Papa: Attentato in Nuova Zelanda, vicini ai “nostri fratelli musulmani” per contrastare l’odio e la violenza con la preghiera e gesti di pace
All’Angelus papa Francesco invita a un momento di preghiera in silenzio per gli uccisi nelle due moschee di Christchurch. La visione cristiana della sofferenza non è “sadomasochista”. La Trasfigurazione mostra che la sofferenza “è un passaggio necessario ma transitorio”. La preghiera trasforma le persone e le rende luminose.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Contrastare l’odio e la violenza” con “la preghiera e gesti di pace”: è l’invito che papa Francesco rivolge a tutti per essere vicini ai “nostri fratelli musulmani e a tutta quella comunità” della Nuova Zelanda dopo l’attentato terrorista alle due moschee di Christchurch, che ha fatto finora 50 morti. Già due giorni fa il papa aveva inviato un telegramma di cordoglio, imitato da molte Chiese dell’Asia.
Oggi, alla fine della preghiera dell’Angelus con i pellegrini in piazza san Pietro, il pontefice ha ricordato così il fatto di sangue, invitando alla preghiera: “Cari fratelli e sorelle, in questi giorni, al dolore per le guerre e i conflitti che non cessano di affliggere l’umanità, si è aggiunto quello per le vittime dell’orribile attentato contro due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda. Prego per i morti e i feriti e i loro familiari. Sono vicino ai nostri fratelli musulmani e a tutta quella comunità, e rinnovo l’invito ad unirsi con la preghiera e i gesti di pace per contrastare l’odio e la violenza. Preghiamo insieme, in silenzio, per i nostri fratelli musulmani che sono stati uccisi.”.
In precedenza alle decine di migliaia di fedeli radunati, Francesco ha spiegato il senso della lettura del vangelo della messa di oggi, quello della Trasfigurazione (2da di Quaresima, C, Luca 9,28-36).
In tal modo, Gesù vuole preparare i suoi discepoli “a sopportare lo scandalo della passione e della morte di croce, perché sappiano che questa è la via attraverso la quale il Padre celeste farà giungere alla gloria il suo Figlio eletto, risuscitandolo dai morti”.
La visione cristiana della sofferenza, ha aggiunto, non è “sadomasochista”. “La Trasfigurazione di Cristo ci mostra la prospettiva cristiana della sofferenza: essa è un passaggio necessario ma transitorio… Mostrando la sua gloria, Gesù ci assicura che la croce, le prove, le difficoltà nelle quali ci dibattiamo hanno la loro soluzione e il loro superamento nella Pasqua”.
L’invito è allora a salire “anche noi sul monte con Gesù! In che modo? Con la preghiera”.
“Infatti l’Evangelista Luca insiste sul fatto che Gesù si trasfigurò «mentre pregava» (v. 29). Si era immerso in un colloquio intimo con il Padre, in cui risuonavano anche la Legge e i Profeti – Mosè ed Elia – e mentre aderiva con tutto Sé stesso alla volontà di salvezza del Padre, compresa la croce, la gloria di Dio lo invase trasparendo anche all’esterno. È così: la preghiera in Cristo e nello Spirito Santo trasforma la persona dall’interno e può illuminare gli altri e il mondo circostante. Quante volte abbiamo incontrato persone che illuminano, che hanno quello sguardo luminoso… La preghiera fa questo.
Proseguiamo con gioia il nostro itinerario quaresimale. Diamo spazio alla preghiera e alla Parola di Dio, che abbondantemente la liturgia ci propone in questi giorni. La Vergine Maria ci insegni a rimanere con Gesù anche quando non lo capiamo e non lo comprendiamo. Perché solo rimanendo con Lui vedremo la sua gloria".
28/03/2019 12:18