Nel 2026 l'Apec tornerà in Cina (con garanzie su presenza di Taiwan)
L'annuncio di Xi Jinping al summit di Lima. Il forum economico dell'Asia Pacifico è uno dei pochi organismi internazionali in cui sono presenti sia Pechino sia Taipei. Xi Jinping punta ad accreditarsi come perno degli scambi commerciali nel Pacifico contro la minaccia del protezionismo col ritorno di Trump.
Lima (AsiaNews/Agenzie) - La Repubblica popolare cinese tornerà ad ospitare nel 2026 il vertice dell’Apec, l’organismo di cooperazione economica che riunisce 21 Paesi di Asia, America e Oceania che si affacciano sull’Oceano Pacifico. Ad annunciarlo è stato il 16 novembre lo stesso presidente cinese Xi Jinping durante il suo intervento all’appuntamento annuale che si è chiuso ieri a Lima, in Perù, e la notizia è stata confermata ufficialmente nella Dichiarazione di Machu Picchu, diffusa al termine dei lavori. Dopo dunque l’appuntamento del 2025 - già fissato a Gyeongju in Corea del Sud - sarà la Cina a ospitare per la terza volta questo vertice, dopo i precedenti del 2001 (alla viglia dell’ingresso della Repubblica popolare nel WTO) e del 2014. Un’assegnazione che Xi ha voluto fortemente per rilanciare le ambizioni di Pechino negli scambi commerciali tra le due sponde del Pacifico.
Per ottenere il consenso necessario di tutti i Paesi membri, la Cina ha dovuto però offrire nuove rassicurazioni sulla partecipazione della delegazione di Taiwan, dopo le minacce sempre più dure nei confronti della sua leadership e l’entrata in vigore a giugno nella Repubblica popolare di nuove “linee guida” legali che paventano addirittura la pena di morte per i sostenitori “irriducibili” dell'indipendenza dell’”isola ribelle”. Taiwan è infatti uno dei Paesi membri dell’Apec: vi entrò nel 1991 proprio insieme alla Repubblica popolare cinese. In nome della “One China policy” ai vertici l’isola partecipa come “Chinese Taipei”. E sempre per imposizione di Pechino a rappresentarla non c’è mai il presidente, ma un suo delegato: negli ultimi anni era stato Morris Chang, il fondatore della Tmsc (la società di Taipei che è il colosso globale nella produzione dei semiconduttori); quest’anno il presidente William Lai Ching-te ha inviato a Lima invece un altro imprenditore, Lin Hsin-i.
In quanto forum di carattere economico, l’Apec è uno dei pochi consessi internazionali a cui partecipano sia la Repubblica popolare cinese sia Taiwan e dove i funzionari delle due parti possono interagire, anche solo per scambiarsi convenevoli. Lin Hsin-i ha dichiarato di aver rivolto un non meglio precisato cenno di saluto al presidente cinese Xi Jinping, senza alcuna stretta di mano o conversazione.
Secondo quanto riferito da fonti della sicurezza nazionale di Taipei ai media locali, quando è stata discussa l’assegnazione alla Cina al tavolo dell’Apec sono state sollevate “da più delegazioni” preoccupazioni sulla parità di trattamento dei Paesi membri e sulla tutela della sicurezza personale. Temi su cui Pechino avrebbe fornito rassicurazioni e per questo Taiwan dovrebbe essere presenta anche al vertice cinese.
La spinta della Cina a ospitare il maggiore forum sul libero scambio nel Pacifico, va letto anche all’interno dello scontro sui dazi con gli Stati Uniti e l’Europa, e le nuove tensioni legate all'ulteriore stretta protezionistica promessa in campagna elettorale da Donald Trump. Dei rapporti tra Washington e Pechino, proprio a margine del vertice dell’Apec, hanno parlato a Lima Xi Jinping e il presidente uscente Joe Biden nel loro ultimo incontro bilaterale. “La Cina è pronta a lavorare con la nuova amministrazione statunitense per mantenere la comunicazione, espandere la cooperazione e gestire le differenze”, ha dichiarato Xi durante il colloquio.