Papa a Ginevra: ecumenismo è ‘camminare insieme’ secondo lo Spirito
In visita al Centro ecumenico del World Council of Churches, Francesco invita a superare rancori del passato e l’interesse a tutelare la propria comunità. “Le distanze non siano scuse, è possibile già ora camminare secondo lo Spirito: pregare, evangelizzare, servire insieme, questo è possibile e gradito a Dio! Camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme: ecco la nostra strada maestra”.
Ginevra (AsiaNews) – L’ecumenismo è “camminare insieme” secondo lo Spirito, “scegliendo con santa ostinazione la via del Vangelo”, non per tutelare “gli interessi delle proprie comunità” e “non è una strategia per far maggiormente valere il nostro peso”, ma “un atto di obbedienza nei riguardi del Signore e di amore nei confronti del mondo”.
La visita al Centro ecumenico del World Council of Churches (WCC), a Ginevra, è stata occasione, oggi, per papa Francesco di affermare quelli che, a suo avviso, sono le linee guida della ricerca dell’unità dei cristiani, coltivando la comunione, uscendo da “contrasti e rifiuti reciproci alimentati per secoli!”.
Francesco, partito da Roma poco dopo le 8.30 e giunto a Ginevra poco dopo le 10, è stato accolto dal presidente della Confederazione Svizzera, Alain Berset, col quale ha avuto un colloquio privato di una mezz’ora. Ad accogliere il Papa, sotto la scaletta dell’aereo, anche due guardie svizzere in divisa (nella foto).
La visita al Centro ecumenico è iniziata poco dopo le 11. Francesco, accolto, tra gli altri dal rev. Olav Fykse Tveit, segretario generale del WCC, è il terzo papa a visitare il WCC, dopo Paolo VI, che vi si recò il 10 giugno 1969 e Giovanni Paolo II che l’ha fatto il 12 giugno del 1984. La sua visita è avvenuto nell’ambito delle celebrazioni per i 70 anni del Consiglio ecumenico, che riunisce 348 Chiese protestanti, luterane, anglicane, ortodosse. La Chiesa cattolica partecipa come “osservatore” ed è membro a pieno titolo di una delle commissioni, quella “Fede e Costituzione”.
Nella cappella del Centro c’è stata la preghiera ecumenica, al termine della quale Francesco ha pronunciato il suo intervento, articolato seguendo il motto della visita: “Camminando, pregando, lavorando insieme”.
“Abbiamo ascoltato le parole dell’Apostolo Paolo ai Galati, che sperimentavano travagli e lotte interne. Vi erano infatti gruppi che si affrontavano e si accusavano a vicenda. È in questo contesto che l’Apostolo, per ben due volte nel giro di pochi versetti, invita a «camminare secondo lo Spirito» (Gal 5,16.25)”. “Camminare. L’uomo è un essere in cammino. Per tutta la vita è chiamato a mettersi in cammino, in continua uscita da dove si trova”. “Il cammino è metafora che rivela il senso della vita umana, di una vita che non basta a sé stessa, ma è sempre in cerca di qualcosa di ulteriore. Il cuore ci invita ad andare, a raggiungere una meta. Ma camminare è una disciplina, una fatica, servono pazienza quotidiana e allenamento costante. Occorre rinunciare a tante strade per scegliere quella che conduce alla meta e ravvivare la memoria per non smarrirla. Camminare richiede l’umiltà di tornare sui propri passi e la cura per i compagni di viaggio, perché solo insieme si cammina bene. Camminare, insomma, esige una conversione continua di sé. Per questo tanti vi rinunciano, preferendo la quiete domestica, dove curare comodamente i propri affari senza esporsi ai rischi del viaggio. Ma così ci si aggrappa a sicurezze effimere, che non danno quella pace e quella gioia cui il cuore aspira, e che si trovano solo uscendo da sé stessi”.
“Dio ci chiama a questo, fin dagli inizi”. Così è stato per Abramo, Mosè, Pietro e Paolo. “E tutti gli amici del Signore hanno vissuto in cammino. Ma soprattutto Gesù ce ne ha dato l’esempio. Per noi è uscito dalla sua condizione divina (cfr Fil 2,6-7) e tra noi è sceso a camminare, Lui che è la Via (cfr Gv 14,6). Egli, il Signore e il Maestro, si è fatto pellegrino e ospite in mezzo a noi. Tornato al Padre, ci ha fatto dono del suo stesso Spirito, così che anche noi abbiamo la forza di camminare nella sua direzione, di compiere quello che Paolo chiede: camminare secondo lo Spirito”.
“Secondo lo Spirito: se ogni uomo è un essere in cammino, e chiudendosi in se stesso rinnega la sua vocazione, molto di più il cristiano. Perché, sottolinea Paolo, la vita cristiana porta con sé un’alternativa inconciliabile: da una parte camminare secondo lo Spirito, seguendo il tracciato inaugurato dal Battesimo; dall’altra «soddisfare il desiderio della carne» (Gal 5,16). Che cosa vuol dire questa espressione? Significa provare a realizzarsi inseguendo la via del possesso, la logica dell’egoismo, secondo cui l’uomo cerca di accaparrare qui e ora tutto ciò che gli va. Non si lascia accompagnare docilmente dove Dio indica, ma persegue la propria rotta. Abbiamo sotto gli occhi le conseguenze di questo tragico percorso: vorace di cose, l’uomo perde di vista i compagni di viaggio; allora sulle strade del mondo regna una grande indifferenza. Spinto dai propri istinti, diventa schiavo di un consumismo senza freni: allora la voce di Dio viene messa a tacere; allora gli altri, soprattutto se incapaci di camminare sulle loro gambe, come i piccoli e gli anziani, diventano scarti fastidiosi; allora il creato non ha più altro senso se non quello di soddisfare la produzione in funzione dei bisogni”.
“Cari fratelli e sorelle, oggi più che mai queste parole dell’Apostolo Paolo ci interpellano: camminare secondo lo Spirito è rigettare la mondanità. È scegliere la logica del servizio e progredire nel perdono. È calarsi nella storia col passo di Dio: non col passo rimbombante della prevaricazione, ma con quello cadenzato da «un solo precetto: Amerai il prossimo tuo come te stesso» (v. 14). La via dello Spirito è infatti segnata dalle pietre miliari che Paolo elenca: «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (v. 22). Siamo chiamati, insieme, a camminare così: la strada passa per una continua conversione, per il rinnovamento della nostra mentalità perché si adegui a quella dello Spirito Santo. Nel corso della storia, le divisioni tra cristiani sono spesso avvenute perché alla radice, nella vita delle comunità, si è infiltrata una mentalità mondana: prima si alimentavano gli interessi propri, poi quelli di Gesù Cristo. In queste situazioni il nemico di Dio e dell’uomo ha avuto gioco facile nel separarci, perché la direzione che inseguivamo era quella della carne, non quella dello Spirito. Persino alcuni tentativi del passato di porre fine a tali divisioni sono miseramente falliti, perché ispirati principalmente a logiche mondane. Ma il movimento ecumenico, al quale il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha tanto contribuito, è sorto per grazia dello Spirito Santo (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 1). L’ecumenismo ci ha messi in moto secondo la volontà di Gesù e potrà progredire se, camminando sotto la guida dello Spirito, rifiuterà ogni ripiegamento autoreferenziale”.
“Ma – si potrebbe obiettare – camminare in questo modo è lavorare in perdita, perché non si tutelano a dovere gli interessi delle proprie comunità, spesso saldamente legati ad appartenenze etniche o a orientamenti consolidati, siano essi maggiormente ‘conservatori’ o ‘progressisti’. Sì, scegliere di essere di Gesù prima che di Apollo o di Cefa (cfr 1 Cor 1,12), di Cristo prima che ‘Giudei o Greci’ (cfr Gal 3,28), del Signore prima che di destra o di sinistra, scegliere in nome del Vangelo il fratello anziché sé stessi significa spesso, agli occhi del mondo, lavorare in perdita. L’ecumenismo è ‘una grande impresa in perdita’. Ma si tratta di perdita evangelica, secondo la via tracciata da Gesù: «Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà» (Lc9,24). Salvare il proprio è camminare secondo la carne; perdersi dietro a Gesù è camminare secondo lo Spirito”.
“Dopo tanti anni di impegno ecumenico, in questo settantesimo anniversario del Consiglio, chiediamo allo Spirito di rinvigorire il nostro passo. Troppo facilmente esso si arresta davanti alle divergenze che persistono; troppo spesso si blocca in partenza, logorato di pessimismo. Le distanze non siano scuse, è possibile già ora camminare secondo lo Spirito: pregare, evangelizzare, servire insieme, questo è possibile e gradito a Dio! Camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme: ecco la nostra strada maestra. Questa strada ha una meta precisa: l’unità. La strada contraria, quella della divisione, porta a guerre e distruzioni. Il Signore ci chiede di imboccare continuamente la via della comunione, che conduce alla pace. La divisione, infatti, «si oppone apertamente alla volontà di Cristo, ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura» (Unitatis redintegratio,1). Il Signore ci chiede unità; il mondo, dilaniato da troppe divisioni che colpiscono soprattutto i più deboli, invoca unità”.
02/03/2018 15:05