Papa: sul clima “siamo al limite del suicidio”, ma “sono sicuro” che a Parigi “vogliono fare qualcosa”
Città del Vaticano (AsiaNews) – Sul clima “siamo al limite del suicidio”, ma “sono sicuro che quasi la totalità di quelli che sono a Parigi, al Cop21, hanno questa coscienza e vogliono fare qualcosa”. E’ una delle risposte date dal Papa ai giornalisti che ieri pomeriggio, durante il volo di ritorno dalla Repubblica centrafricana a Roma, gli hanno posto numerose domande su temi, tra l’altro, come il fondamentalismo religioso, l’idolatria del denaro, la vicenda Vatileaks 2 e, naturalmente, l’Africa, continente “sfruttato”.
Così, alla domanda se pensa che la Conferenza sul cambiamento climatico di Parigi possa essere l’inizio della soluzione, ha risposto: “Non sono sicuro, ma posso dirle che adesso o mai!”: finora si è fatto poco “e ogni anno i problemi sono più gravi. Parlando in una riunione di universitari su quale mondo noi vogliamo lasciare ai nostri figli, uno ha detto: ‘Ma, Lei è sicuro che ci saranno figli di questa generazione?’. Ma siamo al limite! Siamo al limite di un suicidio, per dire una parola forte. E io sono sicuro che quasi la totalità di quelli che sono a Parigi, al Cop21, hanno questa coscienza e vogliono fare qualcosa. L’altro giorno ho letto che in Groenlandia i ghiacciai hanno perso miliardi di tonnellate. Nel Pacifico c’è un Paese che sta comprando da un altro Paese terre per traslocare il Paese, perché entro 20 anni quel Paese non ci sarà più … No, io ho fiducia. Ho fiducia in questa gente, che farà qualcosa, perché … io direi: sono sicuro che hanno buona volontà di fare, e mi auguro che così sia. E prego per questo”.
Quanto al fondamentalismo religioso, il Papa ha affermato che “è una malattia che c’è in tutte le religioni. Noi cattolici ne abbiamo alcuni: non alcuni, tanti, eh?, che si credono con la verità assoluta e vanno avanti sporcando gli altri con la calunnia, con la diffamazione e fanno male: fanno male. E questo lo dico perché è la mia Chiesa: anche noi, tutti! E si deve combattere. Il fondamentalismo religioso non è religioso. Perché? Perché manca Dio. E’ idolatrico, come è idolatrico il denaro. Fare politica nel senso di convincere questa gente che ha questa tendenza, è una politica che dobbiamo fare noi leader religiosi. Ma il fondamentalismo che finisce sempre in una tragedia o in reati, è una cosa cattiva ma viene in tutte le religioni un pezzetto”.
E con l’islam “si può dialogare: loro hanno valori. Tanti valori. Loro hanno tanti valori e questi valori sono costruttivi. Ma anche io ho l’esperienza di amicizia – ma, è una parola forte, ‘amicizia’ – con un islamico: è un dirigente mondiale … Ma possiamo parlare: lui ha i suoi valori, io i miei. Lui prega, io prego … Ma tanti valori … La preghiera, per esempio. Il digiuno: valori religiosi, no? Anche altri valori, no? Non si può cancellare una religione perché ci sono alcuni gruppi – o molti gruppi – in un certo momento della storia, di fondamentalisti. E’ vero, le guerre fra religioni sempre ci sono state, nella storia, sempre. Anche noi dobbiamo chiedere perdono, eh? La Caterina de’ Medici non era una santa, eh? E quella guerra dei Trent’anni, quella Notte di San Bartolomeo … eh? Dobbiamo chiedere perdono anche noi, no?, degli estremismi fondamentalisti per le guerre di religione. Ma loro hanno valori, con loro si può dialogare. Oggi sono stato in moschea, ho pregato; anche l’imam è voluto venire con me a fare il giro al piccolo stadio dove c’erano tanti che non sono potuti entrare … E sulla papamobile c’erano il Papa e l’Imam. Si poteva parlare … Ma come, dappertutto c’è gente con valori, religiosa, e c’è gente che no, no? Ma quante guerre, non solo di religione: guerre, abbiamo fatto noi cristiani? Il Sacco di Roma non l’hanno fatto i musulmani, eh? Hanno valori, hanno valori".
L’80 per cento della ricchezza del mondo è nelle mani del 17 per cento della popolazione
A una successiva domanda sull’incontro con i poveri durante il viaggio, Francesco, dopo aver ricordato che della questione ha parlato nella “Evangelii Gaudium” e poi ancora nella “Laudato si’”, ha aggiunto: “ho sentito dire che l’80 per cento della ricchezza del mondo è nelle mani del 17 per cento della popolazione”. “E’ un sistema economico dove al centro c’è il denaro, il dio denaro. Io ricordo una volta che ho trovato un grande ambasciatore, parlava francese, lui. E mi ha detto questa frase – non era cattolico – e mi ha detto: ‘Nous sommes tombés dans l’idolatrie de l’argent’. E se le cose continuano così, il mondo continuerà così. Lei mi domandava cosa ho provato ascoltando le testimonianze dei giovani e a Kangemi, e io ho parlato anche chiaro di diritti … Ho sentito dolore. E io penso come la gente non se ne accorge … Un grande dolore. Ieri per esempio, sono andato all’ospedale infantile: l’unico pediatrico di Bangui o del Paese! E in terapia intensiva non hanno gli strumenti per l’ossigeno. C’erano tanti bambini malnutriti: tanti. Lì. E la dottoressa mi ha detto: ‘Ma, questi, nella maggioranza moriranno perché hanno la malaria, forte, e sono malnutriti’. Il Signore – ma non voglio fare un’omelia, eh? – ma il Signore rimproverava sempre il popolo, il popolo d’Israele, ma è parola che noi accettiamo e adoriamo, perché è Parola di Dio, l’idolatria. E l’idolatria è quando un uomo o una donna perdono la carta d’identità di essere figlio di Dio e preferisce cercarsi un dio a propria misura. Questo è il principio. Di lì, se l’umanità non cambia, continueranno le miserie, le tragedie, le guerre, i bambini che muoiono di fame, l’ingiustizia … Cosa pensa questa percentuale che ha in mano l’80 per cento della ricchezza del mondo? E questo non è comunismo, eh?, questa è verità. E la verità, eh?, non è facile vederla. Io la ringrazio di aver fatto questa domanda, perché è la vita …”.
Rispondendo poi a una domanda su Vatileaks e sull’importanza della stampa libera e laica nello sradicamento della questa corruzione, Francesco ha detto: “La stampa libera, laica e anche confessionale, ma professionale, dirò, eh? Perché la professionalità della stampa può essere laica o confessionale: l’importante è che siano professionisti, davvero; che le notizie non vengano manipolate! Questo per me è importante, perché la denuncia delle ingiustizie, delle corruzioni, è un bel lavoro”. “Ma la stampa professionale deve dire tutto, senza cadere nei tre peccati più comuni: la disinformazione – dire la metà e non dire l’altra metà -, la calunnia – la stampa non professionale, quando non c’è professionalità, sporca l’altro con verità o senza verità – e la diffamazione, che è dire cose che tolgono la fama di una persona con cose che in questo momento non fanno male a niente, forse cose del passato … E questi sono i tre difetti che attentano alla professionalità della stampa”. “Poi, un giornalista che sia un professionista vero, se sbaglia chiede scusa: eh, credevo, ma poi mi sono accorto di no; e così le cose vanno benissimo. Eh, è molto importante!”.
Ancora, sullo stesso tema, alla domanda se sia stato un errore la nomina di mons. Vallejo Balda e della Chaoqui alla Cosea, “io credo che sia stato fatto”, ha risposto. Quanto ai contenuti delle rivelazioni, “per me non è stata una sorpresa, non mi ha tolto il sonno perché propriamente hanno fatto vedere il lavoro che si è incominciato con la Commissione di Cardinali – il C9 – di cercare la corruzione e cose che non vanno. E qui voglio dire una cosa: niente Vallejo Balda e Chaouqui ma tutti, tutto. E poi torno, se lei vuole. La parola ‘corruzione’ tredici giorni prima della morte di San Giovanni Paolo II, in quella Via Crucis, l’allora cardinale Ratzinger che guidava la Via Crucis, ha parlato delle “sporcizie della Chiesa”: ma lui ha denunciato quello! Il primo! Poi muore nell’ottava di Pasqua – questo è il Venerdì Santo – muore Papa Giovanni Paolo, è diventato Papa. Ma nella Messa “pro eligendo pontifice” – lui era decano – lui ha parlato dello stesso, e noi lo abbiamo eletto per questa libertà di dire le cose. E’ da quel tempo che c’è nell’aria del Vaticano che lì c’è corruzione: c’è corruzione. Su questo giudizio, io ho dato ai giudici le accuse concrete: perché quello che importa, per la difesa, è la formulazione delle accuse. Io non le ho lette, le accuse concrete, tecniche; io avrei voluto che questo finisse prima dell’8 dicembre, per l’Anno della Misericordia. Ma credo che non si potrà fare, perché io vorrei che tutti gli avvocati che difendono abbiano il tempo per difendere, che ci sia la libertà di difesa, tutta, no? E’ così. E come sono scelti, è tutta la storia. Ma la corruzione viene da lontano …”.
“Ma Lei cosa come intende procedere – ha replicato la giornalista - perché questi episodi possano non più verificarsi?”. “Ma io – ha risposto il Papa - ringrazio Dio che non ci sia Lucrezia Borgia! Ma, non so, continuare con i cardinali, con la commissione a pulire. Eh? Grazie”.
Le guerre sono una industria, le guerre vengono per ambizione
Poi, le guerre. “le guerre vengono per ambizione, le guerre – parlo delle guerre non per difendersi giustamente da un aggressore ingiusto – ma le guerre: le guerre sono una industria! Nella storia abbiamo visto tante volte che un Paese, il bilancio non va bene: ‘Ma, facciamo una guerra’, e finisce lo sbilancio. La guerra è un affare: un affare di armi. I terroristi, loro fanno le armi? Sì forse una piccolina. Chi dà loro per fare la guerra? C’è lì tutta una rete di interessi … dove ci sono i soldi, dietro, o il potere. Il potere imperiale o il potere congiunturale … Ma noi, da anni stiamo in guerra e ogni volta di più: i pezzi sono meno pezzi e più grandi, no? Cosa penso io? Ma, il Vaticano non so cosa pensa, ma cosa penso io? Che le guerre sono un peccato e sono contro l’umanità, distruggono l’umanità, sono la causa di sfruttamenti, di traffico di persone, ma tante cose … Si deve fermare. Alle Nazioni Unite, due volte ho detto questa parola, sia qui in Kenya che a New York: ‘Che il vostro lavoro non sia un nominalismo dichiarazionista, che sia effettivo: che si faccia la pace!’. Fanno tante cose: qui in Africa ho visto come lavorano i caschi blu … Ma questo non è sufficiente. Le guerre non sono di Dio. Dio è il Dio della pace. Dio ha fatto il mondo, ha fatto tutto bello, tutto bello e poi, secondo il racconto biblico, un fratello ammazza un altro: la prima guerra. La prima guerra mondiale: tra fratelli”.
L’ultima domanda di un giornalista keniano sull’Africa lacerata dalle guerre. “L’Africa è vittima – ha risposto -L’Africa sempre è stata sfruttata da altre potenze. Dall’Africa andavano in America, gli schiavi che erano venduti. Ci sono potenze che solo cercano di prendere le grandi ricchezze dell’Africa: non so, è il continente più ricco, forse … Ma non pensano ad aiutare a crescere il Paese, che possa lavorare, che tutti abbiano lavoro … lo sfruttamento … l’Africa è un martire. E’ martire dello sfruttamento nella storia. Quelli che dicono che dall’Africa vengono tutte le calamità e tutte le guerre, non capiscono bene … E per questo io amo l’Africa, perché l’Africa è stata una vittima di altre potenze”.