Modi negli Usa: l’amicizia sempre più forte con Obama provoca malumori in Cina e Pakistan
I capi di Stato di India e Usa hanno firmato un ampio pacchetto di accordi. Cooperazione su economia, clima ed energia, sicurezza navale e lotta al terrorismo. Obama ha appoggiato la candidatura indiana nel gruppo di potenze nucleari che controllano l’atomica. Cina e Pakistan reagiscono con furia. Difensori delle minoranze: “Silenzio criminale di Modi sulle violenze contro i cristiani”.
New Delhi (AsiaNews) – Lotta al terrorismo, cooperazione in ambito di difesa, clima, energia, commercio, economia, spazio e sicurezza marittima; ma anche l’appoggio degli Stati Uniti all’ingresso dell’India nel gruppo di potenze nucleari che controlla la tecnologia e il materiale atomico. Sono gli aspetti più significativi dell’accordo siglato ieri tra Barack Obama e Narendra Modi, al termine di una visita di tre giorni del premier indiano negli Stati Uniti. La storica intesa è stata salutata come uno dei più importanti successi in campo mondiale per l’India, che tenta di farsi largo tra le grandi potenze, e per gli Stati Uniti, che mirano a controbilanciare l’egemonia cinese. La visita però ha sollevato aspre proteste tra i difensori dei diritti delle minoranze, che lamentano un silenzio “criminale” di Modi nei confronti delle violenze perpetrate dai membri del suo partito contro i cristiani in India. L’amicizia sempre più marcata tra i due Paesi ha generato malumori anche in Cina e Pakistan, avversari in campo economico e politico.
Questa mattina un editoriale pubblicato sul Global Times, quotidiano di Stato cinese, ha tuonato: “L’India sa che la sua grande visione [di espansione economica] non può essere realizzata massacrando o contenendo la Cina”. E poco prima nello stesso editoriale si affermava: “Washington spera sempre di utilizzare l’India come suo braccio destro per controbilanciare la crescita cinese. Ma i calcoli di Washington non funzionano”.
Le affermazioni sono indicative del clima di tensione politica suscitato dall’intesa. Gli accordi firmati ieri – un pacchetto di 50 punti – segnano un passo fondamentale per un riassetto degli equilibri geopolitici mondiali. Si è trattato del quarto incontro faccia a faccia tra i due capi di Stato, sempre più vicini per simpatie e obiettivi.
I due leader hanno stretto una preziosa collaborazione nel campo delle energie pulite e rinnovabili, sottolineando l’importanza dell’accordo sul clima siglato a Parigi lo scorso anno. Gli Stati Uniti hanno poi deciso di finanziare la costruzione di sei reattori nucleari sul suolo indiano, per sviluppare la produzione di energia a scopi civili, e hanno appoggiato l’International Solar Alliance proposta di recente da Modi.
Il campo nucleare è quello che ha acceso le maggiori critiche. Obama infatti ha dato il proprio assenso alla candidatura indiana per l’ingresso nel Nuclear Suppliers Group durante la plenaria che si terrà a fine mese. Il gruppo è composto da 48 Paesi con capacità nucleare, e ha l’obiettivo di contenere la proliferazione delle armi scambiandosi tecnologia e informazioni. Nato nel 1974 come risposta al primo test nucleare indiano, il consesso è oggi composto da Paesi - come la Cina – che si oppongono con fermezza alla candidatura di Delhi.
L’annuncio dell’appoggio statunitense ha creato preoccupazioni anche nel vicino Pakistan, diretto concorrente del programma nucleare indiano. Oggi il Dawn, uno dei maggiori giornali pakistani, riprende un articolo apparso sul New York Times e titola: “L’India non merita di entrare nel Nuclear Suppliers Group”.
Un chiaro tentativo di incrinare le mire di espansione cinese nel mar Cinese meridionale è presente nella formula che considera India e Usa dei “partner prioritari nella regione Asia-Pacifico”. A tal fine, i due Paesi hanno stabilito forme di collaborazione in campo marittimo, della navigazione e sfruttamento delle risorse marine.
A margine della firma del pacchetto di accordi, alcuni attivisti hanno chiesto al presidente americano di sollevare la questione delle precarie condizioni di vita dei lavoratori indiani e dei numerosi episodi di sfruttamento che fanno dell’India il Paese con il maggior numero di schiavi al mondo. Infine la Federation of Indian American Christian Organizations (Fiacona) ha organizzato una veglia di preghiera davanti al Congresso per denunciare il silenzio di Modi nei confronti delle atrocità commesse dai nazionalisti indù del suo partito Bjp (Bharatiya Janata Party) contro le minoranze religiose, e in particolare contro i cristiani, sempre più perseguitate e vittime di violenza.