Mullikulam, sfollati tamil cattolici: 'traditi e ingannati' da tutti (Foto)
La vicenda delle famiglie tamil risale al 1990, quando la Marina ha espropriato i terreni. Nel 2012 un accordo temporaneo, poi il trasferimento forzato nella giungla. Due settimane fa il via libera: “Potete ricostruire il villaggio”. Ad oggi, ancora nessun progresso.
Mannar (AsiaNews) – “Aiutateci a riavere le nostre terre”. È il grido di dolore di alcune famiglie di cattolici tamil, da quasi 30 anni sfollate dalle proprie abitazioni a Mullikulam, un villaggio nella diocesi di Mannar (Sri Lanka settentrionale). Essi si sentono “traditi e ingannati” da tutti: Stato, autorità della Marina (che ha espropriato i loro terreni) e persino dalla Chiesa locale, secondo loro “colpevole” di non aver fatto abbastanza per restituire ai profughi una vita dignitosa. Ad AsiaNews dicono: “Siamo ancora sfollati. È mai giustizia questa?”.
Lo scorso 29 aprile una delegazione di profughi ha incontrato il comandante della Marina, alcuni politici tamil, funzionari statali, sacerdoti diocesani e p. Victor Sosai, vicario generale della diocesi di Mannar. Gli sfollati lamentano che “tutta la discussione è avvenuta in inglese, perciò non abbiamo capito nulla di ciò che si sono detti. Anche i sacerdoti non hanno saputo tradurre la discussione”.
Al termine dell’incontro, p. Sosai e il deputato tamil Addikkalanadan hanno raggiunto gli sfollati e hanno comunicato loro che avrebbero potuto finalmente ricostruire il villaggio dopo tre giorni. Nel frattempo sarebbero stati sistemati nei locali della chiesa Regina del Cielo. Presi dall’euforia della notizia, i tamil hanno anche festeggiato con una messa di ringraziamento. Ma da quel momento sono passate due settimane e non c'è stato alcun progresso.
La vicenda dei cattolici tamil ha origine nel 1990, quando per la prima volta la popolazione è stata costretta ad abbandonare il villaggio durante la guerra civile. I loro antenati si erano stabiliti nella zona fin dal 1800, vivendo di agricoltura e pesca artigianali. Nel 2002, con la firma di un accordo di pace, grazie alla mediazione della Norvegia, le persone sono tornate nei loro villaggi. Ma nel 2007, al riprendere del conflitto, la gente si è trovata di nuovo senza nulla, sfollata nella giungla e in continuo pericolo di vita a causa di elefanti e serpenti.
In teoria, queste persone sarebbero tra i primi gruppi di profughi del conflitto civile [terminato nel 2009, ndr] a godere dei programmi di reinsediamento promossi dal governo. Ma in pratica da quasi tre decenni non hanno né casa né un lavoro con cui poter sopravvivere.
Nel 2012, grazie all’intervento del card. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, che premeva per il raggiungimento di un accordo con Gotabhaya Rakapaksa, allora segretario alla Difesa, sono stati fatti alcuni passi in avanti. Poi però la risposta delle autorità è stata netta: “Non potete tornare nelle vostre case”.
Ora i tamil cattolici hanno deciso di non voler più sopportare questa situazione e non desisteranno dalla protesta fin quando “non avremo indietro il nostro villaggio”. Essi denunciano inoltre la circolazione di false notizie, secondo cui dopo l’incontro del 29 aprile la Marina avrebbe riconsegnato delle terre. “È tutto falso”, commentano con amarezza.
Foto di Melani Manel Perera