12/05/2021, 10.37
VATICANO
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Papa: la vita cristiana non è ‘una passeggiata’, in alcuni momenti è una lotta

L’udienza generale è tornata nel Cortile di san Damaso. Un ritorno al contatto con le persone del quale Francesco ha detto di essere “contento. Vi dico una cosa – ha aggiunto – non è bello parlare davanti a niente o a una camera, non è bello!”. “Quasi sempre, dopo aver rimandato la preghiera, ci accorgiamo che quelle cose non erano affatto essenziali, e che magari abbiamo sprecato del tempo. Il Nemico ci inganna così”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “La preghiera cristiana, come tutta la vita cristiana, non è una ‘passeggiata’”, in alcuni momenti “è una lotta”, un combattimento contro “il nemico”, nel quale non siamo soli, anche se a volte ci sembra di esserlo. “Il combattimento della preghiera” è stato l’argomento del quale papa Francesco ha parlato nell’udienza generale di oggi, tornata a svolgersi nel Cortile di san Damaso.

Un ritorno al contatto con le persone del quale Francesco ha detto di essere “contento. Vi dico una cosa – ha aggiunto – non è bello parlare davanti a niente o a una camera, non è bello!”. “Vedervi mi fa piacere. Trovare voi, ognuno con la propria storia”. “Gente che viene da tutte le parti, dall’Italia, dagli Stati Uniti, dalla Colombia, e quella piccola équipe di calcio di quattro fratellini svizzeri, manca la sorellina, speriamo che arrivi…”. “Siamo tutti fratelli nel Signore, e guardarci ci aiuta a pregare l’uno per l’altro. Portate il messaggio del Papa a tutti, e il messaggio del Papa è che io prego per tutti e chiedo di pregare per me. Uniti nella preghiera!”.

In effetti, al suo arrivo nel Cortile, Francesco si è soffermato per una quindicina di minuti tra il migliaio di persone presenti: ha preso le rose bianche donategli da un gruppo di suore e lo strano copricapo rosso datogli da un sacerdote indiano, ha scambiato alcune battute con un’anziana signora e con un gruppo di giovani.

Nella sua riflessione, Francesco ha sottolineato che “nessuno dei grandi oranti che incontriamo nella Bibbia e nella storia della Chiesa ha avuto una preghiera ‘comoda’. Essa certamente dona una grande pace, ma attraverso un combattimento interiore, a volte duro, che può accompagnare periodi anche lunghi della vita. Pregare non è una cosa facile. Ogni volta che vogliamo farlo, subito ci vengono in mente tante altre attività, che in quel momento appaiono più importanti e più urgenti. Questo – ha aggiunto - succede anche a me”.

Ma “quasi sempre, dopo aver rimandato la preghiera, ci accorgiamo che quelle cose non erano affatto essenziali, e che magari abbiamo sprecato del tempo. Il Nemico ci inganna così. Tutti gli uomini e le donne di Dio riferiscono non solamente la gioia della preghiera, ma anche il fastidio e la fatica che essa può procurare: in qualche momento è una dura lotta tenere fede ai tempi e ai modi della preghiera”. “Chi vuole pregare deve ricordarsi che la fede non è facile, e qualche volta procede in un’oscurità quasi totale, senza punti di riferimento. Ci sono momenti nella vita cristiana che sono oscuri”.

“Davanti all’inafferrabilità del divino, altri sospettano che la preghiera sia una mera operazione psicologica; qualcosa che magari è utile, ma non vera né necessaria: si potrebbe addirittura essere praticanti senza essere credenti. E così via, tante spiegazioni. I nemici peggiori della preghiera sono però dentro di noi. Il Catechismo li chiama così: «Scoraggiamento dinanzi alle nostre aridità, tristezza di non dare tutto al Signore, poiché abbiamo ‘molti beni’, delusione per non essere esauditi secondo la nostra volontà, ferimento del nostro orgoglio che si ostina sulla nostra indegnità di peccatori, allergia alla gratuità della preghiera» (n. 2728). Si tratta chiaramente di un elenco sommario, che potrebbe essere allungato”.

Per combattere la tentazione i “maestri dell’anima” hanno offerto suggerimenti, come gli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola che “sono un libretto di grande sapienza, che insegna a mettere ordine nella propria vita. Fa capire che la vocazione cristiana è militanza, è decisione di stare sotto la bandiera di Gesù Cristo e non sotto quella del diavolo”.

“Nei tempi di prova – ha detto poi - è bene ricordarsi che non siamo soli, che qualcuno veglia al nostro fianco e ci protegge”. E “la preghiera è combattere”, e fa miracoli. In proposito Francesco ha raccontato a braccio un episodio di quando era arcivescovo di Buenos Aires. Il padre di una bambina malata, della quale i medici avevano annunciato la morte “aveva una fede grande, anche se magari non andava a messa tutte le domeniche. Lasciò in ospedale la moglie e la figlia, prese un treno e si recò a 70 chilometri di distanza, verso la basilica della Madonna di Lujan, la patrona dell’Argentina. E lì, era chiusa già la basilica, erano quasi le dieci di sera. E lui si aggrappò alle grate della basilica e stette tutta la notte pregando la Madonna, combattendo per la salute della figlia. Non è una fantasia, l’ho visto io. Alla fine, alle 6 del mattino si aprì la chiesa, lui salutò la Madonna e tornò a casa. Quando arriva, cerca la moglie e non la trova, poi la trova sorridente: ‘Non so cos’è successo, i medici dicono che è cambiato, così e adesso è guarita’. Quell’uomo, lottando con la preghiera, ha avuto la grazia della Madonna”.

“Gesù – ha ripreso - è sempre con noi: se in un momento di cecità non riusciamo a scorgere la sua presenza, ci riusciremo in futuro. Capiterà anche a noi di ripetere la stessa frase che disse un giorno il patriarca Giacobbe: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo» (Gen 28,16). Alla fine della nostra vita, volgendo all’indietro lo sguardo, anche noi potremo dire: ‘Pensavo di essere solo, invece no, non lo ero: Gesù era con me’”.

 Nei saluti, rivolgendosi ai polacchi ha ricordato che “domani ricorre la memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Fatima e il 40mo anniversario dell’attentato a San Giovanni Paolo II. Egli stesso sottolineava con convinzione che doveva la vita alla Signora di Fatima. Questo evento ci rende consapevoli che la nostra vita e la storia del mondo sono nelle mani di Dio. Al Cuore Immacolato di Maria affidiamo la Chiesa, noi stessi e tutto il mondo. Chiediamo nella preghiera la pace, la fine della pandemia, lo spirito di penitenza e la nostra conversione.”

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