Mons. Bizzeti: ‘Autoritarismo da Oriente a Occidente’. Il caso Imamoglu
Centinaia di persone manifestano contro la detenzione del sindaco di Istanbul. Nessun commento da Erdogan, mentre la polizia risponde alla protesta con nuovi arresti. Il rischio di ulteriori tensioni e di uno scontro sociale, unito alle incertezze sul futuro di Imamoglu nella corsa presidenziale.
Milano (AsiaNews) - “È difficile prevedere che cosa accadrà a Imamoglu nell’immediato futuro e se resterà in carcere o potrà essere rilasciato, perché non si possono fare previsioni laddove, in Turchia come in tanti altri Paesi Italia compresa, i politici vogliono sotto sotto pilotare la giustizia”. Vicende come questa finiscono per “alimentare uno scontro sociale” in un clima già caratterizzato da tensione, unito al fatto che “quanto sta avvenendo in Turchia va inquadrato in uno scenario internazionale preoccupante, perché non è isolato dal contesto globale”. Mons. Paolo Bizzeti, per quasi 10 anni Vicario apostolico dell’Anatolia, non nasconde i timori per le notizie che giungono dalla Turchia.
Il riferimento è all’arresto nella notte fra il 18 e il 19 marzo del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, uno dei più autorevoli leader dell’opposizione e probabile sfidante di Recep Tayyip Erdogan alla presidenza, con la duplice accusa di corruzione e collusione con gruppi terroristi. A seguire le proteste di piazza e sui social, che hanno portato al fermo di centinaia di cittadini e il rischio di creare una frattura interna alla società turca, in un quadro di crescente autoritarismo nella classe dirigente.
In queste ore si sta consumando un durissimo dibattito politico fra maggioranza e opposizione, con l’esecutivo che condanna l’appello alla piazza contro il fermo del sindaco di Istanbul bollato dal fronte antigovernativo come una “detenzione antidemocratica”. Da Ankara rivendicano l’indipendenza della magistratura e minacciano nuove repressioni, con centinaia di cittadini già arrestati o identificati per aver protestato mentre poliziotti in assetto da guerra bloccano le arterie delle principali città. A Istanbul sono isolate piazza Taksim e Gezi Park, già teatro di massacri e repressioni in passato. Scontri fra cittadini e forze dell’ordine si sono registrati a Istanbul, Ankara e Smirne. Ciononostante, non si registrano ancora commenti dal fronte presidenziale con Erdogan impegnato in una cena dell’Iftar con un gruppo di coltivatori ma, nel suo intervento, si è ben guardato dal fare riferimenti alla vicenda Imamoglu.
Analisti ed esperti di questioni turche considerano da tempo il sindaco di Istanbul quale principale rivale di Erdogan in una futura partita elettorale. In teoria l’attuale capo dello Stato è al secondo mandato (anzi al terzo, se si considera il primo mandato sotto un altro ordinamento giuridico) e non potrebbe ricandidarsi nel 2028; da qui la probabile decisione di forzare la mano per restare al potere, indicendo in un futuro prossimo elezioni anticipate o modificando la Costituzione.
Imamoglu rappresenta un’alternativa - sottolinea una fonte diplomatica consultata da AsiaNews, dietro richiesta di anonimato per timore di rappresaglie - perché è un uomo “solido, ben preparato, che ha dato prova di essere capace nell’amministrazione. Forse - prosegue la fonte - è anche per questo che crea così tanta paura nel versante opposto”.
Prima dell’arresto, era già emerso il tentativo di estrometterlo dalla corsa alla presidenza con inchieste ancora aperte e l’ultima vicenda della “falsa laurea”, con il titolo che rappresenta un prerequisito essenziale per ambire alla carica più alta dello Stato. Operazioni di questo tipo ce ne sono già state tante anche in passato, laddove comincia ad esserci un personaggio di spicco, in qualche modo si cerca di emarginarlo. Anche fra i sindaci, in molti sono stati rimossi con accuse pretestuose, nonostante fossero votati dalla gente. Il punto centrale della questione, secondo la fonte anonima, è se siamo di fronte “a un processo democratico vero o meno”.
Da parte sua mons. Bizzeti allarga lo sguardo a quanto sta accadendo in molte aree del pianeta attraversate da crisi di natura economica, politica e sociale. “Non è che in Occidente non vi siano motivi di preoccupazione: sembra sia tornata l’era dei prepotenti, questo è ciò che rattrista. Prevalgono figure disposte ad usare tutti i mezzi per eliminare i rivali. Pensiamo a quante risoluzioni delle Nazioni Unite ha evaso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, anche in questi ultimi mesi. Stiamo assistendo a una interpretazione del potere in chiave autoritaria”.
Inoltre, l’aggressione ingiustificata fomenta ira e malcontento e può essere esercitata sul versante interno per fermare l’ascesa di un oppositore o, all’esterno, per attaccare un’altra nazione sovrana come nel caso della Russia in Ucraina. Analizzando la vicenda dell’arresto e le sue implicazioni, due elementi sono di particolare gravità: la rassegnazione in gran parte della popolazione, che non scende più in piazza a protestare e, dall’altra parte, il proliferare di personaggi spregiudicati che governano ignorando carte e diritti. Certo alcune centinaia, forse migliaia, di persone hanno manifestato in alcune città turche per l’arresto di Imamoglu; ma la gente ha paura perché è pericoloso. Quanti dimostrano vengono fotografati, schedati e rischiano di finire in galera. Chi scende in piazza dimostra coraggio e non è da escludere che la protesta possa propagarsi.
Circa il futuro della corsa presidenziale e, più in generale, del Paese “è molto complicato fare previsioni”, confida la fonte di AsiaNews. Infatti vi è un “malcontento diffuso”, peraltro già emerso “nelle ultime elezioni in cui il partito di governo Akp [Partito della Giustizia e dello Sviluppo] ha perso città importanti ed elettori. Lo schieramento di Erdogan - conclude la fonte - è in discesa e sono gli stessi dati elettorali a dimostrarlo”.
15/12/2022 10:23