24/01/2025, 13.51
VATICANO
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Papa ai giornalisti: 'Non dimenticate il volto dell'altro. Coltivate mitezza e prossimità'

Nella festa di san Francesco di Sales, patrono dei professionisti dell'informazione, diffuso il messaggio per la 59esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che verrà celebrata l'1 giugno. "Praticare una comunicazione che sappia risanare le ferite della nostra umanità", l'invito del pontefice. Nell'Anno Santo è ancor più importante "seminare sempre speranza, anche quando è difficile". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - “Praticare una comunicazione che sappia risanare le ferite della nostra umanità”, raccontando “le tante storie di bene nascoste fra le pieghe della cronaca”, ad imitazione dei “cercatori d’oro, che setacciano instancabilmente la sabbia alla ricerca della minuscola pepita”. Papa Francesco oggi si rivolge a comunicatori e giornalisti, nel giorno della memoria di San Francesco di Sales (1567-1622), loro patrono. Lo fa nel messaggio dedicato alla 59esima Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà domenica 1 giugno 2025. Nella lettera il riferimento è all’Anno Santo con l’appello rivolto ai professionisti della comunicazione di “essere comunicatori di speranza, incominciando da un rinnovamento del vostro lavoro e della vostra missione secondo lo spirito del Vangelo”.

La Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, istituita dal Concilio Vaticano II “al fine poi di rendere più efficace il multiforme apostolato della Chiesa con l’impiego degli strumenti di comunicazione sociale” (decreto Inter Mirifica, 1964), quest’anno si svolge in un “tempo segnato dalla disinformazione e dalla polarizzazione”, come dalle “malattie del protagonismo e dell’autoreferenzialità”, e dall’influenza delle “logiche di mercato”, recita il messaggio. Ora più che mai, quindi, la speranza è “il rischio dei rischi”, dice il papa citando lo scrittore francese Georges Bernanos (1888-1948): non una scelta “opzionale”, ma una “condizione imprescindibile” per i cristiani. Il messaggio del pontefice diffuso oggi sviluppa il tema della giornata, che come accade ogni anno era stato già annunciato il 29 settembre, festa dei Santi Arcangeli Michele, Grabriele e Raffaele: Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori (cfr 1 Pt 3,15-16).

Ed è proprio il cuore a tornare centrale nelle pratiche comunicative odierne, caratterizzate da “vertiginose conquiste della tecnica”. “Vi invito ad avere cura del vostro cuore, cioè della vostra vita interiore”, si legge nel testo. Papa Francesco va a fondo di questa necessità, proponendo a operatrici e operatori dell’informazione delle linee guida. Anzitutto, non bisogna dimenticarsi mai del “volto dell’altro”, cerando sempre di coltivare la mitezza. Poi, è doveroso scostarsi dalle “reazioni istintive”: “Seminare sempre speranza, anche quando è difficile, anche quando costa, anche quando sembra non portare frutto”, dice Bergoglio. Dare spazio, insomma, a quella “fiducia del cuore” capace di fiorire nei luoghi più impensati: nella speranza “dei padri che migrano tra mille rischi e peripezi”, e in quella “dei bambini che riescono a giocare, sorridere e credere nella vita anche fra le macerie delle guerre”.

“Essere testimoni e promotori di una comunicazione non ostile, che diffonda una cultura della cura, costruisca ponti e penetri nei muri visibili e invisibili del nostro tempo”. In queste parole programmatiche risiedo i tratti della buona comunicazione delineata da papa Francesco nel messaggio per la 59esima Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali. È la stessa che praticò san Francesco di Sales che, ordinato prete nel 1593, intrattenne un dialogo con i calvinisti nella regione di Chablais, a sud del lago Lemano (oggi sul confine tra Francia e Svizzera). Lo contraddistinse il rispetto delle opinioni divergenti dalle sue, e una comunicazione diretta e franca. Utilizzò anche i mezzi di comunicazione allora disponibili, come fogli destinati alle affissioni e lettere. Divenne patrono dei giornalisti e degli scrittori cattolici nel 1923 con l’enciclica Rerum omnium di papa Pio XI.

È nella Prima Lettera di Pietro (3,15-16) che si trova “una sintesi mirabile in cui la speranza viene posta in connessione con la testimonianza e con la comunicazione cristiana”, scrive il pontefice. Sono tre i messaggi che emergono dal brano. Il primo è che la speranza per i cristiani ha “il volto del Signore risorto”. Il secondo riguarda la prontezza “a dare ragione della speranza che è in noi”. L’ultimo è l’invito alla “dolcezza” e al “rispetto”. “La comunicazione dei cristiani - ma direi anche la comunicazione in generale - dovrebbe essere intessuta di mitezza, di prossimità”, dice Bergoglio nel messaggio. “Sogno per questo una comunicazione che sappia renderci compagni di strada di tanti nostri fratelli e sorelle”. Una vicinanza necessaria per dare vigore alle speranza, la quale “è sempre un progetto comunitario”, prosegue. Risuonano le parole di don Tonino Bello, citate nel messaggio: conflitti, guerre e incomprensioni, al contrario, “trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti”.

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