Papa: l’Immacolata sciolga il cuore di pietra di chi innalza muri per allontanare il dolore degli altri
“Lasciamoci provocare dai visi dei bambini, figli di migranti disperati. Lasciamoci scavare dentro dalla loro sofferenza per reagire alla nostra indifferenza; guardiamo i loro volti, per risvegliarci dal sonno dell’abitudine!”. La santità è “vivere ogni giorno quello che ci capita umili e gioiosi, liberi da noi stessi, con gli occhi rivolti a Dio e al prossimo che incontriamo”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – La Madonna ci aiuti a renderci conto di cos’è davvero la santità: “vivere ogni giorno quello che ci capita umili e gioiosi, liberi da noi stessi, con gli occhi rivolti a Dio e al prossimo che incontriamo”. E’ la preghiera che papa Francesco ha elevato prima della recita dell’Angelus del giorno nel quale la Chiesa celebra l’Immacolata concezione di Maria, mentre dopo la preghiera mariana, ricordando il viaggio a Cipro e in Grecia, è tornato a esortare a guardare gli occhi dei bambini migranti “per risvegliarci dal sonno dell’abitudine”.
Per la celebrazione dell’Immacolata Francesco stamattina, poco prima delle 6.15, si è recato in piazza di Spagna (nella foto) dov’è la colonna dedicata alla Vergine. Come già l’anno scorso ci è andato da solo, quando ancora non era sorto il sole, per evitare assembramenti. Ha deposto un cesto di rose bianche alla base della colonna e si è fermato in preghiera, chiedendole, dice una nota vaticana, “il miracolo della cura, per i tanti malati; della guarigione, per i popoli che soffrono duramente per le guerre e la crisi climatica; e della conversione, perché sciolga il cuore di pietra di chi innalza muri per allontanare da sé il dolore degli altri”. Alle 6.20 il Papa dopo aver lasciato piazza di Spagna, si è recato a Santa Maria Maggiore dove ha continuato la preghiera davanti all'icona di Maria Salus Populi Romani. Poco dopo le 7.00 ha fatto ritorno in Vaticano.
All’Angelus, alle 10mila persone presenti in piazza malgrado spruzzi di pioggia, Francesco ha sottolineato “la perfezione” di Maria che è “piena di grazia” e quindi “vuota di male”. “Ora, a questo saluto Maria – dice il testo – rimane «molto turbata» (Lc 1,29). Non è solo sorpresa, ma turbata. Ricevere grandi saluti, onori e complimenti a volte rischia di suscitare vanto e presunzione”. “Maria invece non si esalta, ma si turba; anziché provare piacere, prova stupore. Il saluto dell’angelo le sembra più grande di lei. Perché? Perché si sente piccola dentro, e questa piccolezza, questa umiltà attira lo sguardo di Dio. Tra le mura della casa di Nazaret vediamo così un tratto meraviglioso del cuore di Maria: ricevuto il più alto dei complimenti, si turba perché sente rivolto a sé quanto non attribuiva a sé stessa. Maria, infatti, non si attribuisce prerogative, non rivendica qualcosa, non ascrive nulla a suo merito. Non si autocompiace, non si esalta. Perché nella sua umiltà sa di ricevere tutto da Dio. È dunque libera da sé stessa, tutta rivolta a Dio e agli altri. Maria Immacolata non ha occhi per sé. Ecco l’umiltà vera: non avere occhi per sé, ma per Dio e per gli altri”.
Con l’annuncio dell’angelo, “tra le povere mura di una piccola casa, Dio ha cambiato la storia. Anche oggi desidera fare grandi cose con noi nella quotidianità: in famiglia, al lavoro, negli ambienti di ogni giorno. Lì, più che nei grandi eventi della storia, la grazia di Dio ama operare. Ma – ha proseguito Francesco - mi domando, ci crediamo? Oppure pensiamo che la santità sia un’utopia, qualcosa per gli addetti ai lavori, una pia illusione incompatibile con la vita ordinaria? Chiediamo oggi alla Madonna una grazia: che ci liberi dall’idea fuorviante che una cosa è il Vangelo e un’altra la vita; che ci accenda di entusiasmo per l’ideale della santità, che non è questione di santini e immaginette, ma di vivere ogni giorno quello che ci capita umili e gioiosi, liberi da noi stessi, con gli occhi rivolti a Dio e al prossimo che incontriamo. Non perdiamoci di coraggio: a tutti il Signore ha dato una stoffa buona per tessere la santità nella vita quotidiana! E quando ci assale il dubbio di non farcela, la tristezza di essere inadeguati, lasciamoci guardare dagli ‘occhi misericordiosi’ della Madonna, perché nessuno che abbia chiesto il suo soccorso è stato mai abbandonato!”.
Dopo la recita dell’Angelus, ricordando il viaggio a Cipro e in Grecia ha detto tra l’altro: “Mi ha commosso il caro Fratello ortodosso Chrysostomos, quando mi ha parlato della Chiesa Madre: da cristiani percorriamo vie diverse, ma siamo figli della Chiesa di Gesù, che è Madre e ci accompagna, ci custodisce, ci fa andare avanti, tutti fratelli. Il mio augurio per Cipro è che sia sempre un laboratorio di fraternità, dove l’incontro prevalga sullo scontro, dove si accoglie il fratello, soprattutto quando è povero, scartato, emigrato”.
“Ripeto che davanti alla storia, davanti ai volti di chi emigra, non possiamo tacere, non possiamo girarci dall’altra parte. A Cipro, come a Lesbo, ho potuto guardare negli occhi questa sofferenza: per favore, guardiamo negli occhi gli scartati che incontriamo, lasciamoci provocare dai visi dei bambini, figli di migranti disperati. Lasciamoci scavare dentro dalla loro sofferenza per reagire alla nostra indifferenza; guardiamo i loro volti, per risvegliarci dal sonno dell’abitudine!”.
03/06/2010