31/01/2017, 07.55
SIRIA
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Miliziani evacuati da Wadi Barada. Finita l’emergenza idrica a Damasco

Quasi 1200 miliziani hanno lasciato l’area insieme alle loro famiglie. I convogli si sono diretti verso Idlib, principale centro della Siria per numero di jihadisti. L’area rappresenta la fonte principale di approvvigionamento di acqua a Damasco. Riparati i danni che hanno prosciugato a lungo le forniture.

Damasco (AsiaNews) - Nelle prime ore di ieri si sono concluse le operazioni di evacuazione dei combattenti islamici dai villaggi di Wadi Barada, con l’uscita - documentata - di 1142 integralisti. Allcune fonti locali parlano di 1500 combattenti. Insieme a loro vi erano altre 760 persone, appartenenti alle loro famiglie. La medesima procedura in atto sulle montagne di Wadi Barada, con i miliziani concentrati nella cittadina di Harira, è stata però interrotta prima di mezzogiorno a causa della neve che ha reso impraticabile l’operazione.

Ieri, l’ultimo convoglio di combattenti ha lasciato alle prime ore dell’alba il circondario di Wadi Barada, a bordo di uno dei 35 pullman messi a disposizione. Anche quest’ultimo convoglio, come i precedenti, è partito alla volta di Idlib, ormai il principale centro in Siria nell'ospitare la maggior parte dei miliziani dello Stato islamico, di al Nusra e di altri gruppi jihadisti affiliati. 

Wadi Barada, situata nella parte nord-ovest di Damasco, sulla catena orientale del Monte Libano, è abitata da circa 100mila persone, dedite in maggioranza al turismo e all’agricoltura. Essa è anche l’unica via di accesso al mondo, via Libano, praticabile dal governo. Quest'altura rappresenta la fonte principale di rifornimento dell’acqua nella capitale Damasco, ed è famosa per il suo fiume che dà appunto il nome alla valle (Wadi). 

Essa, inoltre, riveste una connotazione strategica ed è attraversata da una ferrovia che conduce fino a Libano, a Riyak. Per Damasco rappresenta pure un bastione a difesa della città in caso di aggressione straniera; nelle sue vicinanze vivono diversi ufficiali di alto grado dell’esercito siriano, così come le principali caserme militari di Daiamis e Yaafor.

La valle ha visto in un primo momento l’arrivo dei combattenti sotto la bandiera dell’Esercito Siriano Libero nel febbraio 2011; i miliziani hanno attaccato i posti di blocco e seminato il caos. La lotta armata si è poi trasformata in seguito all’infiltrazione dal Libano di combattenti stranieri venuti per il jihad in Siria, accompagnata da mercenari stranieri.

Poco tempo dopo venne creato il commando armato unificato, composto in gran parte da Ahrar El Sham e da Al Nusra, Abdal El Sham e i Falchi di Barada: nominativi diversi per un’unica ideologia religiosa. Sotto il loro controllo sono state commesse le peggiori ingiustizie, secondo quanto narrato da rifugiati fuggiti dalla valle di Barada e stabiliti a Beirut. Contro i civili sono state messe in atto forme diverse di pressione, come ad esempio l’interruzione per ben otto volte della fornitura di acqua proveniente dalla sorgente Ain El Figia. O ancora, facendo saltare in aria gli acquedotti che riforniscono di acqua potabile la capitale, Damasco, oppure inquinando con il petrolio il flusso delle acque. Un gesto, questo, di cui si è vantato di recente l’ex emiro di Al Nusra Hisham Al Ansari, il quale sul suo profilo twitter ha aggiunto che i suoi combattenti sono “saldi sulla linea del Fronte”.

Questa sua rivendicazione ha tolto ogni dubbio sulla presenza, sempre negata e tenuta segreta da parte dell’opposizione siriana, di Al Nusra a Wadi Barada.

L’accordo raggiunto per far uscire i combattenti dalla zona in direzione di Idlib ha anche permesso a 3700 locali di ottenere l’amnistia; queste persone hanno ottenuto l’autorizzazione a rimanere nelle loro città natie cosi come era successo, in precedenza, con altre 2600 persone che nei giorni scorsi avevano espresso il loro pentimento arrendendosi allo Stato.

Gli esperti di manutenzione della società pubblica delle acque sono stati visti anche nella giornata di ieri all’opera per terminare le riparazioni ai danneggiamenti causati alla sorgente idrica di Ain Figia da parte dei combattenti. Fonti della compagnia elettrica spiegano che i tecnici addetti alla riparazione avevano già terminato di riparare i danni che impedivano la fornitura di corrente elettrica della zona.

Le analisi fatte in laboratorio hanno dimostrato che l’acqua è diventata ormai del tutto salubre ed utilizzabile, e che la fornitura idrica della capitale a partire dalle sorgenti di Wadi Barada ritornerà alla normalità nel giro di pochi giorni. L’emergenza acqua e la crisi umanitaria che essa ha provocato sembrano una pagina del passato, che tutti sperano di non più rivivere. (PB)

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