Nuovo vescovo di Macao: l'unità con Dio, la missione nella città del gioco e nella Cina
Pochi giorni dopo l’ingresso nella sua nuova diocesi, mons. Stephen Lee Bun-sang racconta ad AsiaNews le sfide che si pongono al suo ministero episcopale: dall’industria del gioco, colosso dell’economia di Macao, all’importanza di rafforzare i legami all’interno della comunità cattolica. Passando per il Giubileo della Misericordia, i rapporti con la Chiesa di Cina e l’evangelizzazione dell’Asia: “Macao ha sempre dato tanto per questo scopo. Dobbiamo riaccendere lo spirito missionario dei nostri fedeli”.
Macao (AsiaNews) – L’unità di ogni cattolico con Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo “non è qualcosa di superficiale o nominale: è un concetto vitale che ogni fedele deve sperimentare. Attraverso questa unità, che deve riflettersi nella diocesi, possiamo testimoniare il Vangelo alla società e così far ripartire l’evangelizzazione dell’Asia”. Lo dice ad AsiaNews mons. Stephen Lee Bun-sang, che il 23 gennaio scorso ha iniziato il suo ministero episcopale nella cattedrale dedicata alla Natività di Nostra Signora di Macao. Nel corso di una lunga intervista, mons. Lee parla del rapporto con la Chiesa della Cina continentale, dell’industria del gioco d’azzardo come “sfida per i cattolici” di Macao e della necessità di riaccendere lo spirito missionario nei fedeli. Di seguito il testo completo.
Come si sente, poche settimane dopo essere entrato nella sua nuova diocesi?
La mia installazione come vescovo di Macao è avvenuta due settimane e mezzo fa, e quindi come potete immaginare mi sto ancora sistemando e imparando tante cose. Di conseguenza, possiamo dire che questo è un periodo di aggiustamento. Non sono neanche entrato ancora nell’ufficio, ma sono felice. Devo dire che finora va tutto bene. Mi sono sentito davvero il benvenuto, e le persone intorno a me sono tutte molto gentili: anche il clima è buono. Non posso dire altro se non che sono positivamente impressionato. Il giorno della mia installazione ha rappresentato un buon inizio: mi ha fatto molto piacere vedere cinesi, portoghesi, filippini e cattolici di altre nazionalità pregare insieme e mostrare il proprio sostegno nei miei confronti.
Cosa pensa debba fare un vescovo all’inizio del suo mandato?
La prima cosa è conoscere le persone che mi circondano iniziando dalla Curia e dai sacerdoti passando per i leader laici, i religiosi e i fedeli locali. Devo conoscerli e imparare da loro. Devo anche andare a trovare i fedeli delle diverse parrocchie e conoscere le varie organizzazioni della diocesi. Queste sono le cose più importanti da fare nei prossimi mesi. E per questo voglio sottolineare due parole: ascolto e apprendimento.
Nel suo primo discorso come vescovo di Macao, lei ha sottolineato l’urgenza dell’unità a diversi livelli. Perché?
L’unità cui ho voluto dare tanta enfasi parlando per la prima volta a questa comunità cattolica nel giorno dell’installazione è sempre stata essenziale nella mia vita. L’unità, a partire dalla nostra fede e con la Trinità. È fondamentale per ogni cattolico avere una relazione personale con Dio. E questa unità rivitalizza davvero l’esistenza dei credenti. Non parliamo di qualcosa di superficiale o nominale: è un concetto vitale. La fede è prima di tutto una relazione personale con Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Spero che questo concetto venga rinforzato nelle vite dei fedeli, e che l’unità venga sottolineata nella diocesi. Questa unità va oltre la comunità dei fedeli e raggiunge la società di Macao e della Cina, perché noi siamo parte della Cina. Infine l’unità all’interno della diocesi, fra il vescovo e i sacerdoti con le comunità religiose. Prego che questo desiderio si compia.
Macao è un centro turistico internazionale nel quale l’industria del gioco ha un impatto sulla popolazione. Questa situazione pone sfide particolari alla diocesi?
Certo. È un fatto che un gran numero di persone, in modo particolare turisti, siano coinvolte da questa industria. Non possiamo ignorarlo. Ma questa non è una sfida limitata alla diocesi di Macao: è una sfida per le diocesi di tutto il mondo, perché viviamo in un contesto di materialismo e consumismo. Ovviamente qui è più evidente perché Macao è un centro del gioco d’azzardo, e la presenza dei casinò è evidente e influenza la vita delle persone. Quindi in questa diocesi, oltre alla questione morale legata al gioco, dobbiamo fare i conti anche con la presenza fisica di questi luoghi che si moltiplicano intorno a noi.
È un fatto, ma io non sono pessimista al riguardo. Il mondo dei casinò ci sfida e ricorda ai cattolici l’importanza di rinforzare la giusta educazione dei giovani, sottolineando i valori della famiglia che devono partire proprio nei nuclei domestici e nella scuola. Di conseguenza il lavoro educativo è vitale, per aiutare i giovani a discernere cosa sia buono e cosa cattivo nella vita. Lasciamo che sia la loro coscienza a operare questo discernimento, ma per raggiungere questo scopo devono aver avuto una giusta educazione.
Lei conosce la Cina, che ha visitato in più occasioni. Prevede passi particolari per rinforzare la relazione fra la diocesi di Macao e la Chiesa della Cina continentale?
Dobbiamo considerare anzitutto che Macao è già parte della Cina, e quindi dobbiamo rispettare il concetto di “una nazione, due sistemi”. La collaborazione con le diocesi di Cina è prevista, certo, ma sempre dopo una formale richiesta da parte loro. Seguirò la relazione già stabilita, ma voglio rassicurare sul fatto che la diocesi sarà sempre pronta ad aiutare in termini concreti e a diversi livelli: ritiri, formazione, ecc…
Come vorrebbe che i cattolici di Macao vivessero il Giubileo della misericordia?
Io desidero che la diocesi continui a seguire il piano annunciato nel dicembre 2015. Seguiremo la linea di papa Francesco, che sottolinea due punti: il primo è che ogni cattolico faccia personale esperienza della misericordia di Dio. E questo lo otteniamo con la preghiera, portando il perdono in mezzo a noi, accostandoci al sacramento della riconciliazione. Ecco perché chiederemo al clero di essere disponibile in maniera particolare per questo sacramento, in modo da poter fare l’esperienza di misericordia.
Il secondo punto ci invita a portare questa misericordia, di cui abbiamo fatto esperienza, a coloro che ne hanno bisogno. Ma voglio sottolineare che questo lavoro nei confronti dei bisognosi deve partire da coloro che ci sono più vicini: in famiglia, nei luoghi di lavoro e oltre. Per esempio: non possiamo andare a trovare gli anziani di qualche punto lontano e lasciare soli gli anziani che abbiamo in casa. Ovviamente, esercitando misericordia con il nostro prossimo possiamo raggiungere coloro che ne hanno più bisogno.
Nel corso della sua storia la diocesi di Macao ha sempre giocato un ruolo significativo nel processo di evangelizzazione dell’Asia. Come pensa che si possa rivitalizzare questo spirito missionario?
Il lavoro di evangelizzazione di Macao è stato importante per l’Estremo Oriente. Ora dobbiamo riaccendere lo spirito della missione nella piccola comunità di credenti di Macao. Dobbiamo rivitalizzare la vita dei fedeli nelle comunità locali. Ma mancano sacerdoti, seminaristi e religiosi autoctoni. Ci basiamo ancora molto sui missionari, quindi come prima cosa dobbiamo impegnarci di più per stabilire una comunità forte che abbia radici profonde nella diocesi.
Ha già pensato ad alcune priorità per la diocesi nei prossimi anni?
È ancora forse presto per iniziare a stilare un piano, ma di certo alcuni obiettivi sono quelli che ha mostrato papa Francesco alle diocesi di tutto il mondo. Dobbiamo sottolineare il lavoro pastorale con le famiglie, dare attenzione speciale alla vita matrimoniale e continuare con le opere di misericordia. Per quanto riguarda Macao devo ancora ascoltare i sacerdoti, visitare le parrocchie, incontrare i religiosi… Ci vorranno ancora uno o due anni prima di poter tracciare delle priorità concrete e precise per i prossimi anni della diocesi.
Una parola per i cattolici e per la società di Macao.
Voglio ripetere le parole che ho pronunciato il giorno della mia installazione. Il punto di partenza è che ogni cattolico sia unito da una stretta relazione con Dio. Questa esperienza personale, sperimentata da ogni cattolico, venga condivisa partendo dalla famiglia per arrivare al luogo di lavoro e agli altri punti di incontro sociale. Questa condivisione passa attraverso l’esempio personale e le opere di carità. Lo stile di vita della comunità dei credenti dovrebbe essere condiviso anche con le grandi masse di turisti che vengono a Macao. Perché, non ci sono dubbi, i turisti sono un importantissimo “mercato” per la prima evangelizzazione.
24/11/2016 10:42