Papa: ai fidanzati, ricordate "per sempre" che l'altro è "un dono di Dio"
Città del Vaticano (AsiaNews) - Chiedere ogni giorno a Dio "il nostro amore quotidiano", per costruire insieme la casa "sulla roccia dell'amore vero, l'amore che viene da Dio"; imparare a chiedersi "permesso, grazie, scusa", per "non finire mai una giornata senza chiedersi perdono, senza che la pace torni nella nostra casa, nella nostra famiglia" e celebrare il matrimonio in modo che sia "festa", ma in modo che "i segni esteriori della vostra festa rivelino la presenza del Signore e ricordino a voi e a tutti i presenti l'origine e il motivo della vostra gioia".
Palloncini a forma di cuore in una piazza san Pietro invasa (nella foto) da quasi trentamila fidanzati. Un san Valentino diverso per giovani che si sposeranno entro l'anno, e che stanno percorrendo un cammino preparatorio al matrimonio sacramentale, provenienti da una trentina di Paesi e che oggi hanno incontrato papa Francesco.
Atteso tra canti, coreografie e testimonianze, il Papa ha risposto alle domande poste da tre coppie di fidanzati, che hanno anche raccontato il loro incontro e i loro problemi: la paura del "per sempre", lo "stile" della vita matrimoniale e quello della celebrazione del matrimonio.
"E' importante - ha risposto Francesco al primo quesito - chiedersi se è possibile amarsi 'per sempre'. Questa è una domanda che dobbiamo fare. Oggi tante persone hanno paura di fare scelte definitive, per tutta la vita, sembra impossibile. Un ragazzi diceva al suo vescovo: 'voglio diventare sacerdote, ma solo per dieci anni'. E' una domanda della nostra cultura. Oggi tutto cambia rapidamente, niente dura a lungo... E questa mentalità porta tanti che si preparano al matrimonio a dire: 'stiamo insieme finché dura l'amore'. E così finisce il matrimonio. Ma cosa intendiamo per 'amore'? Solo un sentimento, uno stato psicofisico? Certo, se è questo, non si può costruirci sopra qualcosa di solido. Ma se invece l'amore è una relazione, allora è una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa. E la casa si costruisce assieme, non da soli! Costruire qui significa favorire e aiutare la crescita. Cari fidanzati, voi vi state preparando a crescere insieme, a costruire questa casa, per vivere insieme per sempre. Non volete fondarla sulla sabbia dei sentimenti che vanno e vengono, ma sulla roccia dell'amore vero, l'amore che viene da Dio. La famiglia nasce da questo progetto d'amore che vuole crescere come si costruisce una casa che sia luogo di affetto, di aiuto, di speranza, di sostegno. Come l'amore di Dio è stabile e per sempre, così anche l'amore che fonda la famiglia vogliamo che sia stabile e per sempre. Per favore, Non dobbiamo lasciarci vincere dalla 'cultura del provvisorio'!"
"Dunque come si cura questa paura del 'per sempre'? Si cura giorno per giorno affidandosi al Signore Gesù in una vita che diventa un cammino spirituale quotidiano, fatto di passi, passi piccoli, passi di crescita comune, di impegno a diventare donne e uomini maturi nella fede. Perché, cari fidanzati, il 'per sempre' non è solo una questione di durata! Un matrimonio non è riuscito solo se dura, ma è importante la sua qualità. Stare insieme e sapersi amare per sempre è la sfida degli sposi cristiani".
E "il Signore può moltiplicare il vostro amore". "Ne ha una riserva infinita! Lui vi dona l'amore che sta a fondamento della vostra unione e ogni giorno lo rinnova, lo rafforza. E lo rende ancora più grande quando la famiglia cresce con i figli. In questo cammino è importante è necessaria la preghiera. Sempre; lui per lei e lei per lui. Chiedete a Gesù di moltiplicare il vostro amore. Nella preghiera del Padre Nostro noi diciamo: 'Dacci oggi il nostro pane quotidiano'. Gli sposi possono imparare a pregare anche così: 'Signore, dacci oggi il nostro amore quotidiano', perché l'amore quotidiano degli sposi è il pane il vero pane dell'anima quello che li sostiene per andare avanti. E possiamo fare la prova per vedere se sappiamo dirla. Tutti insieme: 'Signore dacci oggi il nostro amore quotidiano', 'Signore dacci oggi il nostro amore quotidiano', insegnaci ad amarci, a volerci bene! Più vi affiderete a Lui, più il vostro amore sarà 'per sempre', capace di rinnovarsi, e vincerà ogni difficoltà".
Quanto allo "stile" della vita coniugale, "vivere insieme è un'arte, un cammino paziente, bello e affascinante. Non finisce quando vi siete conquistati l'un l'altro... Anzi, è proprio allora che inizia! Questo cammino di ogni giorno ha delle regole che si possono riassumere in queste tre parole, che ho ripetuto tante volte alle famiglie, e che voi già potete imparare ad usare tra voi: permesso, grazie e scusa. 'Permesso?'. E' la richiesta gentile di poter entrare nella vita di qualcun altro con rispetto e attenzione. Bisogna imparare a chiedere: posso fare questo? Ti piace che facciamo così? Che prendiamo questa iniziativa, che educhiamo così i figli? Vuoi che questa sera usciamo?... Insomma, chiedere permesso significa saper entrare con cortesia nella vita degli altri. Sentite bene questo: saper entrare con cortesia nella vita degli altri, e non è facile. A volte invece si usano maniere un po' pesanti, come certi scarponi da montagna! L'amore vero non si impone con durezza e aggressività. Nei Fioretti di san Francesco si trova questa espressione: «Sappi che la cortesia è una delle proprietà di Dio ... e la cortesia è sorella della carità, la quale spegne l'odio e conserva l'amore» (Cap. 37). Sì, la cortesia conserva l'amore. E oggi nelle nostre famiglie, nel nostro mondo, spesso violento e arrogante, c'è bisogno di molta più cortesia. E questo può cominciare a casa".
"'Grazie'. Sembra facile pronunciare questa parola, ma sappiamo che non è così... Però è importante! La insegniamo ai bambini, ma poi la dimentichiamo! La gratitudine è un sentimento importante: un'anziana una volta mi diceva a Buenos Aires la gratitudine è un fiore che cresce in terra nobile. E' necessaria la nobiltà dell'anima perché cresca questo fiore". "Nella vostra relazione, e domani nella vita matrimoniale, è importante tenere viva la coscienza che l'altra persona è un dono di Dio, e ai doni di Dio si dice grazia. E in questo atteggiamento interiore dirsi grazie a vicenda, per ogni cosa. Non è una parola gentile da usare con gli estranei, per essere educati. Bisogna sapersi dire grazie, per andare avanti bene insieme nella vita matrimoniale".
"'Scusa'. Nella vita facciamo tanti errori, tanti sbagli. Li facciamo tutti. Forse non c'è giorno in cui non facciamo qualche sbaglio. C'è qui qualche persona che non ha mai fatto uno sbaglio? Alzi la mano. Nessuno. Ecco allora la necessità di usare questa semplice parola: 'scusa'. In genere ciascuno di noi è pronto ad accusare l'altro e a giustificare se stesso. E questo è cominciato dal nostro padre Adamo, quando Dio gli chiede: 'ma tu hai mangiato quel frutto?' Risponde: 'ma è quella che me lo ha dato!' E' una storia vecchia. E' un istinto che sta all'origine di tanti disastri. Impariamo a riconoscere i nostri errori e a chiedere scusa. 'Scusa se ho alzato la voce'; 'scusa se sono passato senza salutare'; 'scusa se ho fatto tardi', 'se questa settimana sono stato così silenzioso', 'se ho parlato troppo senza ascoltare mai'; 'scusa se mi sono dimenticato', 'scusa ero arrabbiato e l'ho presa con te'. Ogni giorno... Anche così cresce una famiglia cristiana. Sappiamo tutti che non esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie perfetta. Non parliamo della suocera perfetta! Esistiamo noi, peccatori. Gesù, che ci conosce bene, ci insegna un segreto: non finire mai una giornata senza chiedersi perdono, senza che la pace torni nella nostra casa, nella nostra famiglia. E' abituale litigare tra gli sposi, forse vi siete arrabbiati, forse è volato un piatto, ma ricordate questo: mai, mai finire la giornata senza fare la pace, mai, mai. Se tu non finisci la giornata senza fare la pace, il giorno dopo quello che hai detto è freddo, è duro, sarà più difficile. Quando vengono in udienza o a messa a Santa Marta gli sposi che fanno 50 anni, io chiedo, 'chi ha sopportato di più?' e loro si guardano. E questo è bello. Se impariamo a chiederci scusa e a perdonarci a vicenda, il matrimonio durerà, andrà avanti".
Il momento della celebrazione, infine, "sia una vera festa, il matrimonio è una festa, una festa cristiana, non una festa mondana!". "Ciò che renderà pieno e profondamente vero il vostro matrimonio sarà la presenza del Signore che si rivela e dona la sua grazia". "E' Lui il segreto della gioia piena, quella che scalda il cuore veramente. E' la presenza di Gesù a quella festa". "Al tempo stesso, però, è bene che il vostro matrimonio sia sobrio e faccia risaltare ciò che è veramente importante. Alcuni sono più preoccupati dei segni esteriori, del banchetto, delle fotografie, dei vestiti e dei fiori... Sono cose importanti in una festa, ma solo se sono capaci di indicare il vero motivo della vostra gioia: la benedizione del Signore sul vostro amore. Fate in modo che, come il vino di Cana, i segni esteriori della vostra festa rivelino la presenza del Signore e ricordino a voi e a tutti i presenti l'origine e il motivo della vostra gioia di quel giorno". "Il matrimonio e anche un lavoro di tutti i giorni, poteri dire un lavoro artigianale, perché il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie fare più uomo il marito. Crescere anche in umanità come uomo e come dona, questo si fa tra voi, questo si chiama crescere insieme, il Signore benedice, ma questo viene da voi, sempre procurare che l'altro cresca". Un giorno qualcuno dirà guarda quello, e qualcuno dirà... 'e con quella moglie che ha'... e qualcuna dirà guarda quella.. e 'con quel marito che ha'. Questo è crescere insieme.
27/12/2020 12:40