26/03/2021, 08.27
BIELORUSSIA-RUSSIA
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Minsk, ‘il Giorno della Libertà’

di Vladimir Rozanskij

Manifestazioni in molte città a ricordo della dichiarazione di indipendenza della Bielorussia, in seguito fagocitata dalla Russia sovietica. La polizia e le forze di sicurezza hanno occupato i centri delle città con soldati e autocarri. Il vicario cattolico di Minsk, Jurij Kosobutskij: Preghiamo per il nostro popolo sofferente, e per la cessazione delle repressioni politiche.

Mosca (AsiaNews) - Si sono tenute ieri in tutta la Bielorussia le manifestazioni del “Giorno della Libertà”, il Den Voli proclamato dalle opposizioni al presidente Lukašenko, in occasione dell’anniversario dell’indipendenza della Bielorussia dopo la Prima guerra mondiale. I raduni si sono svolti nonostante i divieti e le repressioni delle autorità che avevano negato i permessi.

L’indipendenza della Repubblica Popolare di Bielorussia venne dichiarata la notte tra il 24 e il 25 marzo 1918. Ma la nazione nata per la prima volta nella storia, sopravvisse meno di un anno, fagocitata della Russia sovietica (e in parte dalla Polonia). Ma fu un evento decisivo per l’affermazione dell’identità dei Russi Bianchi. Negli ultimi anni tale ricorrenza è stata utilizzata da piccoli gruppi di oppositori per esprimere proteste, ma ieri in piazza si è radunato la gran parte del popolo bielorusso.

Come affermano i capi dell’opposizione, “il futuro del Paese non può basarsi soltanto sul suo passato”. l’imprenditore e attivista sociale Jurij Zisser su Tut.by ha dichiarato: “Basta con la critica da divano e l’attesa passiva di un miracolo, è ora di darsi da fare per un reale miglioramento della nostra vita, da ottenere con le nostre stesse forze”. Uscendo dai ghetti ideologici, aggiunge Zisser, “bisogna sviluppare la nostra società civile, a partire dalle idee in grado unirci e trovare una risonanza nelle nostre anime”.

A differenza degli anni passati, le autorità bielorusse hanno sospeso la festa nazionale del 25 marzo, occupando i centri delle città con blocchi della polizia e cortei degli avtozaki, i pullmini per gli arresti dei dissidenti. Particolare attenzione è stata rivolta sulle scuole e sulle università (foto 2), per impedire i cortei dei più giovani. Al Politecnico di Minsk gli studenti sono stati costretti a firmare una dichiarazione contro le manifestazioni non autorizzate, senza la quale era vietato loro ad entrare nell’edificio.

Le opposizioni, che sono riuscite comunque a mobilitare molte migliaia di persone in tutte le città principali, hanno informato di varie “provocazioni” da parte delle forze dell’ordine. La polizia avrebbe cercato di istigare i manifestanti a reazioni violente, per giustificare le repressioni, come hanno denunciato alla fabbrica Almaz di Minsk e in vari altri luoghi.

I cattolici bielorussi hanno espresso la loro partecipazione al ricordo dell’Indipendenza con un messaggio del vicario episcopale dell’arcidiocesi di Minsk, il vescovo Jurij Kosobutskij (foto 3), che sulla sua pagina Facebook ha ricordato: “Questa data ha aperto una nuova pagina nella storia del nostro popolo; il 25 marzo è un giorno di preghiera particolare per la nostra Patria, per la Bielorussia. Noi preghiamo per il nostro popolo sofferente, e per la cessazione delle repressioni politiche che hanno luogo in tutto il Paese, mentre ogni giorno sentiamo di nuovi arresti e di altre forme di persecuzione dei cittadini per le loro opinioni e le loro posizioni civili”. Il presule ha insistito nell’appello a “pregare per fermare la violenza contro il nostro popolo e la nostra amata Bielorussia”, per affermare i valori “dell’unità, della solidarietà, del rispetto reciproco e del sostegno reciproco tra tutti coloro che vivono nel nostro Paese, persone anche di diverse nazionalità, di diverse opinioni e convinzioni religiose”. Il vicario diocesano ha spiegato che lui personalmente prega “per i prigionieri politici, e per tutti coloro che attendono l’aiuto di Dio, per il nostro popolo”.

Il giorno dell’Indipendenza è anche il giorno delle bandiere bianco-rosso-bianche (foto 4), i colori dichiarati fuorilegge dalle autorità (la bandiera ufficiale è rosso-verde), ma che furono stabiliti già nel 1917, quando i soldati bielorussi si recavano al fronte sotto la nuova bandiera, per farsi riconoscere sul campo di battaglia. Sotto questi colori lottarono anche i patrioti bielorussi contro i bolscevichi. Per questo i vessilli furono proibiti ai tempi sovietici e risultano indigesti anche al potere post-sovietico degli ultimi 30 anni.

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