Patriarca di Baghdad: grati per l’elezione del presidente della Camera, ora il governo
Baghdad (AsiaNews) - "Grazie a Dio le nostre preghiere fanno effetto" e la fase di stallo politico e istituzionale nella quale era precipitato l'Iraq sembra destinata a finire. Non nasconde la propria soddisfazione ad AsiaNews il Patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako che ieri ha lanciato una preghiera-appello al Parlamento irakeno, per precedere all'elezione "dei tre presidenti". Nel pomeriggio, infatti, l'Assemblea ha eletto presidente il sunnita Salim al-Jabouri; un primo passo verso la ricomposizione dell'assetto politico e istituzionale della nazione, anche se restano tuttora vacanti la poltrona di presidente della Repubblica e quella del Primo Ministro, ora ad interim al premier uscente - e vincitore delle elezioni di aprile - lo sciita Nouri al-Maliki.
Commentando la nomina di ieri, sua Beatitudine ritiene che "ora la formazione del nuovo governo possa finalmente trovare la strada" giusta; egli conferma che "la mia lettera è stata distribuita a tutti i membri del Parlamento" e spera possa contribuire alla rinascita del Paese.
Dopo settimane di stallo politico e divisioni fra sciiti, sunniti e curdi - inasprite dall'avanzata di quello che era lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis, formazione sunnita jihadista già legata ad al Qaeda), ora milizia del califfato islamico -, la Camera ha eletto ieri il proprio presidente: si tratta del sunnita Salim al-Jabouri, un musulmano moderato. Ora resta da vedere se i politici a Baghdad saranno in grado di procedere spediti alla nomina del capo di Stato e del premier, chiamato poi a formare il nuovo governo.
Al-Jabouri ha ottenuto 194 preferenze su 273 voti validi (i seggi complessivi sono 328); il secondo candidato, Shorouq al-Abayachi, ha ricevuto 19 preferenze. Resta ora da trovare l'accordo sulla nomina del presidente della Repubblica (affidata a un curdo) e del capo dell'esecutivo, un arabo sciita come da maggioranza nel Paese. Tuttavia, il consenso su queste ultime due cariche sembra ancora lontano, a dispetto di preghiere e appelli lanciati da cristiani e musulmani che invocano "unità" a fronte di spinte separatiste.
Intanto si fanno sempre più drammatiche le condizioni dei cristiani del nord, in particolare Mosul dove la popolazione è costretta a sopravvivere da giorni senza acqua ed elettricità. Come riferisce a Baghdadhope l'ausiliare di Baghdad mons. Shleimon Warduni, gli islamisti hanno cominciato a "segnare le case dei cristiani con la lettera N" di Nazarat (cristiani, appunto) e "hanno occupato il vescovado caldeo sul quale ora sventola la loro bandiera". In molti considerano ormai la città occupata dalle milizie come "persa" e inaccessibile per sciiti, curdi, cristiani e gli stessi sunniti che non riconoscono il potere del Califfato islamico.
18/07/2014