Papa: Una cosa è certa, è il male ad avere paura
Nel corso dell’udienza generale, Francesco ricorda le sette domande del Padre nostro: “Le prime tre hanno al centro il ‘Tu’ di Dio Padre; le altre quattro hanno al centro il ‘noi’ e le nostre necessità umane”. Con l’avvento di Cristo “il male ha i giorni contati, il male non è eterno, il male non può più nuocerci”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Di una cosa possiamo essere certi, e cioè che “è il male ad avere paura”. Ha paura perché “quando Gesù incomincia a predicare, il primo a pagarne le conseguenze è proprio il male che affligge l’uomo”. Lo ha detto questa mattina papa Francesco nel corso della consueta udienza generale in piazza san Pietro.
Il pontefice continua la sua catechesi volta alla “riscoperta della preghiera del Padre nostro”. Oggi, dice ai fedeli presenti, “approfondiremo la prima delle sue sette invocazioni, cioè ‘sia santificato il tuo nome’. Le domande del ‘Padre nostro’ sono sette, facilmente divisibili in due sottogruppi. Le prime tre hanno al centro il ‘Tu’ di Dio Padre; le altre quattro hanno al centro il ‘noi’ e le nostre necessità umane”.
Nella prima parte “Gesù ci fa entrare nei suoi desideri, tutti rivolti al Padre: ‘sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà’; nella seconda è Lui che entra in noi e si fa interprete dei nostri bisogni: il pane quotidiano, il perdono dei peccati, l’aiuto nella tentazione e la liberazione dal male”.
Qui sta la matrice di ogni preghiera cristiana anzi, sottolinea il papa, “direi di ogni preghiera umana –, che è sempre fatta, da una parte, di contemplazione di Dio, del suo mistero, della sua bellezza e bontà, e, dall’altra, di sincera e coraggiosa richiesta di quello che ci serve per vivere, e vivere bene. Così, nella sua semplicità ed essenzialità, il ‘Padre nostro’ educa chi lo prega a non moltiplicare parole vane, perché – come Gesù stesso dice – ‘il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate’ (Mt 6,8)”.
Quando parliamo con Dio, aggiunge Francesco “non lo facciamo per rivelare a Lui quello che abbiamo nel cuore: Lui lo conosce molto meglio di noi! Se Dio è un mistero per noi, noi invece non siamo un enigma ai suoi occhi (cfr Sal 139,1-4). Dio è come quelle mamme a cui basta uno sguardo per capire tutto dei figli: se sono contenti o tristi, se sono sinceri o nascondono qualcosa…”
È “interessante notare che Gesù, nel discorso della montagna, subito dopo aver trasmesso il testo del ‘Padre nostro’, ci esorta a non preoccuparci e non affannarci per le cose. Sembra una contraddizione: prima ci insegna a chiedere il pane quotidiano e poi ci dice: ‘Non preoccupatevi dunque dicendo: che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?’ (Mt 6,31). Ma la contraddizione è solo apparente: le domande del cristiano esprimono la confidenza nel Padre; ed è proprio questa fiducia che ci fa chiedere ciò di cui abbiamo bisogno senza affanno e agitazione”.
La santità di Dio, sottolinea, “è una forza in espansione, e noi supplichiamo perché frantumi in fretta le barriere del nostro mondo. Quando Gesù incomincia a predicare, il primo a pagarne le conseguenze è proprio il male che affligge l’uomo. Gli spiriti maligni imprecano: ‘Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!’ (Mc 1,24). Non si era mai vista una santità così: non preoccupata di sé stessa, ma protesa verso l’esterno. Una santità - quella di Gesù - che si allarga a cerchi concentrici, come quando si getta un sasso in uno stagno. Il male ha i giorni contati, il male non è eterno, il male non può più nuocerci: è arrivato l’uomo forte che prende possesso della sua casa (cfr Mc 3,23-27)”.
La preghiera, conclude il papa, “scaccia ogni timore. Il Padre ci ama, il Figlio alza le braccia affiancandole alle nostre, lo Spirito lavora in segreto per la redenzione del mondo. Noi non vacilliamo nell’incertezza. Dio mi ama. Gesù ha dato la sua vita per me. Una cosa è certa: è il male ad avere paura. E questo è bello. Grazie”.
27/03/2019 10:34
22/05/2019 10:40