Orrore in Myanmar: militari stuprano e uccidono sei dottoresse ‘ribelli’
I soldati hanno catturato un veicolo destinato al trasporto di medicinali e sequestrato il personale medico. Dopo giorni di violenze e torture, le donne sono state uccise e gettate in una fossa comune. L’esercito regolare si difende: “Uccise in azione e sepolte in maniera rispettosa”. La Lega delle donne birmane: “Menzogne, avete violato la Convenzione di Ginevra”.
Yangon (AsiaNews) – Un gruppo di soldati dell’esercito regolare birmano ha rapito, imprigionato, torturato, violentato e infine ucciso sei dottoresse vicine all’Esercito di liberazione Ta’ang. Il gruppo militare, nato nel 1992, chiede l’indipendenza in forma federale dell’etnia Ta’ang dal governo birmano. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli scontri violenti con i soldati regolari.
L‘aggressione al personale medico è avvenuta lo scorso 11 luglio, ma è emersa soltanto nelle ultime ore. Secondo alcuni civili presenti sul luogo, i militari del battaglione 301 hanno bloccato un mezzo nei pressi della città di Namkhan. A bordo vi erano le dottoresse, che trasportavano medicinali destinati ai ribelli. I testimoni confermano l’arresto delle donne, che sono poi state portate via. I loro corpi, mutilati, sono stati ritrovati il 14 luglio in una fossa comune vicino al villaggio di Oi Law. Sui cadaveri segni di violenza e stupro.
Il ministero birmano della Difesa ha confermato la morte delle dottoresse ma ha spiegato che queste sono morte “durante uno scontro a fuoco con i ribelli”. Il portavoce dei ribelli Ta’ang, il maggiore Mine-Aik Kyaw, ha contestato questa ricostruzione degli eventi e ha accusato il governo di aver violato la Convenzione di Ginevra, che proibisce atti di crudeltà gratuita contro prigionieri di guerra.
Anche la Lega delle donne birmane ha condannato l’accaduto: “Sappiamo che le dottoresse sono state violentate per giorni. Sui corpi avevano segni inequivocabili. Dobbiamo aspettare i risultati dell’autopsia, ma siamo certe che la Convenzione Onu sia stata ignorata dai militari”.
16/12/2014