Papa: la democrazia può essere indebolita dai populismi e da ‘riferimenti’ a potenze internazionali
L’incontro di Francesco con i giornalisti. “Il documento della UE sul Natale è un anacronismo” da “laicità annacquata”, ogni governo dovrebbe dire quanti migranti può accogliere, la democrazia può essere indebolita dai populismi e da “riferimenti” a potenze internazionali economiche, culturali ed è “nell’orizzonte non lontano” un incontro con il patriarca di Mosca Kyrill.
Roma (AsiaNews) – “Il documento della UE sul Natale è un anacronismo” da “laicità annacquata”, ogni governo dovrebbe dire quanti migranti può accogliere, la democrazia può essere indebolita dai populismi e da “riferimenti” a potenze internazionali economiche, culturali ed è “nell’orizzonte non lontano” un incontro con il patriarca di Mosca Kyrill. Quanto all’arcivescovo di Parigi, si è dimesso “per il chiacchiericcio” su una mancanza “non totale” contro il sesto comandamento. Sono le principali affermazioni fatte da papa Francesco nel tradizionale incontro con i giornalisti durante il volo che da Atene lo ha riportato a Roma, dove è atterrato poco prima delle 13.
Prima della partenza, ad Atene, Francesco avea avuto un doppio incontro con giovani. Prima, ancora in nunziatura, ha incontrato un gruppo di giovani rifugiati cristiani siriani, ospitati attualmente presso l’Ordinariato armeno cattolico di Atene. I nove giovani siriani indossavano una maglietta che riportava la scritta in italiano: Gesù io credo in te. La mano del Signore ci ha salvati. Grazie, Santo Padre, tu sei la mano del Signore - Athena 06 dicembre 2021. Poi, nella scuola San Dionigi delle Suore Orsoline con un folto gruppo di ragazzi, ai quali ha raccomandato di “andare avanti”, a non farsi distruggere dagli “azzeratori di sogni e sicari della speranza” e senza farsi imprigionare in quel “mondo virtuale pieno di apparenze”, in cui si è “molto social ma poco sociali”.
Sull’aereo, raggiunti i giornalisti, Francesco ha subito un fuoco di fila di domande. Così ha sostenuto che il documento dell’Unione europea che diceva di non fare auguri riferiti al Natale “è un anacronismo. Nella storia tanti, tante dittature, hanno cercato di farla. Pensa a Napoleone: da lì… Pensa alla dittatura nazista, quella comunista… è una moda di una laicità annacquata, acqua distillata… Ma questa è una cosa che non funzionò durante la storia”.
Quanto alla democrazia, “è un tesoro, un tesoro di civiltà e va custodito, va custodito”. “Io – ha aggiunto - oggi forse vedo due pericoli contro la democrazia: uno è quello dei populismi, che sono un po' qua, un po' là, cominciano a far vedere le unghie. Io penso a un grande populismo del secolo scorso, il nazismo, che è stato un populismo che difendendo i valori nazionali, così diceva, è riuscito ad annientare la vita democratica, anzi la vita stessa con la morte della gente, a diventare una dittatura cruenta”. “Da un'altra parte si indebolisce la democrazia, [essa] entra in una strada in cui lentamente [s'indebolisce] quando si sacrificano i valori nazionali, si annacquano verso, diciamo una parola brutta, ma non ne trovo un'altra, verso un ‘impero’, una specie di governo sovranazionale e questa è una cosa che ci deve far pensare”. “L'indebolimento della democrazia si ha per il pericolo dei populismi che non sono popolarismi, e per il pericolo di questi riferimenti a potenze internazionali economici, culturali… questo è quello che mi viene in mente ma io non sono un politico di scienza, io parlo dicendo quello che mi sembra”.
Per quanto riguarda i migranti, “Io dirò questo: ogni governo deve dire chiaramente “io ne posso ricevere tanti .. Perché i governanti sanno quanti sono quanti migranti sono capaci di ricevere. Questo è loro diritto. Questo è vero. Ma i migranti vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati. Se un governo non può accogliere oltre un certo numero, deve entrare dialogo con altri Paesi, che si prendano cura gli altri, ognuno. Per questo è importante l’Unione Europea. Perché può fare l’armonia fra tutti i governi per la distribuzione dei migranti”. “Non è facile accogliere i migranti, risolvere il problema dei migranti, ma se noi non risolviamo il problema dei migranti rischiamo di far naufragare la civiltà, oggi, in Europa, per come stanno le cose, la nostra civiltà”.
A una domanda sugli abusi, Francesco ha risposto partendo dall’affermazione “vorrei soltanto dire questo come principio: una situazione storica va interpretata con l’ermeneutica dell’epoca, non con la nostra. Per esempio, la schiavitù. Noi diciamo: è una brutalità. Gli abusi di 70 o 100 anni fa sono una brutalità. Ma il modo con cui la vivevano loro, non è lo stesso di oggi: per esempio nel caso degli abusi nella Chiesa l’atteggiamento era di coprire. Atteggiamento che si usa purtroppo anche nella grande quantità delle famiglie, nei quartieri. Noi diciamo, no, non va questo coprire. Ma bisogna sempre interpretare con l’ermeneutica dell’epoca, non con la nostra”.
E l’arcivescovo di Parigi “io mi domando ma cosa ha fatto lui di così grave da dover dare le dimissioni? Qualcuno mi risponda, che cosa ha fatto?” “E se non conosciamo l’accusa non possiamo condannare... Prima di rispondere io dirò: fate le indagini eh, perché c’è pericolo di dire: è stato condannato. Chi lo ha condannato? L’opinione pubblica, il chiacchiericcio... non sappiamo... se voi sapete perché ditelo, al contrario non posso rispondere. E non saprete perché è stata una mancanza di lui, una mancanza contro il sesto comandamento, ma non totale, di piccole carezze e massaggi che faceva alla segretaria, questa è l’accusa. questo è peccato ma non è dei peccati più gravi, perché i peccati della carne non sono i più gravi. Quelli più gravi sono quelli che anno più angelicalità: la superbia, l’odio”.
L’incontro con Kirill, infine. “È nell’orizzonte non lontano”, credo che la prossima settimana viene da me Ilarion per concordare un possibile incontro. Il patriarca deve viaggiare, forse in Finlandia, e io sono comunque sempre disposto ad andare a Mosca, per dialogare con un fratello. Per dialogare con un fratello non ci sono protocolli, un fratello ortodosso che si chiami Kyrill, Crysostomos, Ieronimos, e quando ci vediamo non balliamo il minuetto, ci diciamo le cose in faccia, ma come fratelli. Ed è bello vedere litigare i fratelli perché appartengono alla stessa madre, la madre Chiesa, ma sono un po’ divisi alcuni per l’eredità, altri per la storia che li ha divisi. Ma dobbiamo cercare di andare insieme, lavorare e camminare in unità e per l’unità”.
05/12/2021 11:57