27/02/2018, 08.58
SIRIA - RUSSIA
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Mosca: una ‘pausa umanitaria’ per allentare l’offensiva su Ghouta

Nelle ultime ore diminuiti i bombardamenti sull’enclave ribelle. Prevista l’apertura di “corridoi umanitari” per permettere ai civili di fuggire. In una settimana oltre 500 vittime, migliaia i feriti. L’Onu chiede la fine di tutte le ostilità. Ma si continua a combattere anche ad Afrin, dove è in atto l’offensiva turca anti-curdi. 

 

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Nel tentativo di dare piena applicazione alla tregua di 30 giorni in Siria sancita dal Consiglio di sicurezza Onu, la Russia ha invocato una “pausa umanitaria” giornaliera dei bombardamenti su Ghouta est, enclave ribelle alla periferia di Damasco. Il tentativo di Mosca è quello di convincere l’alleato siriano a interrompere l’offensiva in atto e la mossa ha già garantito i primi risultati: da ieri sera, infatti, l’intensità dei bombardamenti è diminuita. 

In questi giorni Nazioni Unite, Francia e Germania hanno lanciato numerosi appelli al presidente russo Vladimir Putin, l’unico in grado di intervenire sul governo di Damasco e convincerlo a rispettare il cessate il fuoco. In poco più di una settimana a Ghouta est sono morte oltre 500 persone, migliaia i feriti. Vittime si sono registrate anche nei quartieri della città vecchia nella capitale, a causa del lancio di razzi e granate da parte di miliziani e gruppi jihadisti.

Il Cremlino ha annunciato una finestra giornaliera di cinque ore, per permettere ai residenti dell’area alla periferia orientale della capitale di abbandonare i loro ripari in cerca di cibo e medicine. “Su direttiva del presidente russo - ha dichiarato il ministro della Difesa Sergei Shoigu - con l’obiettivo di scongiurare nuove vittime civili a Ghouta est, dalle 9 del mattino alle 2 del pomeriggio sarà in vigore una paura umanitaria”. 

In contemporanea saranno aperti “corridoi umanitari” per permettere ai civili di fuggire. 

Commentando l’iniziativa russa, il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric sottolinea che “cinque ore è meglio di niente”; tuttavia, l’obiettivo della diplomazia internazionale è “la fine di tutte le ostilità” per i prossimi 30 giorni, “come sancito dal Consiglio di sicurezza”. 

Nei giorni scorsi il segretario generale Onu Antonio Guterres ha definito l’area un “inferno sulla terra”, con centinaia di vittime e feriti. Anche papa Francesco all’Angelus ha ricordato la “disumana violenza” in atto, sottolineando che “non si può combattere il male con altro male”.

Il governo siriano ha intensificato la campagna contro l’enclave ribelle, che dal 2012 non è più sotto il suo controllo. Le forze fedeli al presidente Bashar al-Assad approfittano dell’ambiguità della risoluzione Onu, secondo cui alcuni gruppi jihadist e terroristi - come lo Stato islamico e al Nusra - sono esclusi dalla tregua, per continuare le operazioni militari. 

L’attenzione della comunità internazionale è concentrata su Ghouta est, tuttavia non è solo il governo di Damasco a disattendere la tregua Onu. La Turchia, impegnata nell’offensiva contro le milizie curde Ypg (Unità di Protezione Popolare) ad Afrin, ha sottolineato che il cessate il fuoco non fermerà “la lotta al terrorismo”. Il capo della diplomazia turca ha ribadito la propria intenzione di “combattere” le “organizzazioni” che “minacciano l’integrità territoriale e politica” dell’area.

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