26/10/2013, 00.00
VATICANO
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Papa: L'amore di Cristo illumini le famiglie di tutto il mondo

Francesco incontra le famiglie di 75 Paesi del mondo a Roma in occasione del Pellegrinaggio alla tomba di San Pietro, uno degli ultimi appuntamenti dell'Anno della Fede. Alla piazza gremita il pontefice ricorda che il matrimonio è "partire e camminare insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore. Con questa fiducia nella fedeltà di Dio si affronta tutto, senza paura, con responsabilità". Un appello per l'indissolubilità del matrimonio - "Non fate caso a questa cultura del provvisorio che ci taglia la vita a pezzi" - e al rispetto degli anziani: "Un popolo che non ascolta i nonni è un popolo che muore".

Città del Vaticano (AsiaNews) - Senza la gioia e l'amore di Cristo "non c'è gioia e amore nella vita. Anche nella famiglia è Lui che ci riempie di doni senza sosta. Basta affidarsi con fiducia". Lo ha detto papa Francesco alle famiglie giunte a Roma da 75 Paesi del mondo in occasione del Pellegrinaggio delle Famiglie alla tomba di Pietro, uno degli ultimi appuntamenti dell'Anno della Fede proclamato da Benedetto XVI.

Il Pellegrinaggio si svolge oggi e domani a Roma: il tema centrale dell'evento è "Famiglia, vivi la gioia della fede!". Famiglie provenienti da più di 75 Paesi dei cinque continenti si sono riunite sin dalla mattina in Piazza San Pietro per l'incontro con Papa Francesco. Nel corso dell'incontro si sono alternati momenti di preghiera e di testimonianze presentate da diverse famiglie, da registi come i fratelli Taviani e da personaggi dello spettacolo. Domani Francesco celebrerà la messa in piazza con le famiglie e poi reciterà l'Angelus.

Nel corso del suo discorso, Francesco ha detto: "Care famiglie! Buonasera e benvenute a Roma! Siete venute pellegrine da tante parti del mondo per professare la vostra fede davanti al sepolcro di San Pietro. Questa piazza vi accoglie e vi abbraccia: siamo un solo popolo, con un'anima sola, convocati dal Signore che ci ama e ci sostiene. Saluto anche tutte le famiglie che sono collegate mediante la televisione e internet: una piazza che si allarga senza confini!

Avete voluto chiamare questo momento 'Famiglia, vivi la gioia della fede!'. Mi piace, questo titolo. Ho ascoltato le vostre esperienze, le storie che avete raccontato. Ho visto tanti bambini, tanti nonni... Ho sentito il dolore delle famiglie che vivono in situazione di povertà e di guerra. Ho ascoltato i giovani che vogliono sposarsi seppure tra mille difficoltà. E allora ci domandiamo: come è possibile vivere la gioia della fede, oggi, in famiglia? Io vi domando: è possibile vivere questa gioia, o non è possibile?

C'è una parola di Gesù, nel Vangelo di Matteo, che ci viene incontro: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). La vita spesso è faticosa. Anche tante volte tragica. Abbiamo sentito da poco... Lavorare è fatica; cercare lavoro è fatica. E trovare lavoro oggi ci chiede tanta fatica.

Ma quello che pesa di più nella vita non è questo: quello che pesa più di tutte queste cose è la mancanza di amore. Pesa non ricevere un sorriso, non essere accolti. Pesano certi silenzi, a volte anche in famiglia, tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli. Senza amore la fatica diventa più pesante. Intollerabile. Penso agli anziani soli, alle famiglie che fanno fatica perché non sono aiutate a sostenere chi in casa ha bisogno di attenzioni speciali e di cure. «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi», dice Gesù. Care famiglie, il Signore conosce le nostre fatiche: le conosce. E conosce anche e i pesi della nostra vita. Ma conosce anche il nostro profondo desiderio di trovare la gioia del ristoro! Ricordate? Gesù ha detto: «La vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). Gesù vuole che la nostra gioia sia piena. Lo ha detto agli apostoli e lo ripete oggi a noi. Allora questa è la prima cosa che stasera voglio condividere con voi, ed è una parola di Gesù: Venite a me, famiglie di tutto il mondo, dice Gesù, e io vi darò ristoro, affinché la vostra gioia sia piena. E questa parola portatela a casa, portatela nel cuore, condividetela in famiglia. Ci invita ad andare da Lui per darci gioia.

La seconda parola la prendo dal rito del Matrimonio. Chi si sposa nel Sacramento dice: «Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita». Gli sposi in quel momento non sanno quali gioie e quali dolori li attendono. Partono, come Abramo, si mettono in cammino insieme. Questo è il matrimonio! Partire e camminare insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore. Mano nella mano, sempre e per tutta la vita: e non fate caso a questa cultura del provvisorio che ci taglia la vita a pezzi.

Con questa fiducia nella fedeltà di Dio si affronta tutto, senza paura, con responsabilità. Gli sposi cristiani non sono ingenui, conoscono i problemi e i pericoli della vita. Ma non hanno paura di assumersi la loro responsabilità, davanti a Dio e alla società. Senza scappare, senza isolarsi, senza rinunciare alla missione di formare una famiglia e di mettere al mondo dei figli. - Ma oggi, Padre, è difficile... -. Certo, è difficile. Per questo ci vuole la grazia del Sacramento! I Sacramenti non servono a decorare la vita; che bel matrimonio, che bella cerimonia, che bella festa. Quello non è il Sacramento, non è la grazia. È una decorazione, mentre la grazie non decora, ci fa forti e coraggiosi per poter andare avanti. Senza isolarsi, sempre insieme.

I cristiani si sposano nel Sacramento perché sono consapevoli di averne bisogno! Ne hanno bisogno per essere uniti tra loro e per compiere la missione di genitori. "Nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia". Così dicono gli sposi nel Sacramento. E nel loro Matrimonio pregano insieme e con la comunità. Perché? Solo perché si usa fare così? No! Lo fanno perché ne hanno bisogno, per il lungo viaggio che devono fare insieme. Un lungo viaggio che non è a pezzi: dura tutta la vita! E hanno bisogno dell'aiuto di Gesù, per camminare insieme con fiducia, per accogliersi l'un l'altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno! E questo è importante nelle famiglie: saper perdonarsi. Perché tutti noi abbiamo difetti, tutti. E talvolta facciamo cose che non sono buone, che fanno male agli altri. Avere il coraggio di chiedere scusa quando in famiglia sbagliamo.

Alcune settimane fa, in questa piazza ho detto che per portare avanti una famiglia è necessario usare tre parole: voglio ripeterle. Tre parole: permesso, grazie, scusa. Tre parole-chiave. Chiediamo permesso per non essere invadenti: in famiglia si chiede se posso fare una cosa. Diciamo grazie per l'amore. Ma dimmi tu: quante volte al giorno tu dici grazie a tua moglie? E tu a tuo marito? Quanti giorni passano senza dire questa parola, grazie. E l'ultima, scusa. Tutti sbagliamo, e a volte qualcuno si offende nella famiglia e nel matrimonio. Alcune volte, io dico, volano i piatti. Si dicono parole forti. Ma sentite questo consiglio: non finite la giornata senza fare pace, senza chiedersi scusa. E si ricomincia di nuovo. Permesso, grazie, scusa. Lo diciamo insieme? [la piazza scandisce le tre parole].  

Nella vita la famiglia sperimenta tanti momenti belli: il riposo, il pranzo insieme, l'uscita nel parco o in campagna, la visita ai nonni, a una persona malata... Ma se manca l'amore manca la gioia, manca la festa, e l'amore ce lo dona sempre Gesù: Lui è la fonte inesauribile, e si dona a noi nell'Eucaristia. Lì Lui ci dà la sua Parola e il Pane della vita, perché la nostra gioia sia piena.

È qui davanti a noi questa icona della Presentazione di Gesù al Tempio. È un'icona davvero bella e importante. Contempliamola e facciamoci aiutare da questa immagine. Come tutti voi, anche i protagonisti della scena hanno il loro cammino: Maria e Giuseppe si sono messi in marcia, pellegrini a Gerusalemme, in obbedienza alla Legge del Signore; anche il vecchio Simeone e la profetessa Anna, pure molto anziana, giungono al Tempio spinti dallo Spirito Santo. La scena ci mostra questo intreccio di tre generazioni: Simeone tiene in braccio il bambino Gesù, nel quale riconosce il Messia, e Anna è ritratta nel gesto di lodare Dio e annunciare la salvezza a chi aspettava la redenzione d'Israele. Questi due anziani rappresentano la fede come memoria. Mi domando: voi ascoltate i nonni? Aprite il vostro cuore alla loro memoria? I nonni sono la saggezza della famiglia e del popolo: un popolo che non li ascolta è un popolo che muore! Ascoltate i nonni!

Maria e Giuseppe sono la Famiglia santificata dalla presenza di Gesù, che è il compimento di tutte le promesse. Ogni famiglia, come quella di Nazareth, è inserita nella storia di un popolo e non può esistere senza le generazioni precedenti. Perciò oggi abbiamo qui i nonni e i bambini: i bambini imparano dai nonni della generazione precedente.

Care famiglie, anche voi siete parte del popolo di Dio. Camminate con gioia insieme a questo popolo. Rimanete sempre unite a Gesù e portatelo a tutti con la vostra testimonianza. Vi ringrazio di essere venute. Insieme, facciamo nostre le parole di san Pietro, che ci danno forza e ci daranno forza nei momenti difficili: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68). Con la grazia di Cristo, vivete la gioia della fede! Il Signore vi benedica e Maria, nostra Madre, vi custodisca e vi accompagni. Grazie!

 

 

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