Migliora l’arcivescovo di Chittagong, affetto da Covid-19
La conferma da mons. Gervas Rozario, vicepresidente della Conferenza episcopale. Il card. Bo invia un messaggio ai fedeli del Bangladesh. Il coronavirus ha fatto finora 1305 morti, con oltre 100mila infetti.
Dhaka (AsiaNews) – Le condizioni fisiche di mons. Moses Costa, arcivescovo di Chittagong, stanno migliorando. Il prelato, che è segretario della Conferenza episcopale del Bangladesh (Cbcb), era stato ricoverato con urgenza perchè affetto da Covid-19. Il vescovo era stato trasportato con urgenza da Chittagong a Dhaka e ricoverato in terapia intensiva.
Quest’oggi, mons. Gervas Rozario, vice-presidente della Cbcb e vescovo di Rajshahi ha dchiarato ad AsiaNews che “la salute di mons. Moses Costa sta migliorando, anche se molto lentamente. Ma ora abbiamo speranza. Ho sentito dire che non ha voglia di mangiare. Ho consigliato di nutrirlo facendogli bere del brodo invece che acqua, così da dargli energia”.
Mons. Rosario ha dato anche alcune notizie sulla salute del card. Patrick D’Rozario, arcivescovo di Dhaka, anch’egli nello stesso ospedale in cui è ricoverato mons. Costa. Il porporato ha avuto un’attacco di febbre Dengue. Mons. Rozario ha detto che entro la fine di questa settimana egli potrà rientrare a casa a Dhaka.
Il vice-presidente della Cbcb, che è anche president della Caritas nazionale, ha chiesto a tutti I fedeli di continuare a pregare per I due vescovi malati.
Nei giorni scorsi, il card. Charles Bo, presidente della Fabc (Federazione delle conferenze episcopali asiatiche) aveva inviato un messaggio a tutti i fedeli del Bangladesh esortandoli a pregare per mons. Costa, “lavoratore intancabile per il bene dei suoi fedeli”.
Ad oggi, le infezioni da coronavirus in Bangladesh hanno superato i 100mila casi. Fino a ieri sono morte 1305 persone.
Due giorni fa AsiaNews aveva dato la notizia del peggioramento della salute di mons. Costa, tanto da dover essere trasportato con urgenza a Dhaka. A differenza di quanto detto allora, il trasporto non è avvenuto in elicottero, come era programmato, ma in autolettiga con unità di terapia intensiva.
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