Meriam è libera, una Corte d'appello sudanese annulla la sua condanna a morte
Khartoum (AsiaNews/Agenzie) - Meriam è libera. La cristiana sudanese condannata a morte per apostasia - in quanto figlia di un musulmano - è tornata a casa e una foto (vedi) la mostra accanto al marito, con in braccio la piccola Maya, nata in carcere meno di due mesi fa.
A permettere la liberazione della donna, in carcere dal febbraio scorso, una decisione della Corte d'appello che ha annullato la condanna a morte sancita dal tribunale di primo grado. Meriam, che è sposata con Daniel Wani, anch'egli cristiano, era stata condannata a morte e a 100 frustate sulla base della Sharia per aver rifiutato di abbandonare il cristianesimo e per adulterio, in quanto le nozze con un cristiano non sono riconosciute.
Ora Wani, che è cittadino americano, ha detto che intende lasciare il Sudan prima che sia possibile.
La condanna di Meriam aveva sollevato critiche e proteste in gran parte del mondo non musulmano, in quanto evidente violazione della libertà religiosa. Per la legge islamica, infatti, a decidere la fede dei figli è il padre. Nel caso di Meram, il padre, musulmano, si era allontanato dalla famiglia e la madre, cristiana, l'ha educata secondo la propria religione. Ma per la legge, Meriam è musulmana e il fatto che si sia sposata con un cristiano in una chiesa cristiana di Khartoum aggrava la situazione.
Un parere opposto è però stato espresso dall'imam al-Sadiq al-Mahdi, intellettuale e politico di primo piano, che guida uno dei maggiori gruppi religiosi del Paese. Egli è intervenuto per richiamare la necessità di rivedere l'articolo 126 del Codice penale, in base al quale Meriam venne condannata. Egli sostiene che, anche se questa punizione si basa sui detti del Profeta ("Chi cambia la sua religione, uccidetelo") e sul consenso della maggioranza degli studiosi musulmani, non esiste un testo nel Corano sulla punizione terrena per apostasia.