Papa: la fede o è missionaria o non è fede
“La fede sempre ti porta a uscire da te. Uscire. La trasmissione della fede; la fede va trasmessa, va offerta, soprattutto con la testimonianza: ‘Andate, che la gente veda come vivete’”. Introducendo la celebrazione ha invitato a pregare per le persone che svolgono servizi funebri. È tanto doloroso – ha detto - tanto triste quello che fanno, e sentono il dolore di questa pandemia così vicino”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Ogni cristiano è missionario e “la fede, o è missionaria o non è fede”, “non è una cosa soltanto per me”, “va trasmessa, va offerta, soprattutto con la testimonianza”. Il mandato missionario dato da Gesù agli apostoli al momento di congedarsi da loro (Mc 16, 15-20) è stato al centro dell’omelia di papa Francesco nella messa celebrata stamattina a Casa Santa Marta.
Introducendo la celebrazione ha invitato anche oggi a pregare per coloro che soffrono per la pandemia. Oggi il pensiero è andato alle “persone che svolgono servizi funebri. È tanto doloroso – ha detto - tanto triste quello che fanno, e sentono il dolore di questa pandemia così vicino”.
All’omelia, ha ricordato che “oggi la Chiesa celebra San Marco, uno dei quattro evangelisti, molto vicino all’apostolo Pietro. Il Vangelo di Marco è stato il primo a essere scritto. È semplice, uno stile semplice, molto vicino”.
Alla fine, Marco racconta che Gesù, “prima di partire, quando apparve agli Undici, gli disse: ‘Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura’”. “C’è la missionarietà della fede. La fede, o è missionaria o non è fede. La fede non è una cosa soltanto per me, perché io cresca con la fede: questa è un’eresia gnostica. La fede sempre ti porta a uscire da te. Uscire. La trasmissione della fede; la fede va trasmessa, va offerta, soprattutto con la testimonianza: ‘Andate, che la gente veda come vivete’”.
E se manca la missionarietà è “perché nella radice manca la convinzione: ‘Sì, io sono cristiano, sono cattolico, ma …’. Come se fosse un atteggiamento sociale”. “Questa non è fede. Questa è una cosa culturale. La fede necessariamente ti porta fuori, ti porta a darla, perché la fede va trasmessa essenzialmente. Non è quieta. ‘Ah, lei vuol dire, padre, che tutti dobbiamo essere missionari e andare nei Paesi lontani?’. No, questa è una parte della missionarietà. Questo vuol dire che se tu hai fede necessariamente tu devi uscire da te, tu devi uscire da te, e far vedere socialmente la fede. La fede sociale, è per tutti: ‘Andate in tutto il mondo, proclamate il Vangelo ad ogni creatura’. E questo non vuol dire fare proselitismo, come se io fossi una squadra di calcio che fa proselitismo o fossi una società di beneficenza. No, la fede è ‘niente proselitismo’. È far vedere la rivelazione, perché lo Spirito Santo possa agire nella gente con la testimonianza, e come testimone con servizio. Il servizio è un modo di vivere: se io dico che sono cristiano e vivo come un pagano, non va! Questo non convince nessuno. Se io dico che sono cristiano e vivo da cristiano, questo attira. È la testimonianza”.
“Nella trasmissione della fede – ha detto ancora - c’è sempre il Signore con noi. Nella trasmissione dell’ideologia ci saranno i maestri, ma quando io ho un atteggiamento di fede che va trasmessa, c’è il Signore lì che mi accompagna. Mai, nella trasmissione della fede sono solo. È il Signore con me che trasmette la fede. Lo ha promesso: ‘Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo’. Preghiamo il Signore – ha concluso - perché ci aiuti a vivere la nostra fede così: la fede da porte aperte, una fede trasparente, non ‘proselitista’, ma che faccia vedere: ‘Ma io sono così’. E con questa sana curiosità, aiuti la gente a ricevere questo messaggio che li salverà”.
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