Pechino e l’invecchiamento: fate tutti i figli che volete; ritardate l’età della pensione
Entro il 2035 le persone con 65 anni o più saranno 314 milioni (nel 2020 sono 181,6 milioni); 10 persone attive dovranno sostenere almeno 3 pensionati. La politica dei “due figli” non sta avendo successo. Ora il governo deve promuovere la generazione di figli, anche con fecondazione artificiale. La crisi dei fondi pensione. Imparare dall’occidente.
Pechino (AsiaNews) – Dopo anni di violenta politica del figlio unico, la Cina dovrebbe ora togliere ogni limite al family planning e riformare il sistema pensionistico, ritardando l’andata in pensione, per far fronte all’invecchiamento della popolazione e alla riduzione della forza lavoro.
Sono le conclusioni che la Fondazione cinese per la ricerca e lo sviluppo trae da un rapporto reso pubblico lo scorso 11 giugno e presentato sulla rivista Caixin. La Fondazione è affiliata al Centro per la ricerca e lo sviluppo del Consiglio di Stato.
Il rapporto mostra che entro il 2035, le persone con 65 anni o più saranno 314 milioni (nel 2020 sono 181,6 milioni). Ciò significa il 22,3% della popolazione nel 2035; il 27,9 nel 2050 (nel 2019 era solo il 12,6%).
La conseguenza di questo veloce invecchiamento porterà a una riduzione della forza lavoro che passerà da 980 milioni, nel 2019, a 900 milioni nel 2035. Entro il 2035, 10 persone attive dovranno sostenere almeno 3 inattive, o pensionati. Nel 2019 la proporzione è di 10 a 1,16.
Da tempo demografi e economisti spingono il governo cinese ha togliere ogni limite nella generazione di figli. Dagli anni ’80 la Cina aveva reso obbligatoria la legge sul figlio unico, spesso attuata con radicalità e violenza. Nel 2016 il governo ha lanciato la politica dei “due figli”. Ma a quanto pare, tale politica non sta dando buoni risultati: molte coppie non vogliono avere figli per nulla, o ne vogliono solo uno perché giudicano tale scelta troppo dispendiosa.
Secondo alcuni membri dell’Accademia delle scienze sociali, per facilitare nuove nascite, lo Stato deve promuovere le gravidanze, la fecondazione artificiale, l’aiuto parentale, soprattutto nelle aree dove la popolazione è più anziana.
Un altro elemento su cui occorre premere è l’innalzamento dell’età pensionabile. Fino ad ora in Cina si va in pensione a 60 anni, per gli uomini, a 55 anni per le donne. Oltre a questo va ripensato lo schema pensionistico. Nel Paese non vi è un sistema nazionale, e non tutti i lavori sono coperti da pensione. Ad esempio, la massa di oltre 300 milioni di migranti non ha alcuna copertura. Per le industrie statali e i residenti in città, ogni provincia gestisce da sé i fondi per pensione, sanità, disoccupazione, case. I contributi vengono dagli individui, dalle imprese, dai sussidi del governo. Il problema è che tutti questi fondi sono oggi in deficit. Per sostenere il commercio e le industrie, provate dalla crisi economica e dalla pandemia, il governo ha ridotto i contributi pensionistici. Da qui il suggerimento: innalzate l’età della pensione da 60 a 65-66, come avviene negli Usa. Una volta tanto l’occidente non è il nemico da combattere, ma il modello da seguire!
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