26/10/2016, 10.58
VATICANO
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Papa: migranti, “la chiusura non è una soluzione”, anzi finisce per favorire i criminali

“L’unica via di soluzione è quella della solidarietà, solidarietà con il migrante, solidarietà con il forestiero”. E anche con chi è “nudo”, in quanto ha perduto la propria dignità, come le donne vittime della tratta e “così pure non avere un lavoro, una casa, un salario giusto”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “La chiusura non è una soluzione” dei problemi posti dai migranti, “anzi, finisce per favorire i traffici criminali. L’unica via di soluzione è quella della solidarietà, solidarietà con il migrante, solidarietà con il forestiero”. La solidarietà con chi è costretto a lasciare la propria terra e l’impegno a “restituire dignità a chi l’ha perduta”, come le donne vittime della tratta, come opere di misericordia è stata l’argomento del quale il Papa ha parlato all’udienza generale di oggi.

Alle 40mila persone presenti in piazza san Pietro in una giornata a tratti piovosa, Francesco, proseguendo nella illustrazione delle opere di misericordia corporale, ha commentato le parole di Gesù: «Ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito» (Mt 25,35-36). “Nei nostri tempi – ha detto - è quanto mai attuale l’opera che riguarda i forestieri. La crisi economica, i conflitti armati e i cambiamenti climatici spingono tante persone a emigrare. Tuttavia, le migrazioni non sono un fenomeno nuovo, ma appartengono alla storia dell’umanità. È mancanza di memoria storica pensare che esse siano proprie solo dei nostri anni”.

“La Bibbia ci offre tanti esempi concreti di migrazione. Basti pensare ad Abramo”, al popolo di Israele e alla stessa Santa Famiglia, “costretta ad emigrare per sfuggire alla minaccia di Erode”.

“La storia dell’umanità è storia di migrazioni: ad ogni latitudine, non c’è popolo che non abbia conosciuto il fenomeno migratorio. Nel corso dei secoli abbiamo assistito in proposito a grandi espressioni di solidarietà, anche se non sono mancate tensioni sociali. Oggi, il contesto di crisi economica favorisce purtroppo l’emergere di atteggiamenti di chiusura e di non accoglienza. In alcune parti del mondo sorgono muri e barriere. Sembra a volte che l’opera silenziosa di molti uomini e donne che, in diversi modi, si prodigano per aiutare e assistere i profughi e i migranti sia oscurata dal rumore di altri che danno voce a un istintivo egoismo. Ma la chiusura non è una soluzione, anzi, finisce per favorire i traffici criminali. L’unica via di soluzione è quella della solidarietà, solidarietà con il migrante, solidarietà con il forestiero”.

“L’impegno dei cristiani in questo campo è urgente oggi come in passato. Per guardare solo al secolo scorso, ricordiamo la stupenda figura di santa Francesca Cabrini, che dedicò la sua vita insieme alle sue compagne ai migranti verso gli Stati Uniti d’America. Anche oggi abbiamo bisogno di queste testimonianze perché la misericordia possa raggiungere tanti che sono nel bisogno. È un impegno che coinvolge tutti, nessuno escluso. Le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le associazioni e i movimenti, come i singoli cristiani, tutti siamo chiamati ad accogliere i fratelli e le sorelle che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla violenza e da condizioni di vita disumane. Tutti insieme siamo una grande forza di sostegno per quanti hanno perso patria, famiglia, lavoro e dignità”.

“Alcuni giorni fa è successa una piccola storia: c'era un rifugiato che cercava una strada e una signora le si è avvicinata chiedendo cosa cercasse. Era senza scarpe il rifugiato e lui ha detto che voleva andare a san Pietro per entrare nella Porta Santa. La signora chiama allora un taxi perché lo vede senza scarpe. Ma il rifugiato puzzava e l'autista del taxi non voleva che salisse ma alla fine lo ha lasciato salire assieme alla signora, questa le ha chiesto di raccontare  la sua storia durante il percorso. L'uomo ha raccontato la sua storia di dolore e perché fosse fuggito da casa. Una volta arrivati la signora fa per pagare il taxi e l'autista, che prima non voleva far salire il migrante perché puzzava, si è rifiutato di prendere il denaro dicendo che avrebbe dovuto pagare lui per aver sentito una storia che gli ha fatto cambiare il cuore. Questa signora, avendo il sangue armeno, sapeva cosa significa far parte di un popolo che è costretto a fuggire. Pensate a questa storia e pensate a cosa possiamo fare per i rifugiati”.

“E vestire chi è nudo, che cosa vuol dire se non restituire dignità a chi l’ha perduta? Certamente dando dei vestiti a chi ne è privo; ma pensiamo anche alle donne vittime della tratta gettate sulle strade, o agli altri, troppi modi di usare il corpo umano come merce, persino dei minori. E così pure non avere un lavoro, una casa, un salario giusto, è una forma di ‘nudità’, o essere discriminati per la razza o per la fede, sono tutte forme di ‘nudità’, di fronte alle quali come cristiani siamo chiamati ad essere attenti, vigilanti e pronti ad agire”.

“Cari fratelli e sorelle, non cadiamo nella trappola di rinchiuderci in noi stessi, indifferenti alle necessità dei fratelli e preoccupati solo dei nostri interessi. È proprio nella misura in cui ci apriamo agli altri che la vita diventa feconda, le società riacquistano la pace e le persone recuperano la loro piena dignità. E non dimenticatevi di quella signora, di quel migrante che puzzava e non dimenticate quell'autista al quale quel migrante aveva cambiato l'anima”.

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