22/10/2015, 00.00
INDIA
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Mons. Barwa scrive al governo: Cimiteri, aiuti e giustizia per i cristiani dell’Orissa

di Nirmala Carvalho
L'arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, manda una lettera aperta al primo ministro dello Stato teatro dei pogrom del 2008. La minoranza cristiana “aspetta ancora giustizia per le persecuzioni subite, in un clima di impunità nato dalla protezione della politica”. Ma non solo: serve terra per seppellire i morti e nuove nomine nelle istituzioni educative rette dalle minoranze.

Bhubaneswar (AsiaNews) – Terra per seppellire in maniera dignitosa i defunti, nomine e aiuti statali per le numerose scuole rette dalle minoranze, giustizia per i pogrom del 2008, che hanno causato vittime e devastazioni ancora senza colpevoli. È quanto chiede l’arcivescovo di Cuttack- Bhubaneswar, mons. John Barwa, al primo ministro dello Stato indiano dell’Orissa in una lettera aperta in sette punti.

Nel testo, il presule pone alcuni problemi urgenti per la comunità cristiana e le altre minoranze religiose. E parte da un dato di fatto: “I cristiani sono la seconda comunità religiosa di Bhubaneswar: qui vivono 20mila seguaci di Gesù. Eppure abbiamo soltanto un cimitero cristiano. Negli ospedali dell’area vengono molti cristiani dagli Stati del Jharkhand, Chhatisgarh, West Bengal and Andhra Pradesh: se muoiono e non hanno famiglia, dobbiamo seppellirli qui”.

Nonostante ciò,il governo non concede lo spazio necessario: “In alcuni casi siamo costretti a interrare persino quattro persone nello stesso lotto, e questo è contrario all’etica religiosa. Le chiediamo con rispetto la terra che ci serve per i nostri morti”.

Al secondo punto viene la questione degli insegnanti: “Le minoranze gestiscono molte scuole nell’Orissa, ma il governo non nomina nuovi maestri quando gli anziani vanno in pensione. Abbiamo anche bisogno di aiuti economici per il mantenimento e il rinnovamento delle strutture”. Servono inoltre delle vere Commissioni che sostengano le comunità meno rappresentate e i loro membri: “Sono la necessità del momento per aiutare i più bisognosi”.

Gli ultimi punti sono dedicati ai pogrom che nell’agosto del 2008 hanno devastato l’area. Nel distretto di Kandhamal, sulla base di false accuse, gli estremisti indù hanno scatenato la persecuzione più violenta contro la minoranza cristiana mai avvenuta in India. I pogrom, scrive il presule, “hanno costretto alla fuga 56mila fedeli e causato la razzia e il rogo di 5.600 case in 415 villaggi. Secondo i dati del governo i morti accertati sono 38, mentre in realtà sono circa 90”.

Inoltre, sottolinea mons. Barwa, “la maggior parte dei colpevoli di questa tragedia sono ancora in libertà. Su 3.232 denunce presentate alla polizia sono stati aperti soltanto 825 casi, di cui 302 chiusi in maniera arbitraria per ‘mancanza di prove’. Su 35 casi di omicidio, 33 sono stati archiviati. Lo stupro di una religiosa ha portato alla condanna di un solo uomo”.

Questo clima di impunità, scrive ancora, “nasce da fondamentalisti e gruppi sostenuti da partiti politici che orchestrano, dirigono, istigano e portano avanti azioni contro la minoranza cristiana. Per questo i colpevoli godono di un patronato politico il cui vero ruolo non è stato ancora capito. Chiediamo, signore, un’inchiesta giusta: ancora oggi l’amministrazione è influenzata ai danni delle povere vittime cristiane”. 

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