02/12/2018, 12.26
VATICANO
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Papa: Avvento, ‘fiammelle di speranza disperdano le tenebre della guerra’ in Siria e nel mondo

All’Angelus, papa Francesco accende un cero come segno di speranza per i bambini della Siria. Un’Ave Maria per “l’amata Siria”. “E che Dio nostro Signore perdoni coloro che fanno la guerra, che fanno le armi per distruggersi, che il Signore converta il loro cuore”. “Stare svegli e pregare”: ecco come vivere l’Avvento. “Ma se noi pensiamo al Natale come una festa mondana, di consumismo, Gesù passerà e noi non lo vedremo”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Queste fiammelle di speranza disperdano le tenebre della guerra!”. È quanto ha detto papa Francesco oggi, accendendo un cero e aderendo all’iniziativa di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, che invita all’inizio dell’Avvento tutti i bambini siriani e del mondo ad accendere una candela, “segno di speranza dei bambini della Siria, martoriata da una guerra che dura ormai da otto anni”. Parlando ai fedeli radunati in piazza san Pietro, dopo la preghiera dell’Angelus, il pontefice ha aggiunto: “Preghiamo e aiutiamo i cristiani a rimanere in Siria e in Medio Oriente come testimoni di misericordia, di perdono e di riconciliazione. La fiamma della speranza raggiunga anche tutti coloro che subiscono in questi giorni conflitti e tensioni in diverse altre parti del mondo, vicine e lontane. La preghiera della Chiesa li aiuti a sentire la prossimità del Dio fedele e tocchi ogni coscienza per un impegno sincero a favore della pace”. A braccio, ha detto: “E che Dio nostro Signore perdoni coloro che fanno la guerra, che fanno le armi per distruggersi, che il Signore converta il loro cuore”. Il papa ha poi invitato i fedeli a recitare insieme un’Ave Maria “per l’amata Siria”.

Di speranza il papa ha parlato anche in precedenza, spiegando il senso dell’Avvento, il tempo liturgico che inizia oggi e che prepara al Natale.  “In Avvento - ha detto - non viviamo solo l’attesa del Natale; veniamo invitati anche a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo, preparandoci all’incontro finale con Lui con scelte coerenti e coraggiose. In queste quattro settimane siamo chiamati a uscire da un modo di vivere rassegnato e abitudinario, alimentando speranze e sogni per un futuro nuovo. Il Vangelo di questa domenica (cfr Lc 21,25-28.34-36) va proprio in tale direzione e ci mette in guardia dal lasciarci opprimere da uno stile di vita egocentrico e dai ritmi convulsi delle giornate”.

“Stare svegli e pregare: ecco come vivere questo tempo da oggi fino a Natale. Il sonno interiore nasce dal girare sempre attorno a noi stessi e dal restare bloccati nel chiuso della propria vita coi suoi problemi, le sue gioie e i suoi dolori. Si trova qui la radice del torpore e della pigrizia di cui parla il Vangelo. L’Avvento ci invita a un impegno di vigilanza guardando fuori da noi stessi, allargando la mente e il cuore per aprirci alle necessità dei fratelli e al desiderio di un mondo nuovo. È il desiderio di tanti popoli martoriati dalla fame, dall’ingiustizia e dalla guerra; è il desiderio dei poveri, dei deboli, degli abbandonati. Questo tempo è opportuno per aprire il nostro cuore, per farci domande concrete su come e per chi spendiamo la nostra vita”.

“Il secondo atteggiamento per vivere bene il tempo dell’attesa del Signore è quello della preghiera… Noi attendiamo Gesù e lo vogliamo attendere nella preghiera, che è strettamente legata alla vigilanza.  Ma se noi pensiamo al Natale come una festa mondana, di consumismo, Gesù passerà e noi non lo vedremo”. E ha sottolineato: “Noi cristiani, che pure siamo popolo di Dio, rischiamo di mondanizzarci e di perdere la nostra identità, anzi, di ‘paganizzare’ lo stile cristiano”.

“La Vergine Maria – ha concluso -  donna dell’attesa e della preghiera, ci aiuti a rafforzare la nostra speranza nelle promesse del suo Figlio Gesù, per farci sperimentare che, attraverso il travaglio della storia, Dio resta sempre fedele e si serve anche degli errori umani per manifestare la sua misericordia”.

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