15/01/2025, 12.33
VATICANO
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Papa all'udienza: acquisti consapevoli contro il lavoro minorile

Incontrando i pellegrini nell'Aula Paolo VI ha ricordato i milioni di bambini esposti ad attività pericolose nonostante la giovane età o rapiti per i trapianti d'organi. Vicinanza alle popolazioni dello Stato Kachin in Myanmar dove le frane hanno seminato morte e distruzione. "Preghiamo per la conversione del cuore dei fabbricanti di armi".  

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Nessun minore dovrebbe subire abusi. Anche un solo caso è già troppo”. È tornato a denunciarlo oggi papa Francesco nell’udienza del mercoledì tenuta nell’Aula Paolo VI. Con la voce ancora raffreddata, il pontefice ha comunque pronunciato personalmente sua riflessione che, come annunciato già la scorsa settimana, in questo tempo natalizio è dedicata ai bambini “i più amati dal Signore”. Invece “ancora oggi nel mondo – ha ricordato il pontefice - centinaia di milioni di minori, pur non avendo l’età minima per sottostare agli obblighi dell’età adulta, sono costretti a lavorare e molti di loro sono esposti a lavori particolarmente pericolosi. Per non parlare dei bambini e delle bambine che sono schiavi della tratta per prostituzione o pornografia, e dei matrimoni forzati”.

Francesco si è soffermato in particolare sulla piaga del lavoro minorile: “Conosco un Paese in America Latina (la Colombia ndr) – ha detto in aggiunta a braccio rispetto al testo scritto - dove cresce un frutto speciale che si chiama arandano, una specie di mirtillo. Per fare la raccolta dell’arandano ci vogliono mani tenere e la fanno fare ai bambini, li schiavizzano da bambini per la raccolta”. “Le povertà diffuse, la carenza di strumenti sociali di supporto alle famiglie, la marginalità aumentata negli ultimi anni insieme con la disoccupazione e la precarietà del lavoro – ha commentato il papa - sono fattori che scaricano sui più piccoli il prezzo maggiore da pagare. Nelle metropoli, dove “mordono” il divario sociale e il degrado morale, ci sono ragazzini impiegati nello spaccio di droga e nelle più disparate attività illecite. Quanti di questi ragazzini abbiamo visto cadere come vittime sacrificali”.

Ha poi citato la storia di Loan Danilo Peña, un bambino di cinque anni originario della provincia di Corrientes, nel nord dell’Argentina, di cui non si hanno più notizie dal giugno scorso. “È stato rapito e non si sa dov’è – ha commentato il pontefice -. E una delle ipotesi è che è stato mandato per togliere gli organi, per fare trapianti. Questo si fa. Sapete bene. Alcuni tornano con la cicatrice, altri muoiono. Per questo io vorrei oggi ricordare questo ragazzo Loan. Ci costa – ha aggiunto Francesco - riconoscere l’ingiustizia sociale che spinge due bambini, magari abitanti dello stesso rione o condominio, a imboccare strade e destini diametralmente opposti, perché uno dei due è nato in una famiglia svantaggiata. Una frattura umana e sociale inaccettabile: tra chi può sognare e chi deve soccombere. Ma Gesù ci vuole tutti liberi e felici.

Di fronte a queste piaghe così diffuse che cosa posso fare? “Prima di tutto – ha risposto il pontefice - dovremmo riconoscere che non possiamo esserne complici. E quando lo siamo? Ad esempio quando acquistiamo prodotti che impiegano il lavoro dei bambini. Come posso mangiare e vestirmi sapendo che dietro quel cibo o quegli abiti ci sono bambini sfruttati, che lavorano invece di andare a scuola? La consapevolezza su quello che acquistiamo è un primo atto per non essere complici”. Occorre però richiamare anche le istituzioni, comprese quelle ecclesiali, e le imprese alla loro responsabilità: “possono fare la differenza spostando i loro investimenti verso compagnie che non usano e non permettono il lavoro minorile”, ha detto Francesco che ha richiamato anche i giornalisti “a fare la loro parte: possono contribuire a far conoscere il problema e aiutare a trovare soluzioni. Non abbiate paura: denunciate queste cose”.

Infine ha citato l’esempio di santa Teresa di Calcutta, “madre delle bambine e dei bambini tra i più disagiati e dimenticati”, citando una preghiera in cui dava loro voce: “Chiedo il diritto di essere un bambino – scriveva - di essere speranza di un mondo migliore. Chiedo di poter crescere come persona. Posso contare su di te?”

Al termine della catechesi il papa ha voluto esprimere la sua vicinanza alle popolazioni dello Stato Kachin in Myanmar dove nella citadina di Hpakant una frana in una zona mineraria ha travolot una cinquantina di case uccidendo almeno 12 persone e provocando altri dispersi e ingenti danni. “Sono vicino alla popolazione colpita da questa sciagura - ha detto - e prego per quanti hanno perso la vita e per i loro famigliari. Non manchi a questi fratelli e sorelle che sono nella prova il sostegno e la solidarietà della comunità internazionale”.

Al Myanmar, insieme a Israele e Palestina, alla martoriata Ucraina e al Sudan e andato poi anche oggi il pensiero del papa ricordando i Paesi in guerra, per i quali ha esortato a continuare a pregare invocando la pace. “La guerra è sempre una sconfitta” ha aggiunto, invitando oggi in particolare a pregare “per la conversione del cuore dei fabbricanti delle armi perché con il loro prodotto aiutano a uccidere”.

Un momento di festa oggi è stato portato nell’aula Paolo VI dagli artisti di un circo presente a Roma in questi giorni, che si sono brevemente esibiti davanti al papa e ai pellegrini. “Il lavoro del circo è un lavoro umano, d’arte, che richiede tanto sforzo”, ha detto Francesco lodando il loro spettacolo.

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