalemme Est, Cisgiordania e Alture del Golan. Nel novembre 2019 il presidente uscente Donald Trump ha rotto decenni di tradizionale diplomazia americana, dichiarandoli “non contrari al diritto internazionale”, aprendo così una nuova pagina di tensione con il fronte palestinese. Biden ha già detto di voler tornare al periodo pre-Trump e di volersi opporre all’espansione degli insediamenti, pur mantenendo valido il riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele.

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