Papa: riproporre all’Europa, ‘malata di stanchezza’, il volto sempre giovane di Gesù
Francesco ha celebrato messa con i partecipanti all’assemblea plenaria del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa. La “dittatura del consumismo, leggera ma soffocante, prova a estinguere” la sete di Cristo. “Lasciare le convenienze dell’immediato per tornare alla visione lungimirante dei padri fondatori, visione profetica e d’insieme, perché essi non cercavano i consensi del momento, ma sognavano il futuro di tutti”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Per aiutare l’Europa “malata di stanchezza” a ritrovare “il volto sempre giovane” di Gesù e della Chiesa papa Francesco indica ai vescovi del Continente la necessità di “riflettere, ricostruire, vedere”. Occasione per la riflessione di Francesco è stata la celebrazione eucaristica con i partecipanti all’assemblea plenaria del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (C.C.E.E.), in occasione del 50mo della sua istituzione, oggi pomeriggio nella basilica di san Pietro.
In primo luogo, ha indicato il Papa, occorre riflettere sul modo di comportarsi. “Oggi in Europa noi cristiani abbiamo la tentazione di starcene comodi nelle nostre strutture, nelle nostre case e nelle nostre chiese, nelle sicurezze date dalle tradizioni, nell’appagamento di un certo consenso, mentre tutt’intorno i templi si svuotano e Gesù viene sempre più dimenticato. Riflettiamo: quante persone non hanno più fame e sete di Dio! Non perché siano cattive, no, ma perché manca chi faccia loro venire l’appetito della fede e riaccenda quella sete che c’è nel cuore dell’uomo: quella «concreata e perpetua sete» di cui parla Dante Alighieri (Paradiso, II,19) e che la dittatura del consumismo, leggera ma soffocante, prova a estinguere. Tanti sono portati ad avvertire solo bisogni materiali, non la mancanza di Dio”. Ma il possesso delle cose non dà la felicità. E noi, chiede il Papa, “siamo tranquilli perché in fondo non ci manca nulla per vivere, oppure inquieti nel vedere tanti fratelli e sorelle lontani dalla gioia di Gesù?”. “La mancanza di carità causa l’infelicità, perché solo l’amore sazia il cuore”. Il problema può essere “concentrarsi sulle varie posizioni nella Chiesa, su dibattiti, agende e strategie, e perdere di vista il vero programma, quello del Vangelo: lo slancio della carità, l’ardore della gratuità. La via di uscita dai problemi e dalle chiusure è sempre quella del dono gratuito. Non ce n’è un’altra”.
Il “secondo passaggio: ricostruire. «Ricostruite la mia casa», chiede Dio tramite il profeta (Ag 1,8). E il popolo ricostruisce il tempio. Smette di accontentarsi di un presente tranquillo e lavora per l’avvenire. Di ciò ha bisogno la costruzione della casa comune europea: di lasciare le convenienze dell’immediato per tornare alla visione lungimirante dei padri fondatori, visione profetica e d’insieme, perché essi non cercavano i consensi del momento, ma sognavano il futuro di tutti. Così sono state costruite le mura della casa europea e solo così si potranno rinsaldare. Ciò vale pure per la Chiesa, casa di Dio. Per renderla bella e ospitale, occorre guardare insieme all’avvenire, non restaurare il passato. Certo, dobbiamo ripartire dalle fondamenta, perché da lì si ricostruisce: dalla tradizione vivente della Chiesa, che ci fonda sull’essenziale, sul buon annuncio, sulla vicinanza e sulla testimonianza. Da qui si ricostruisce, dalle fondamenta della Chiesa delle origini e di sempre, dall’adorazione a Dio e dall’amore al prossimo, non dai propri gusti particolari”. I grandi santi d’Europa “non si sono preoccupati dei tempi bui, delle avversità e di qualche divisione, che c’è sempre stata. Non hanno perso tempo a criticare e colpevolizzare. Hanno vissuto il Vangelo, senza badare alla rilevanza e alla politica. Così, con la forza mite dell’amore di Dio, hanno incarnato il suo stile di vicinanza, compassione e tenerezza, e hanno costruito monasteri, bonificato terre, ridato anima a persone e Paesi: nessun programma sociale, solo il Vangelo”. “Incoraggiamoci, senza mai cedere allo scoraggiamento e alla rassegnazione: siamo chiamati dal Signore a un’opera splendida, a lavorare perché la sua casa sia sempre più accogliente, perché ognuno possa entrarvi e abitarvi, perché la Chiesa abbia le porte aperte a tutti e nessuno abbia la tentazione di concentrarsi solo a guardare e cambiare le serrature”.
Bisogna dunque ricostruire, ma “ogni ricostruzione avviene insieme, nel segno dell’unità. Con gli altri. Ci possono essere visioni diverse, ma va sempre custodita l’unità. Perché, se custodiamo la grazia dell’insieme, il Signore costruisce anche lì dove non riusciamo. È la nostra chiamata: essere Chiesa, un Corpo solo tra di noi. È la nostra vocazione, in quanto Pastori: radunare il gregge, non disperderlo e nemmeno preservarlo in bei recinti chiusi. Ricostruire significa farsi artigiani di comunione, tessitori di unità a ogni livello: non per strategia, ma per Vangelo. Se così ricostruiamo, daremo la possibilità ai nostri fratelli e sorelle di vedere”.
E’ il terzo punto. “Tanti in Europa pensano che la fede sia qualcosa di già visto, che appartiene al passato. Perché? Perché non hanno visto Gesù all’opera nelle loro vite. E spesso non lo hanno visto perché noi con le nostre vite non lo abbiamo mostrato abbastanza. Perché Dio si vede nei visi e nei gesti di uomini e donne trasformati dalla sua presenza. E se i cristiani, anziché irradiare la gioia contagiosa del Vangelo, ripropongono schemi religiosi logori, intellettualistici e moralistici, la gente non vede il Buon Pastore. Non riconosce Colui che, innamorato di ogni sua pecora, la chiama per nome e la cerca per mettersela in spalla. Non vede Colui di cui predichiamo l’incredibile Passione, proprio perché Egli ha una sola passione: l’uomo. Questo amore divino, misericordioso e sconvolgente, è la novità perenne del Vangelo. E domanda a noi, cari Fratelli, scelte sagge e audaci, fatte in nome della tenerezza folle con cui Cristo ci ha salvati. Non ci chiede di dimostrare, ma di mostrare Dio, come hanno fatto i Santi: non a parole, ma con la vita. Chiede preghiera e povertà, chiede creatività e gratuità. Aiutiamo l’Europa di oggi, malata di stanchezza, a ritrovare il volto sempre giovane di Gesù e della sua sposa. Non possiamo che dare tutto noi stessi perché si veda questa intramontabile bellezza”.
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