25/08/2019, 12.11
VATICANO
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Papa: Non c’è numero chiuso in Paradiso, ma il passaggio è stretto

All’Angelus, papa Francesco sottolinea che “per salvarsi bisogna amare Dio e il prossimo, e questo non è comodo! È una ‘porta stretta’”.  Maria è la “Porta del cielo’; una porta che ricalca esattamente la forma di Gesù: la porta del cuore di Dio, esigente, ma aperto a tutti”. L’appello per salvare la foresta amazzonica dagli incendi.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Non c’è il ‘numero chiuso’ in Paradiso! Ma si tratta di attraversare fin da ora il passaggio giusto, che c’è, per tutti, ma è stretto”. Lo ha detto papa Francesco nella sua riflessione prima della recita dell’Angelus insieme ai pellegrini radunati in piazza san Pietro. Subito dopo l’Angelus, il pontefice ha lanciato un appello per fermare gli incendi nella foresta amazzonica.

Il papa ha commentato il vangelo della domenica (21ma per anno, C, Luca 13, 22-30), quando Gesù, rispondendo a uno che gli chiede se “sono pochi” quelli che si salvano, “capovolge la domanda – che punta più sulla quantità: ‘sono pochi? ...’ – e invece colloca la risposta sul piano della responsabilità, invitandoci a usare bene il tempo presente. Dice infatti: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (v. 24)”.

“Gesù – ha continuato - ci dice le cose come stanno: il passaggio è stretto. In che senso? Nel senso che per salvarsi bisogna amare Dio e il prossimo, e questo non è comodo! È una ‘porta stretta’ perché è esigente, l’amore è esigente sempre, richiede impegno, anzi, ‘sforzo’, cioè una volontà decisa e perseverante di vivere secondo il Vangelo. San Paolo lo chiama «il buon combattimento della fede» (1Tm 6,12). Ci vuole lo sforzo di tutti i giorni, di tutto il giorno per amare Dio e il prossimo”.

Spiegando poi la parabola, in cui il padrone chiude la porta e quelli rimasti fuori vengono rifiutati, Francesco ha detto: “Queste persone allora cercheranno di farsi riconoscere, ricordando al padrone di casa di aver mangiato e bevuto con lui e di aver ascoltato i suoi insegnamenti in pubblico (cfr v. 26). Ma il Signore ripeterà di non conoscerli, e li chiama «operatori di ingiustizia». Ecco il problema! Il Signore ci riconoscerà non per i nostri titoli, … i titoli non contano: il Signore ci riconoscerà solo per una vita umile e buona, una vita di fede che si traduce nelle opere”.

“Per noi cristiani – ha concluso - questo significa che siamo chiamati a instaurare una vera comunione con Gesù, pregando, andando in chiesa, accostandoci ai Sacramenti e nutrendoci della sua Parola. Questo ci mantiene nella fede, nutre la nostra speranza, ravviva la carità. E così, con la grazia di Dio, possiamo e dobbiamo spendere la nostra vita per il bene dei fratelli, lottare contro ogni forma di male e di ingiustizia.  Ci aiuti in questo la Vergine Maria. Lei è passata attraverso la porta stretta che è Gesù. Lo ha accolto con tutto il cuore e lo ha seguito ogni giorno della sua vita, anche quando non capiva, anche quando una spada trafiggeva la sua anima. Per questo la invochiamo come ‘Porta del cielo’; una porta che ricalca esattamente la forma di Gesù: la porta del cuore di Dio, esigente, ma aperto a tutti”.

Dopo la preghiera mariana e alcuni saluti, il pontefice ha espresso la sua preoccupazione e quella di “tutti” per gli incendi sviluppatisi nella foresta amazzonica. Al presente, secondo statistiche vi sono più di 2500 incendi nel bacino amazzonico; non è chiaro se essi sono di tipo doloso o dovuti al riscaldamento del clima. Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, pressato dall’opinione pubblica internazionale, ha inviato tre giorni fa decine di migliaia di militari per fermare gli incendi e vigilare. “Preghiamo – ha detto il papa - perché, con l’impegno di tutti, [gli incendi] siano domati al più presto. Quel polmone di foreste è vitale per il nostro pianeta”.

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