06/10/2020, 11.29
EAU-VATICANO
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Mons. Hinder: l’enciclica ‘Fratelli tutti’ motivo d’orgoglio per i musulmani d’Arabia

Il vicario d’Arabia sottolinea il legame fra l’ultima enciclica di papa Francesco, il testo firmato con l’imam di al-Azhar nel febbraio 2019 e “l’incoraggiamento ricevuto da un non cristiano”. Il rispetto della persona e la tutela del migrante, la parabola del buon samaritano aspetti che uniscono i fedeli di tutte le religioni. Trovare risposte a sfide e ingiustizie. 

Abu Dhabi (AsiaNews) - Per la Chiesa d’Arabia e le nazioni del Golfo “il valore più grande” dell’enciclica “Fratelli tutti” di papa Bergoglio è “il legame” con il documento firmato ad Abu Dhabi nel febbraio 2019 con l’imam di al-Azhar e “con la figura di san Francesco”. È quanto afferma ad AsiaNews mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen) e amministratore apostolico sede vacante dell’Arabia settentrionale (Kuwait, Arabia Saudita, Qatar e Bahrain). Il pontefice, spiega, “fa più di un richiamo all’incontro con Sheikh al-Tayyib” e ne sottolinea “la fraternità universale. Per la prima volta un papa si riferisce in una enciclica all’incoraggiamento ricevuto da un non cristiano: un fatto sorprendente che dovrebbe riempire di orgoglio i musulmani della nostra zona”. 

Il documento, sottolinea mons. Hinder, “è importante per la nostra regione, anche se finora non si sono registrate reazioni ufficiali, nemmeno sulla stampa in lingua inglese. Questo fatto mi sorprende - aggiunge - perché il testo è davvero stimolante, ma forse non tutti hanno la pazienza sufficiente per leggere l’intero documento. In realtà, ciascuno nel mondo dovrebbe [farlo e] cogliere la propria parte, perché il papa dà un’analisi completa della situazione problematica che vi è oggi al mondo e, senza accusare nessuno, invita ad un processo di revisione del legame sociale e alle sfide di natura politica, climatica, della giustizia che dobbiamo affrontare. Non vi sono nazioni al mondo che non sono ‘provocate’ da questa enciclica”.

In una realtà come quella del Golfo, dove è preponderante la presenza dei migranti come forza lavoro e anche all’interno della Chiesa stessa, l’invito del pontefice al “rispetto della persona è importante”. Egli mostra di sostenere “la parte del più debole, chi non può difendere i propri diritti e merita più attenzione. Questo in tutti i Paesi al mondo, non solo da noi anche se qui vi sono stati progressi enormi almeno a livello normativo” sebbene all’atto pratico “vanno fatte distinzioni fra ciò che dice la legge in via ufficiale e quello che accade nella realtà di ogni giorno”. 

Ai mezzi di comunicazione, anche quelli del vicariato, spetta “il compito di far conoscere il più possibile questa enciclica” sottolinea mons. Hinder. “Sarà necessario farlo a pezzi, dividendo il testo per temi - prosegue - perché non tutti hanno la pazienza di leggere un testo così lungo. Sul sito web del vicariato andremo ad inserire e commentare alcuni passaggi per far conoscere i contenuti basilari. E poi vi sono le omelie e i seminari via web, anche questi canali importanti per diffondere il testo e farlo conoscere a quanta più gente possibile”. 

Il vicario d’Arabia evidenzia l’importanza del riferimento alla parabola del buon samaritano che “non rappresenta un elemento solo cristiano, perché è una parabola che può essere capita e attuata da ciascuno di noi. Al riguardo ho sentito il commento di un leader musulmano a Ginevra [Svizzera, nazione di origine del prelato] il quale ha detto che questo riferimento ci interpella in quanto fedeli dell’islam, esso non vale solo per i cristiani ma per tutti quelli che vogliono trovare risposte alle sfide sociali, all’ingiustizia, alle sofferenze di oggi. Direi che ha centrato la questione”. 

Egli ricorda il richiamo “al dialogo”, fondamentale nel momento in cui vi sono timidi tentativi di distensione [leggi: le relazioni diplomatiche fra Eau e Israele- ndr] fra nazioni che vanno “unite all’intesa fra i popoli, in passato nemici ma che oggi devono trovare un fondo comune”. Infine, l’ultimo passaggio è rivolto al tema dell’evangelizzazione “che deve partire dall’incontro e dal dialogo”, superando i problemi pratici “non ultimo la pandemia di Covid-19 che ha reso sempre più difficile i contatti e le relazioni. Alcune parrocchie - conclude - hanno ripreso parte delle celebrazioni, ma pur non potendo tornare alla normalità di prima bisogna ricordare alle persone che siamo una Chiesa sacramentale che ha sempre qualcosa da toccare con mano: il pane, l’acqua santa, il vino, l’imposizione delle mani… cose che da un giorno all’altro sono sparite”. 

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