Oms: in Asia resta l’allerta per il coronavirus, ma la diffusione è “poco probabile”
Manila (AsiaNews/Agenzie) - Le nazioni asiatiche devono mantenere "alta" l'allerta contro la Middle East Respiratory Syndrome (Mers) e i suoi effetti mortali, almeno a livello potenziale, anche se la diffusione pandemica del coronavirus nel continente è "poco probabile". È quanto riferiscono gli esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), secondo cui la patologia "sembra meno infettiva" di quanto previsto in origine. Tuttavia, non si abbassa il livello di attenzione nei confronti di un virus che ha già ucciso 294 nella sola Arabia Saudita e provocato migliaia di contagi, facendo temere una diffusione a macchia d'olio.
Fonti ufficiali dell'Oms riferiscono inoltre che i familiari delle persone infette non hanno mostrato alcun segno di contagio. La nota degli esperti giunge a poco meno di una settimana dall'allerta emanato dal governo filippino, che ha invitato i cittadini di religione musulmana a valutare l'opportunità di compiere l'Hajj, il tradizionale pellegrinaggio alla Mecca, e nel caso posticiparlo. Del resto proprio l'Arabia Saudita, che ospita i principali luoghi sacri dell'islam, è stata la nazione da cui si è sprigionato il virus, che poi si è esteso con particolare diffusione in Asia.
Mark Jacobs, direttore del dipartimento malattie infettive dell'Oms per il Pacifico occidentale, sottolinea che il coronavirus non ha costituito sinora una grande minaccia a livello regionale, sempre che non si verifichino mutazioni particolari in futuro.
Ad oggi casi di Mers si sono verificati in 15 Paesi al mondo, con epicentro la penisola araba. Al di fuori, si sono registrati focolai nelle Filippine e in Malaysia, con persone che hanno contratto il virus dopo aver viaggiato in Medio oriente. Ma non vi sarebbero stati ulteriori passaggi e questo ha permesso di contenerne la diffusione. Restano in vigore tutte le precauzioni del caso, in particolare per i cittadini asiatici che si recano in Arabia Saudita per l'Hajj ai quali si suggerisce un'attenta igiene personale ed evitare contatti con quanti presentano sintomi sospetti, come la tosse.
I ricercatori ritengono che il virus che causa l'infezione sia trasmesso dagli animali. I sintomi principali sono tosse, febbre e infezione ai polmoni, ma non sembra così contagioso come la Sars che nel 2003 ha ucciso oltre 800 persone.
Il mese scorso una relazione del New England Journal of Medicine ha confermato che il virus trovato nei cammelli è identico a quello contratto dal proprietario. Tuttavia, il collegamento non è ancora stato dimostrato, e alcuni ricercatori sostengono che ci possa essere un'altra fonte; l'Oms non consiglia restrizioni al commercio o ai viaggi, ma mette in guardia le persone dal consumare il latte di cammello crudo e accertarsi che la carne sia ben cotta.
13/08/2019 08:56