Papa all'udienza: 'Ricordiamo gli sfollati della Palestina'
Francesco, apparso raffreddato in aula Paolo VI, ha rivolo ancora il suo pensiero ai Paesi "che soffrono la guerra" citando anche la Giordania. Ai pellegrini polacchi l'invito a pregare per i consacrati nei Paesi poveri e in conflitto: per molta gente sono "la prova che Dio si ricorda sempre di loro". La catechesi - letta da un officiale della segreteria di Stato - sulla Visitazione: "Il Magnificat: lode di fede, speranza e gioia".
Città del Vaticano (AsiaNews) - “Ricordiamo gli sfollati della Palestina”. Sono le fievoli parole di papa Francesco, apparso raffreddato stamane all’udienza generale del mercoledì, pronuncia nell’Aula Paolo VI, davanti a oltre 5mila fedeli. Seguono quelle forti pronunciate da Trump ieri sera durante la visita di Netanyahu negli Stati Uniti, su Gaza che potrebbe diventare la “riviera del Medio Oriente”, con i palestinesi dell’enclave trasferiti in Egitto e Giordania. “Pensiamo ai Paesi che soffrono la guerra: la martoriata Ucraina, Israele, Giordania”, ha detto Bergoglio rivolgendosi ai pellegrini di lingua italiana. “Preghiamo per loro”.
Rivolgendosi, invece, ai pellegrini di lingua polacca - per mezzo delle parole di un officiale della Segreteria di Stato - ha condiviso l’invito a “pregare per i sacerdoti e i consacrati che svolgono il loro ministero nei Paesi poveri e in guerra, specialmente in Ucraina, in Medio Oriente e nella Repubblica Democratica del Congo”. Sottolineando quanto il loro ministero sia per molte persone “la prova che Dio si ricorda sempre di loro”, ha detto. Al termine, il pensiero dedicato a giovani, ammalati, anziani e sposi novelli. A loro l’invito a cogliere l’esortazione di san Paolo: “Vi incoraggio ad essere lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli”.
“Voglio chiedere scusa perché con questo forte raffreddore è difficile per me parlare e per questo ho chiesto a mio fratello di leggere la catechesi”. In apertura di udienza, dopo l’ascolto nelle diverse lingue del brano del Vangelo di riferimento - l’episodio della Visitazione narrato dall’evangelista Luca (Lc 1, 39-42) - il pontefice ha lasciato la lettura della catechesi a don Pierluigi Giroli. Il testo rientra nel ciclo di meditazioni giubilari dal titolo “Gesù Cristo nostra speranza”; oggi il tema è stato “E beata colei che ha creduto” (Lc 1,45). La Visitazione e il Magnificat.
“La Vergine Maria fa visita a Santa Elisabetta; ma è soprattutto Gesù, nel grembo della madre, a visitare il suo popolo”. Riassume così il pontefice l’episodio della Visitazione, in cui Maria “di fretta” si mette in viaggio, senza timori. “Questa giovane figlia d’Israele non sceglie di proteggersi dal mondo, non teme i pericoli e i giudizi altrui, ma va incontro agli altri”, ha aggiunto Giroli. È la forza dell’amore a provocare un naturale movimento: “Quando ci si sente amati, si sperimenta una forza che mette in circolo l’amore; come dice l’apostolo Paolo ‘l’amore del Cristo ci possiede’ (2Cor 5,14), ci spinge, ci muove”. È la spinta che avverte Maria, che aiuta la cugina e condivide la fede nel Dio “dell’impossibile e la speranza nel compimento delle sue promesse”.
L’incontro tra le due donne provoca un “impatto sorprendente”. “La voce della ‘piena di grazia’ che saluta Elisabetta provoca la profezia nel bambino che l’anziana porta in grembo”, ha aggiunto don Giroli. “Maria non parla di sé ma di Dio e innalza una lode piena di fede, di speranza e di gioia, un cantico che risuona ogni giorno nella Chiesa durante la preghiera dei Vespri: il Magnificat”. È una lode che provenite dal cuore di una “umile serva”, e rappresenta un “memoriale”. “È intessuta di risonanze bibliche, segno che Maria non vuole cantare 'fuori dal coro' ma sintonizzarsi con i padri, esaltando la sua compassione verso gli umili”.
Il Magnificat è un “canto di redenzione”, che ha per sfondo la liberazione d’Israele dall’Egitto. “I verbi sono tutti al passato, impregnati di una memoria d’amore che accende di fede il presente e illumina di speranza il futuro: Maria canta la grazia del passato ma è la donna del presente che porta in grembo il futuro”, ha detto don Pierluigi Giroli. Nella prima parte si loda “l’azione di Dio in Maria”. Nella seconda ci si addentra “sull’opera del Padre nel macrocosmo della storia dei suoi figli”. “Chiediamo oggi al Signore la grazia di saper attendere il compimento di ogni sua promessa; e di aiutarci ad accogliere nelle nostre vite la presenza di Maria”, ha concluso.
23/12/2012
15/08/2019 12:14