22/05/2015, 00.00
NEPAL
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Nepal, crollano i templi e i santoni indù "rimangono disoccupati"

di Christopher Sharma
I fedeli, per la maggior parte dall'India, hanno interrotto i pellegrinaggi ai templi nepalesi. Il terremoto ne ha fatti crollare centinaia. I santoni sono rimasti senza lavoro e i mendicanti, senza più offerte, si affollano nei centri di distribuzione degli aiuti.

Kathmandu (AsiaNews) - Più di un centinaio di templi indù sono crollati nella valle di Kathmandu a causa del drammatico terremoto che ha colpito il Paese il 25 aprile. I religiosi indù sono così rimasti senza lavoro e i mendicanti che di solito si accalcano alle entrate dei templi sono ora costretti a raccogliere materiali da riciclo per sopravvivere.

La valle di Kathmandu è nota per le sue centinaia di templi, visitati ogni anno da milioni di devoti. All’interno vi lavoravano più di mille santoni, impegnati nella benedizione dei fedeli e nella distribuzione del “Tika”, il tipico segno rosso disegnato sulla fronte. Ma il terremoto ha cambiato in modo drastico la situazione, dal momento che centinaia di templi vecchi e pericolanti sono crollati a causa delle violente scosse  - insieme al 90% degli edifici e al 55% delle carceri del Paese. I fedeli non visitano neanche i luoghi religiosi sopravvissuti al crollo per paura di nuove scosse.

Ganesh Bhatta, santone del tempio di Pashupatinah - uno dei pochi rimasti in piedi nella capitale - riporta ad AsiaNews le sue preoccupazioni: “Avevamo molti impegni prima del terremoto e ogni giorno migliaia di fedeli venivano al tempio di Pashupatinah per rendere omaggio alle divinità. Ma ora quasi tutti i templi sono deserti, tranne che per le procedure della cremazione dei corpi. Siamo tutti senza lavoro, e sarà così fino a quando l’emergenza non finirà”. Egli riferisce che la maggior parte dei visitatori erano indiani, ma con il terremoto i pellegrinaggi dall’India si sono interrotti. Non solo, anche gli indù locali stanno pagando le conseguenze del sisma. Le difficoltà sono confermate anche da Anil Maharjan, un assistente del tempio Bangalamukhi di Lalitpur: “Il mio tempio ha riportato solo pochi danni, ma i visitatori sono rari. Il nostro lavoro è diminuito, ma almeno il tempio è in piedi. I santoni dei templi crollati non hanno niente da fare, dormono tutto il tempo”.

Il terremoto ha colpito duramente anche i poveri che di solito si radunavano per chiedere l’elemosina all’uscita dei luoghi sacri. Una di loro, Rina, una donna di 50 anni, racconta: “È da 15 anni che sopravvivo al tempio di Pashupatinah chiedendo l’elemosina. Questi sono i giorni più difficili perché nessun devoto viene al tempio a pregare quindi non raccogliamo le offerte”. “In quest’area - continua - di solito ci sono 300-400 mendicanti. Dato che non riuscivamo a guadagnare il pane quotidiano, la maggior parte si è recata nei centri di distribuzione degli aiuti. Alcuni sono andati a richiedere il pacco degli aiuti ma io sono anziana e non riesco a stare tra la folla. Mendico per tutto il giorno e la sera vado nei rifugi allestiti all’aperto”. “Alcuni benefattori cristiani e non e organizzazioni caritatevoli stanno distribuendo cibo alle vittime del terremoto radunate negli spazi aperti”, conclude.

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