28/01/2022, 10.55
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New Delhi continua ad importare amianto, si rischiano 50mila morti all'anno

di Alessandra De Poli

L'India ne ha vietato l'estrazione ma lo acquista soprattutto dalla Russia. Gli esperti chiedono un divieto sul commercio del minerale pericoloso molto utilizzato per i tetti delle baraccopoli dove vivono i più poveri. L'avvocato ambientale Gopal Krishna spiega ad AsiaNews come il governo indiano da decenni decida di non agire anche sulla base di ricerche finanziate dai produttori che ne minimizzano i rischi.

Milano (AsiaNews) – La maggior parte delle baraccopoli in India ha i tetti ricavati da materiali in amianto. Si vede a occhio nudo e chi ci abita probabilmente non ci fa nemmeno caso, perché non ne conosce i rischi. Sebbene l’estrazione di amianto sia stata vietata nel 2011, non ne è stato vietato l’uso nelle costruzioni e l’India resta tra i maggiori importatori di asbesto al mondo.

È ancora possibile perché uno studio condotto dal National Institute of Occupational Health (Nioh) su 1248 lavoratori afferma che l’amianto e i suoi derivati non siano così dannosi per la salute dell’uomo. Nelle conclusioni dello studio si legge che "solo tre operai di una piccola fabbrica presentavano una fibrosi polmonare interstiziale", una malattia in cui il tessuto elastico dei polmoni viene sostituito da tessuto rigido e fibroso compromettendo la capacità respiratoria.

Peccato che lo studio sia stato sponsorizzato dalla Asbestos Cement Products Manufacturers' Association, il collettivo di imprenditori del Paese che commerciano amianto. Il Nioh, invece, fa capo al Consiglio indiano di ricerca medica, l’istituzione che in India si occupa della formulazione, del coordinamento e della promozione della ricerca biomedica. “Ancora oggi il governo indiano cita questo studio per rifiutarsi di catalogare come cancerogeni alcuni prodotti che contengono amianto crisotilo, andando contro la Convenzione di Rotterdam delle Nazioni Unite che dovrebbe promuovere il consenso informato in relazione all’importazione di materiali chimici pericolosi”, spiega ad AsiaNews l’avvocato ambientale Gopal Krishna.

L’amianto, o asbesto, è un materiale fibroso, utilizzato fin dall’antichità per la sua resistenza alla corrosione e le sue proprietà isolanti. Ne esistono di diversi tipi, tra cui quello crisolito o bianco, il più utilizzato (e ancora commerciato) a livello mondiale. La fibrosità del minerale è anche la ragione della sua pericolosità: rilasciate nell’ambiente nel corso degli anni, se inalate per lungo tempo, le sottilissime fibre di amianto causano l’insorgenza di diversi tipi di tumore.

Come esattamente sia nato il palese conflitto di interessi tra produttori e governo indiano non è chiaro: secondo Krishna, che da oltre vent’anni si batte per un divieto globale dell’asbesto, “i produttori di amianto finanziano con ingenti somme i partiti politici al potere, non c’è altra spiegazione per la politica inconsistente dell’India” su un materiale così dannoso.

L’85% delle importazioni indiane proviene dalla Russia; il resto da Brasile, Kazakistan, Ungheria, Polonia e Sudafrica. A rimetterci sono le fasce della popolazione marginalizzate, che non conoscono i rischi per la salute di vivere circondati da eternit. “Circa il 79% dei dalit, che in India sono 200 milioni, vive in case con i tetti in amianto”, prosegue Krishna. “Una parte significativa si trova nelle baraccopoli, ma resta il fatto che nessun edificio in India ne è del tutto privo e gran parte delle tubature dell’acqua sono fatte di cemento amianto”.

Di vietato c’è solo l’amianto nei cosmetici, “la cui importazione e distribuzione è regolata dal Drugs and Cosmetics Act del 1940”, specifica l’esperto. “L’utilizzo dell'amianto nei prodotti cosmetici è normato dalle norme indiane in base agli standard stabiliti dall’ufficio preposto a tale compito, il Bureau of Indian Standards (Bis)”. Di recente il Bis ha modificato i parametri riguardanti il talco: “Se la legge verrà applicata il talco della Johnson&Johnson non potrà più essere venduto in India”. A dicembre 2018 un’indagine della Reuters aveva svelato la presenza di amianto nel talco prodotto dall’azienda americana negli stabilimenti indiani di Baddi e Mulund. Produzione ripresa in un paio di mesi dopo che il governo di Narendra Modi aveva affermato di non aver trovato tracce del minerale nel talco fabbricato in India.

Gopal Krishna, che ha co-fondato il Ban Asbestos Network of India (Bani) ha ottenuto qualche piccola vittoria negli ultimi anni. “Il ministero delle ferrovie indiane sta gradualmente eliminando i tetti in amianto da tutte le 7.325 stazioni del Paese, mentre il governo del Bihar ha annunciato che non permetterà alle fabbriche che utilizzano l’amianto di stabilirsi nello Stato”.

Tuttavia resta il fatto che l’amianto sia ancora presente in una marea di edifici in India e la popolazione non è informata sui danni. “Non c'è un'adeguata raccolta di dati per quanto riguarda le malattie e i decessi dovuti alle esposizioni ambientali, comprese le esposizioni alle fibre di amianto. Ma alcuni dati indicativi sono disponibili”, racconta ancora Gopal Krishna. “L'India ha importato 361.164 tonnellate di amianto nel 2019-20 secondo una pubblicazione del novembre 2021 del governo indiano. Un articolo di Global Asbestos Disaster pubblicato nel numero di maggio 2018 dell'International Journal of Environmental Research and Public Health rivela che per ogni 20 tonnellate di amianto prodotte e messe in commercio c'è almeno una morte di una persona in qualche parte nel mondo”, continua a spiegare ad AsiaNews l’avvocato. “Una pubblicazione del dicembre 2016 del Ministero della Salute indiano rivelava che la presenza di asbestosi nei lavoratori di quattro cementifici (Ahmadabad, Hyderabad, Coimbatore e Mumbai) variava dal 3% al 5%. Nell'industria tessile dell'amianto la prevalenza dell'asbestosi era del 9% nei lavoratori con meno di 10 anni di esposizione, in contrasto con i dati secondo cui in media i problemi ai polmoni appaiono con un’esposizione alle fibre di amianto di oltre 20 anni”.

Infine Krishna conclude con un monito: “Alec Farquhar, direttore generale delle Cliniche di salute occupazionale dell'Ontario, in Canada, in un incontro a New Delhi mi ha informato dicendomi : ‘Ora abbiamo circa 500 casi di cancro causati dall’amianto ogni anno in Ontario su una popolazione di 13 milioni. Se voi in India continuate su questa strada, moltiplicherete il nostro numero di morti per 100. Vorrebbe dire 50mila indiani che muoiono ogni anno a causa dell'amianto’”.

 

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