Medico cattolico: La violenza contro le donne può distruggere l'India
Mumbai (AsiaNews) - "La violenza contro le donne può distruggere le nostre comunità, la nostra società e il nostro futuro. La disumana violazione su questa giovane donna, che si credeva al sicuro tra le mura del suo istituto religioso, rivela la vulnerabilità delle donne nella società indiana. Dal 1947, data dell'indipendenza dell'India, i casi di stupro sono aumentati dell'873%". È quanto afferma ad AsiaNews il dott. Pascoal Carvalho, membro della Pontificia accademia per la vita, commentando lo stupro di gruppo subito da una novizia di 17 anni di Bangalore.
Il medico cattolico afferma che "per combattere questa cultura della violenza bisogna partire dal rispetto per la vita, in particolare quella delle bambine, per le quali la violenza inizia già dentro all'utero con i feticidi e gli infanticidi femminili".
Dopo lo stupro di gruppo di New Delhi, ricorda il dott. Carvalho, "il governo centrale ha costituito una Commissione speciale, guidata dall'ex presidente della Corte suprema J.S. Verma, per migliorare le leggi riguardanti la violenza contro le donne". Nonostante i cambiamenti però "secondo il National Crime Records Bureau (Ncrb), il numero di stupri continua a crescere, mentre il tasso di condanne diminuisce".
Nel 2011 su 23.582 casi di violenza sessuale registrati in tutta l'India, c'è stata solo il 26,40% delle condanne. Nel 2012, quando il numero di stupri è salito a 24.923, le condanne sono scese al 24,20%.
Secondo il medico, che è anche membro del Comitato diocesano di Mumbai per la vita umana, "ci sono profondi costi umani e morali nella violenza sessuale, e il tessuto sociale del nostro Paese è stato lacerato dall'aumentare di questi stupri. È urgente intensificare i nostri sforzi per creare una società in cui le donne e le bambine possono vivere con dignità e uguaglianza, libere da ogni forma di violenza".
Per fare questo servono "sforzi coordinati di leader religiosi, società civile, istituti educativi, insieme a campagne di sensibilizzazione dai livelli più bassi a quelli più alti, incluse le forze dell'ordine e le autorità. C'è bisogno di tolleranza zero per lo sfruttamento e la violenza sessuale contro le donne".
Questo, sottolinea il medico, "non vuol dire ricorrere alla pena di morte e alla castrazione chimica. Pratiche di cui il governo ha discusso nei mesi passati, ma alle quali la Chiesa cattolica si oppone". Nei suoi risultati, la stessa Commissione Verma si è espressa contraria alla pena capitale e alla castrazione chimica, spiegando che "ci sono prove considerevoli che [queste soluzioni] non rappresentano un deterrente". Ha invece suggerito l'ergastolo come pena massima. (NC)