Papa: al Cenacolo, da qui la Chiesa è partita, ed è una Chiesa "in uscita"
Gerusalemme (AsiaNews) - Celebrazione eucaristica al Cenacolo, ultima tappa del pellegrinaggio in Terra Santa di papa Francesco che stasera torna a Roma. Dal Cenacolo, dice, "da qui" la Chiesa è partita, "in uscita" da un luogo che ricorda il servizio, la fraternità, la condivisione, l'armonia, la pace, la promessa, ma anche la meschinità, la curiosità, il tradimento.
La piccola sala ove dove Francesco conclude la sua visita e dove si svolse l'Ultima cena sorge al secondo piano di un edificio che si vuole sorto sulla tomba di re David. Si può visitare, ma non si può usare per celebrazioni, ricorda padre Pizzaballa, custode di Terra Santa, tranne casi straordinari, come questo. I francescani ne rivendicano l'antica proprietà, ma dalla guerra del 1967 è tenuto dallo Stato. Da tempo, in particolare in occasione della visita di Giovanni Paolo II, si parla di ridare alla Chiesa cattolica se non la proprietà, almeno qualche forma di gestione. Ma alla vigilia dell'arrivo di papa Francesco, il ministro degli esteri Avigor Lieberman, capo del partito di destra Yisrael Beitenu, commentando una manifestazione di protesta di ebrei ultraortodossi contro la presenza di Francesco al Cenacolo e contro l'ipotesi di concederlo in qualche modo alla Santa Sede ha dichiarato che "non c'è alcuna intenzione di consegnare o di concedere diritti sul Cenacolo al Vaticano. Né durante la visita del Papa in Israele né dopo".
Non ci sono manifestanti a protestare quando arriva papa Francesco che dedica alla Chiesa i suoi ultimi due appuntamenti in Terra Santa. E se la messa è dedicata alla "la nascita della nuova famiglia, la Chiesa", prima di recarsi al Cenacolo ha incontrato sacerdoti, religiosi e seminaristi che sono in questa terra, nella chiesa del Getsemani che sorge accanto all'Orto degli Ulivi. Ricordando quanto lì avvenne aveva detto che "farà bene a tutti noi, vescovi, sacerdoti, persone consacrate, seminaristi, in questo luogo, domandarci: chi sono io davanti al mio Signore che soffre? Sono di quelli che, invitati da Gesù a vegliare con Lui, si addormentano, e invece di pregare cercano di evadere chiudendo gli occhi di fronte alla realtà? Mi riconosco in quelli che sono fuggiti per paura, abbandonando il Maestro nell'ora più tragica della sua vita terrena? C'è forse in me la doppiezza, la falsità di colui che lo ha venduto per trenta monete, che era stato chiamato amico, eppure ha tradito Gesù? Mi riconosco in quelli che sono stati deboli e lo hanno rinnegato, come Pietro? Egli poco prima aveva promesso a Gesù di seguirlo fino alla morte; poi, messo alle strette e assalito dalla paura, giura di non conoscerlo. Assomiglio a quelli che ormai organizzavano la loro vita senza di Lui, come i due discepoli di Emmaus, stolti e lenti di cuore a credere nelle parole dei profeti?".
"Oppure, grazie a Dio, mi ritrovo tra coloro che sono stati fedeli sino alla fine, come la Vergine Maria e l'apostolo Giovanni? Quando sul Golgota tutto diventa buio e ogni speranza sembra finita, solo l'amore è più forte della morte. L'amore della Madre e del discepolo prediletto li spinge a rimanere ai piedi della croce, per condividere fino in fondo il dolore di Gesù. Mi riconosco in quelli che hanno imitato il loro Maestro e Signore fino al martirio, testimoniando quanto Egli fosse tutto per loro, la forza incomparabile della loro missione e l'orizzonte ultimo della loro vita?"
"L'amicizia di Gesù nei nostri confronti, la sua fedeltà e la sua misericordia sono il dono inestimabile che ci incoraggia a proseguire con fiducia la nostra sequela di Lui, nonostante le nostre cadute, i nostri errori e i nostri tradimenti. Ma questa bontà del Signore non ci esime dalla vigilanza di fronte al tentatore, al peccato, al male e al tradimento che possono attraversare anche la vita sacerdotale e religiosa. Avvertiamo la sproporzione tra la grandezza della chiamata di Gesù e la nostra piccolezza, tra la sublimità della missione e la nostra fragilità umana. Ma il Signore, nella sua grande bontà e nella sua infinita misericordia, ci prende sempre per mano, perché non affoghiamo nel mare dello sgomento. Egli è sempre al nostro fianco, non ci lascia mai soli. Dunque, non lasciamoci vincere dalla paura e dallo sconforto, ma con coraggio e fiducia andiamo avanti nel nostro cammino e nella nostra missione".
Una missione nata nel luogo dell'Ultima Cena. "Qui - dice - è nata la Chiesa, ed è nata in uscita. Da qui è partita, con il Pane spezzato tra le mani, le piaghe di Gesù negli occhi, e lo Spirito d'amore nel cuore. Gesù risorto, inviato dal Padre, nel Cenacolo comunicò agli Apostoli il suo stesso Spirito e con questa forza li inviò a rinnovare la faccia della terra. Uscire, partire, non vuol dire dimenticare. La Chiesa in uscita custodisce la memoria di ciò che qui è accaduto; lo Spirito Paraclito le ricorda ogni parola, ogni gesto, e ne rivela il senso".
"Il Cenacolo ci ricorda il servizio, la lavanda dei piedi che Gesù ha compiuto, come esempio per i suoi discepoli. Lavarsi i piedi gli uni gli altri significa accogliersi, accettarsi, amarsi, servirsi a vicenda. Vuol dire servire il povero, il malato, l'escluso, quello che mi sta antipatico. Il Cenacolo ci ricorda, con l'Eucaristia, il sacrificio. In ogni celebrazione eucaristica Gesù si offre per noi al Padre, perché anche noi possiamo unirci a Lui, offrendo a Dio la nostra vita, il nostro lavoro, le nostre gioie e i nostri dolori..., offrire tutto in sacrificio spirituale. Il Cenacolo ci ricorda l'amicizia. «Non vi chiamo più servi - disse Gesù ai Dodici - ... ma vi ho chiamato amici» (Gv 15,15). Il Signore ci rende suoi amici, ci confida la volontà del Padre e ci dona Sé stesso. È questa l'esperienza più bella del cristiano, e in modo particolare del sacerdote: diventare amico del Signore Gesù. Il Cenacolo ci ricorda il congedo del Maestro e la promessa di ritrovarsi con i suoi amici: «Quando sarò andato, ... verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Gv 14,3). Gesù non ci lascia, non ci abbandona mai, ci precede nella casa del Padre e là ci vuole portare con Sé".
"Ma il Cenacolo ricorda anche la meschinità, la curiosità - "chi è colui che tradisce?" - il tradimento. E può essere ciascuno di noi, non solo e sempre gli altri, a rivivere questi atteggiamenti, quando guardiamo con sufficienza il fratello, lo giudichiamo; quando con i nostri peccati tradiamo Gesù".
"Il Cenacolo ci ricorda la condivisione, la fraternità, l'armonia, la pace tra di noi. Quanto amore, quanto bene è scaturito dal Cenacolo! Quanta carità è uscita da qui, come un fiume dalla fonte, che all'inizio è un ruscello e poi si allarga e diventa grande... Tutti i santi hanno attinto da qui; il grande fiume della santità della Chiesa sempre prende origine da qui, sempre di nuovo, dal Cuore di Cristo, dall'Eucaristia, dal suo Santo Spirito".
"Il Cenacolo infine ci ricorda la nascita della nuova famiglia, la Chiesa, costituita da Gesù risorto. Una famiglia che ha una Madre, la Vergine Maria. Le famiglie cristiane appartengono a questa grande famiglia, e in essa trovano luce e forza per camminare e rinnovarsi, attraverso le fatiche e le prove della vita. A questa grande famiglia sono invitati e chiamati tutti i figli di Dio di ogni popolo e lingua, tutti fratelli e figli dell'unico Padre che è nei cieli".
"Questo è l'orizzonte del Cenacolo: l'orizzonte del Risorto e della Chiesa. Da qui parte la Chiesa in uscita, animata dal soffio vitale dello Spirito. Raccolta in preghiera con la Madre di Gesù, essa sempre rivive l'attesa di una rinnovata effusione dello Spirito Santo: Scenda il tuo Spirito, Signore, e rinnovi la faccia della terra !".